martedì 16 luglio 2013

La L.I.P. (Legge di Iniziativa Popolare) sulle centrali a biomasse/biogas: “innocue”?. Mica tanto. Ecco di cosa si tratta veramente (di Elena Taglieri)

(Corteo a Ponticelli (LU)
Con la stessa velocità con cui stanno proliferando negozi di sigarette elettroniche sull'onda di una improvvisa campagna salutista, assistiamo parallelamente e quasi paradossalmente ad un' impennata di autorizzazioni a go-go di centrali a biomasse/biogas per la produzione di energia elettrica e 'bio'carburante. Alcune in fase di verifica (come a Velletri, Pomezia, Ariccia,) una approvata a Pontinia, altre in discussione ad Aprilia. Il tutto grazie ai decreti legge rilasciati ad hoc dal Ministero per l'Ambiente (come nel caso del 'salva ILVA 'di Taranto) finalizzati ad incentivare una 'green economy', che di verde e di bio possiede solo l'intestazione, tanto per indorare la pillola agli ignari (la maggioranza di noi). Grazie soprattutto ai milioni di euro elargiti dal GSE (il Gestore nazionale dei Servizi Energetici) tramite i cosiddetti 'certificati bianchi' al posto dei pregressi certificati 'verdi', volti a creare una filiera industriale e quindi la ripresa di sviluppo economico in una nazione, come la nostra, ormai al collasso.
Nessun accenno, però, viene spiegato circa le reali conseguenze sulla salute e sul comparto agroalimentare derivanti dalla nocività di tale tecnologia.
Si utilizzano termini tecnici ed asettici, come 'digestione anaerobica' (in assenza d’aria) delle biomasse per produrre biogas (metano e altri gas), siano esse da FORSU (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) o da qualsiasi altro organico, omettendo la realtà per cui, in presenza di ogni combustione, vengono immessi inquinanti nell'atmosfera, scarti inquinanti liquidi e solidi nei terreni (per i quali occorrono speciali discariche) ed un ulteriore innalzamento dell’effetto serra.
Vediamo dunque nel dettaglio.
Tra quelle volatili nocive e/o irritanti, le sostanze emesse sono principalmente costituite da Mercaptani, aldeidi, alchilsolfuri, idrocarburi alifatici, acidi grassi. Quelle più pericolose comprendono gli idrocarburi clorurati e aromatici (benzene) fondamentalmente cancerogeni.Le emissioni inquinanti gassose, pre-post combustione, che nei progetti delle centrali sono definite semplicente come “trascurabili” sono in realtà costituite da molecole organiche (espresse come COT, limite150 mg/Nm3) inglobate nel particolato e in particolare nelle nanopolveri (meno di un micron).
Per una legge rimasta indietro di trent’anni, e che nessuno vuol modificare alla luce delle più moderne e recenti scoperte scientifiche, i limiti sono rimasti ancora fissati al solo particolato più grossolano (PM10: limite 10mg/Nm3), quello bloccato dai filtri. Non esistono (né sono stati ancora inventati) filtri capaci di fermare totalmente le nanoparticelle, che invece riescono a penetrare nelle cellule ed a sedimentarsi nei grassi, non essendo idrosolubili.
Ma ci sono anche altre sostanze liberamente presenti, tra queste: l’ossido di carbonio, potente veleno del sangue, capace di inibire l'emoglobina (CO limite 800mg/Nm3), che pur minimizzato da catalizzatori ossidanti non raggiunge mai quota al di sotto dei 500-650 mg/Nm3, gli ossidi di azoto (NOx limite 500mg/Nm3) i cui valori sono sempre vicini se non superiori ai limiti massimi e per impianti ≤1mega watt sono ben 35kg/giorno (la quantità di emissioni che corrisponde ai fumi prodotti da 10.000 automobili che in un giorno percorrono una distanza di 20 km), eppoi ancora ammoniaca, l’idrogeno solforato (H2S). (Secondo l’International Energy Agency - IEA Bioenergy - i biogas da biomasse contengono in media intorno a 10.000 ppm di H2S e circa 200 ppm di ammoniaca). Pressocchè inutili, quindi, i desolforatori usati negli impianti , poiché viene bloccata solo una parte di gas solfidrico( costituito da solfuri metallici), che poi viene smaltita come residuo solido tossico .
Tra i liquidi e i solidi di scarto abbiamo invece i percolati, costituiti da alte percentuali di azoto ammoniacale, metalli, salinità. Tutti gli impianti a biomasse-biogas riciclano sulla massa in digestione parte dei percolati, con il risultato che quello che viene ottimisticamente definito “compost di qualità” è una bomba chimico-biologica sparsa nei terreni agricoli, contenente tra l'altro i pericolosissimi batteri termoresistenti della famiglia Clostridium, per intenderci, quelli del botulino e del tetano.
(Presidio del 13 febbraio 2013 a Santa lucia di Fonte Nuova (RM)
Ma l’impatto più devastante verrebbe dagli impianti che utilizzano anche organico da FOS (Frazione Organica Stabilizzata): nulla di 'stabilizzato', perchè l’organico proviene da TMB (Trattamento Meccanico Biologico), procedimento in antitesi a quello proprio della raccolta differenziata porta a porta, in quanto costituito da materiale inquinante non differenziato (tra cui anche vernici, olii industriali, residui non biodegradabili, etc) che confluisce nel percolato e successivamente nel cosiddetto digestato. Va da sé che fare compost da quel tipo di digestato non è solo un atto scientificamente sconsiderato ma anche eticamente doloso, tanto quanto re-immetterlo in discarica.
Qualcuno azzarda la soluzione magica di una depurazione attraverso la 'filtrazione per osmosi' dei percolati eccedenti, ma neppure così può risolversi il problema del ritenuto osmotico (in genere pari al 25-30%) dal momento che trattasi di un vero e proprio rifiuto speciale tossico da smaltire in discariche speciali, assieme ai filtri e biofiltri esausti impregnati di sostanze tossiche prodotte durante la digestione/combustione.
(striscione contro la centrale a biomassa ad Orvieto)
Un ultimo aspetto riguarda gli ossidi di azoto e il monossido di carbonio, che al pari dell’anidride carbonica hanno un impatto serra considerevole. E' solo demagogico e fuorviante continuare a parlare di “impatto zero” ( cioè che ’lanidride carbonica emessa sarebbe uguale a quella catturata dalle piante da cui proviene l’organico) del compostaggio anaerobico: il vero compostaggio è solo quello aerobico, che non produce gas serra e mantiene il carbonio e l’azoto in forma organica, indispensabile per la sopravvivenza delle piante e della vegetazione, nonché di tutta la catena alimentare,che finisce inevitabilmente a ripercuotersi sull'essere umano e quindi anche sulla sua salute.
E proprio per questo motivo, un altra fonte di preoccupazione riguarda la filiera necessaria a foraggiare le centrali a biogas/biomassa, al fine di produrre 'biocarburanti' ed energia elettrica. Il materiale organico da esse utilizzato è in realtà costituito da prodotti agricoli propri del sostentamento umano ed animale. E così, per garantire il funzionamento di questi impianti, in Europa e nel mondo appositamente dedicate vaste aree per la coltivazione mais, colza, girasole, barbabietola da zucchero. Così, per coltivare campi che producano queste materie prime da utilizzare come “biocarburanti” per motori a benzina e diesel, in definitiva si sacrificano terreni preziosi all’agricoltura alimentare, specialmente in quelle zone del cosiddetto 'terzo mondo', nelle quali imperversa la carestia, la malnutrizione, la siccità ed una globale mancanza di acqua per le popolazioni locali.

