martedì 4 settembre 2012

L' INSOSTENIBILE PESANTEZZA DELL' AVERE: LA “SINDROME DEL CRICETO” E “IL PAESE DEL DRAGONE ROSSO” (di Elena Taglieri)

C'è sono due grossi ostacoli che ritardano ed impediscono la raccolta differenziata, auspicando la costruzione di inceneritori e discariche come soluzione definitiva al problema rifiuti: la quantità e la qualità delle cose di cui ci circondiamo.
La filosofia dell'' usa e getta', quella del prodotto economico, se fino a poco tempo fa costituiva una comoda pigrizia, ora, in tempo di crisi, licenziamenti e precariato, di spending review, diventa quasi un'esigenza di sopravvivenza. Ed anche in situazioni di oculato controllo delle spese e dei bilanci personali difficilmente si rinuncia al superfluo.
E' la nostra abitudine ad acquistare spesso cose inutili, è questa “Sindrome del Criceto” (il grazioso roditore che ama riempirsi le guance di scorte alimentari) che, anche quando maschera compensazioni di tipo psicologico, ci porta a far provviste di ogni genere, bombardati come siamo da volantini pubblicitari delle offerte. Il buonsenso ci fa cogliere al volo le occasioni per far quadrare il bilancio domestico, ma è anche vero che molto dell'approviggionamento alimentare finisce inevitabilmente nella pattumiera perchè scade. Questo lo sanno le industrie e lo sanno i supermercati, che con la loro strategia economica nell'essere in continua competizione fra loro, snelliscono le loro giacenze di magazzino altrimenti perse con gravi ripercussioni sugli utili.
Ma a noi consumatori piace comunque questo frenetico sport delle promozioni '3x2' e 'tutto a 1 euro', spiluccando i vari centri commerciali come l'ape di fiore in fiore.
Altro discorso, invece, riguarda gli oggetti che acquistiamo: accessori vari, elettronica di consumo, mobili, tutto ciò che poi sembra 'magicamente' malfunzionare proprio quando termina il periodo della garanzia...Ripararli costa più del ricomprarli; mancano gli artigiani e, laddove esistono, la loro manodopera supera giustamente il costo del prodotto nuovo di zecca, e quindi tranquillamente scegliamo le offerte del 'sottocosto' dell'ultimo depliant arrivatoci nella cassetta postale.
Già, perchè esiste una sottile equazione secondo cui chi produce deve vendere, ma non beni durevoli, altrimenti nessuno comprerebbe più con sistematica e prevedibile frequenza, col rischio di un conseguente accumulo della sovraproduzione. Per questo motivo c'e' la gara sfrontata del miglior offerente e la gimcana sfrenata di noi consumatori in continuo affanno.
L'accaparramento di oggetti dovuto all'economicità del prodotto esiste anche e soprattutto perchè la filiera industriale italiana è pressocchè scarsa e carente, a differenza della realtà produttiva che ci proviene dal Paese del Dragone Rosso.
Con il conseguente fenomeno che si sta allargando anche nel territorio dei Castelli Romani, dapprima a macchia di leopardo, progressivamente a macchia d'olio: la crescita esponenziale di negozi cinesi che, per un curioso algoritmo spuntano come funghi ed aprono alla chiusura di precedenti esercizi commerciali nostrani i quali, un po' per difficoltà a sostenere spese e tasse, un po'in vista del guadagno immediato, si affrettano a vender e licenze e locali agli orientali, con lo stesso entusiasmo di fronte ad una schedina del 'gratta e vinci', senza considerare che questo tipo di svendita è una perdita nazionale e locale, che silenziosamente diventa una sorta di conquista straniera territoriale ed economica, lenta e senza l'uso ed il bisogno delle armi.
E non ci viene di aiuto neppure la politica, giacchè abbiamo assistito già nei precedenti governi degli ultimi vent'anni al consolidamento di patti commerciali e delocalizzazione import-export con il paese del Dragone Rosso, e ancor di più di recente con l' ultimo viaggio del Presidente del Consiglio Monti in Cina, finalizzato proprio al rafforzamento di un ulteriore partenariato economico-commerciale.
E se il problema 'quantità' è comunque rilevante ai fini di una corretta gestione dei rifiuti (quanto compriamo ma anche quanto inutili e troppi siano gli imballaggi dei prodotti) più fondamentale ancora è la qualità di ciò che acquistiamo, nel momento in cui andrebbe e dovrebbe virtuosamente essere eliminato.
La merce ''Made in China', tutta rigorosamente low cost, è in realtà uno specchietto per le allodole sprovvedute che stentano a riconoscere la verità insita nel proverbiale detto :“tanto costa, tanto vale”. Così gli abiti a prezzo 'stracciato' poi diventano veri e propri 'straccetti' dopo qualche lavaggio. Ma siccome costano poco (e sono alla moda), vengono facilmente buttati e rimpiazzati da altrettanto abbigliamento quasi sempre sintetico.
Idem dicasi per tutti gli altri oggetti che si rivelano mal rifiniti, difettosi e di materiale dubbio: mollette del bucato che si sbriciolano, pennarelli secchi e scoloriti, cacciaviti che si piegano come fossero di burro, ombrelli tascabili che si spezzano persino al soffio dello scirocco, penne che non scrivono, quaderni ruvidi, grembiuli da cucina, tovaglie e presine in PVC (!) facilmente infiammabili, bigiotteria verniciata e con presenza di nickel; eppoi scarpe, borse, abiti e biancheria intima al 95% di poliestere ed altre sigle praticamente derivanti dal petrolio, ed ancora, oggettistica di plastica grezza e puzzolente, oggetti di vetro con alta percentuale di piombo. L'elenco potrebbe continuare a lungo. Praticamente nulla che una volta eliminato possa essere riciclabile!
Da non dimenticare poi le notizie quasi quotidiane su Tv e giornali che ci raccontano di tonnellate di merce contraffatta, sequestrata dalle Forze dell'Ordine, pronta ad essere venduta sulle bancarelle abusive (ed evasive!) nonché a riempire gli scaffali dei negozi del Dragone Rosso, dove abitualmente crediamo di risparmiare: ulteriore quantità abnorme e qualità zero sommergono i vari tipi dei nostri cassonetti 
La caratteristica di questi prodotti, tra cui giocattoli e cosmetici, è quella di essere tossici: dal materiale stesso che li costituisce, ai coloranti. Quante volte, per esempio, abbiamo risciaquato una t-shirt senza ottenere un'acqua completamente limpida? E ci pensiamo che questa tinta (tossica) va ad intasare il depuratore di zona, creando pericolosi liquami di dubbia natura ?
Il grande problema del ciclo rifiuti e della raccolta differenziata sta soprattutto nella qualità del materiale di cui sono costituiti, per cui qualora non potesse essere riciclabile non diverrà mai preziosa risorsa, ma qualcosa da dover distruggere per quello che è, cioè verrà smaltito: in gergo tecnico lo 'smaltimento' sta a intendere il diretto conferimento in discarica o nell'inceneritore.
E se non cambieranno le condizioni politiche per fermare questo fenomeno di selvaggio libero mercato di colonizzazione economica orientale ci ritroveremo (oltrechè poveri) con la triste eredità di notevoli ripercussioni sul versante ambiente e sanità: inutile, infatti, parlar tanto di biologico, ecologico, sostenibile, rinnovabile, quamdo poi squallidamente saremo sommersi da ciarpame di oggetti ibridi, tossici, contaminati e dalle loro esalazioni.
Se la volontà di (non) risolvere il problema rifiuti senza discariche ed inceneritori soprattutto nel territorio dei Castelli Romani è direttamente proporzionale alle sciagurate scelte economico-politiche di questo tipo di globalizzazione, sta a noi consumatori italiani e castellani esigere il 'made in Italy' e “rispedire al mittente” tutto ciò che non concorre alla ecosostenibilità igienico-sanitaria del territorio.
Ma una cosa è certa: la Terra non potrà più tollerare i veleni che noi stessi produciamo e rammentiamo una volta per tutte che su questo pianeta noi abitiamo in affitto.
                                                                                                      (elena.taglieri@gmail.com)


(questo articolo è stato pubblicato su  ECO16 n.31 del 10 settembre 2012)

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