Di pari passo anche la deforestazione di migliaia di ettari di terreni, da impiegare per la coltivazione di palma da olio, cartamo e la canna da zucchero, con la inevitabile conseguenza sull'ambiente in quanto ad aumento dell'effetto serra, proprio dovuto alla penuria di vegetazione, e quindi alla desertificazione, rischi idrogeologici compresi.
E allora vale la penna meditare, prima che imprenditori pseudo-ecologisti riescano a far varare un disegno di legge di iniziativa “popolare” (?)che però sottende solo profitti, contro ogni osservanza del principio di Precauzione, al quale ogni sindaco ed ogni amministratore deve attenersi.
Lo spieghi senza veli l'Amministrazione Comunale di Aprilia alla cittadinanza,“prima del 15 luglio e non oltre il 30 luglio 2013”, secondo quanto proposto dal M5S alla consigliera Ornella Pistolesi: un incontro pubblico “aperto alla popolazione, ai rappresentati di Rifiuti Zero-Zero Waste” per spiegare veramente dove vuole andare a parare questa L.I.P.
                                                                                  (elena.taglieri@gmail.com)




giovedì 4 luglio 2013

GOOD NEWS- CONTO ALLA ROVESCIA PER FESTEGGIARE A COLONNA L'ANNULLAMENTO DELLA CENTRALE ELETTRICA AD OLIO VEGETALE !! (di Elena Taglieri)



(l'articolo apparso su "Il Messaggero"-giugno 2013)
Era stata già anticipata su “Il Messaggero” la notizia che EDOVIT Srl avrebbe rinunciato al progetto autorizzato già da un anno, di costruire una centrale elettrica alimentata ad olio vegetale nel comune di Colonna, proprio perchè alla fine è prevalsa l'intensità con cui cittadini di Colonna e comuni limitrofi hanno portato avanti civilmente una battaglia portata avanti a suon di volantinaggio e informazione capillare alla popolazione, anche in condizioni meteorologiche avverse.
  Giorni e notti spesso spese a stilare lo statuto che desse vita al “Comitato per la Difesa territoriale”, (che da aprile era inizialmente denominato comitato 'No-Centrale Colonna'), a scrivere comunicati, a raccogliere documentazione per capire come procedere. Infine l'assemblea del 30 maggio 2013.
(Volantino del Comitato di Difesa territoriale per l'assemblea del 31 maggio 2013 presso il Comune di Colonna-clicca sull'immagine per ingrandirla)

E così la notizia di un annullamento della centrale è più che mai certezza tangibile.
In attesa di poter leggere il contenuto del testo definitivo ed ufficiale della Determina Dirigenziale n.3055 dell'11.06.2013, della Provincia Di Roma, il Comitato per la Difesa del Territorio può essere fiero di aver raggiunto una vittoria, ottenuta con le sole forze, impegno e speranza di cittadini che lo hanno costituito.
(il sito della Provincia di Roma con gli estremi degli impianti  autorizzati. Sotto, particolare della Determina di annullamento della Centrale ad olio vegetale prevista a Colonna)

Come per Guidonia, si è scongiurata per il momento un'altra offesa ad un territorio a forte vocazione agrituristica ed agroalimentare.
Tutto ciò però non significa archiviare la faccenda ed appendere 'il cappello al chiodo': occorre monitorare qualsiasi possibile iniziativa analoga, anche a pochi chilometri,così da poterla fermare in tempo.
COUNT-DOWN!! Cominciando a pensare di brindare!!!

                                                                                                               (elena.taglieri@gmail.com)

(Per conoscere la cronistoria della centrale:
http://risvegliatialpuntozero.blogspot.it/2013/05/colonna-centrale-ad-olio-parte-seconda.html






  

giovedì 27 giugno 2013

AUTORIZZATI I PERMESSI DI RICERCA GEOTERMICA NEI CASTELLI ROMANI E NEL LAZIO: PERICOLOSO 'EFFETTO GROVIERA' IN UNA REGIONE CON CRICITA' SISMICA, RADON E ARSENICO NELL'ACQUA ( di Elena Taglieri)

(Centrale geotermica-clicca per ingrandire l'immagine)
Nel florilegio di progetti presentati per la realizzazione di centrali elettriche alimentate dalle cosiddette fonti rinnovabili, stanno approdando da qualche anno anche quelli per l'utilizzo dell'energia geotermica.
Mentre al livello mondiale il primato per la produzione geotermolelettrica viene tenuto dagli USA, seguiti da Filippine, Indonesia, Messico, in Italia. attualmente le regioni con il maggiore utilizzo di energia geotermica sono il Veneto (38%), la Toscana (23%) e la Campania (10%).
Proprio la Toscana, balzata alla cronaca di questi ultimi giorni a causa del violento terremoto subìto, è storicamente nota per gli impianti geotermici (oltre 30, in particolare nel Larderello) che, con potenza di 800 MW e produzione energetica superiore a 5000 GWh, rappresentano circa un quarto dell'energia elettrica consumata nella medesima regione.
Nel Lazio sono previste soprattutto nel Viterbese, in provincia di Roma nord, interessando anche porzioni della stessa Capitale , ma anche una vasta area dei Castelli Romani .
Tutte le società proponenti hanno richiesto pareri alla Regione Lazio inoltrando istanze denominate “Permesso di ricerca di fluidi geotermici”, ottenendo (tranne alcune) l'esclusione dal procedimento di V.I.A. (la preziosa Valutazione di Impatto Ambientale), in certi casi con qualche prescrizione da osservare.
Si tratta almeno per adesso di ispezionare territori ampi ma anche circoscritti, per studiare il cosiddetto “gradiente geotermico”. Ma in realtà di cosa si tratta? L'energia geotermica deriva dal calore incamerato all'interno della crosta terrestre, che aumenta di temperatura in base alla profondità della stessa (di circa 3 gradi C° per ogni 100 metri di profondità), ed è appunto definito gradiente geotermico Questo fenomeno sotterraneo genera a sua volta un riscaldamento di acque e vapori che risalgono in superficie sottoforma di soffioni, geyser, fumarole, emissioni gassose, in modo spontaneo o venendo captati e convogliati nei pozzi geotermici. Quando il vapore raggiunge i 150°-250° viene fatto risalire artificialmente in superficie mediante trivellazioni del suolo e incanalato nelle tubazioni (vapordotti), inviato ad una turbina che trasforma il tutto in energia meccanica di rotazione. Il vapore che ne fuoriesce viene riconvertito allo stato liquido in un condensatore, mentre i gas incondensabili immersi nell'atmosfera si disperdono in essa.
L'acqua condensata viene invece utilizzata re-iniettandola all'interno dello strato roccioso da cui è stato precedentemente estratto il fluido geotermico.
 
(Fenomeno geotermico e falda acquifera- clicca sull'immagine per ingrandire)
La normativa giuridica italiana prevede che questa risorsa (sia nella fase di esplorazione che di 'coltivazione') non appartiene al proprietario dei suoli o di chi è interessato all'aspetto economico dello sfruttamento della medesima, ma è di proprietà statale, come le altre risorse minerarie. Pertanto il tutto è disposto in regime di concessione, mentre secondo il D.Lgs 31 marzo 1998 n.112 i permessi di ricerca e di coltivazione di fluidi nel sottosuolo sono delegate alle regioni: pur restando patrimonio indisponibile dello Stato, la loro gestione (canoni devoluti dai titolari dei permessi e delle concessioni, come pure i contributi per la produzione di elettricità) sono interamente devoluti alle regioni.
Viene quindi da chiedersi se esista una correlazione tra questa prolifica sventagliata di progetti (e relativi permessi approvati senza V.I.A.) nella prospettiva di probabili future centrali geotermiche a media-alta entalpia e la cronica crisi economica di budget che la nostra Regione si ritrova ad affrontare ad ogni cambio di consiliatura, fino a tutt'oggi.
Una correlazione certa, invece, sembra esistere osservando la mappa delle temperature della crosta terrestre dell'intera Europa confrontandola con quella della mappa di criticità sismica italiana, osservando particolarmente il Lazio. Inoltre, i dati preoccupanti sulla presenza di radon e arsenico nel Viterbese e specialmente nella zona dei Castelli Romani, come pure i fenomeni tellurici (seppure di contenuta entità) avvenuti nel corso degli ultimi anni e di recente, confermano quanto sia difficile e rischioso trasformare il nostro territorio regionale in una sorta di 'groviera', ben sapendo che il sottosuolo profondo può riservare impreviste e poco piacevoli sorprese, tanto più andare a stuzzicare aree a vulnerabilità idrogeologica e comunque predisposte a fenomeni di sismicità.
Ricordiamoci infatti che il vulcano Albano, seppur quiescente, viene annoverato tra i 7 vulcani attivi, secondo la comunità scientifica mondiale, INGV compreso.
Ed è proprio nel territorio dei Castelli Romani che sono stati autorizzati per il momento ben due permessi di ricerca per fluidi e risorse geotermiche, con esclusione di V.I.A., entrambi da due società distinte, ma lontane geograficamente dal nostro territorio, evidentemente ignare (?) delle criticità ambientali presenti in loco: il primo (presentato nel 2011), denominato “Moletta”, proviene dalla ITERNA Srl (una società con sede a Frosinone) che, con prot. n. 008292 del 10 gennaio 2012 ha visto confermata la ricerca per “...trovare potenziali serbatoi geotermici a media entalpia, con temperature attese di circa 120°-140° C, da sfruttare per la produzione di energia elettrica (…) unitamente allo sfruttamento dei sistemi acquiferi profondi presenti nel substrato roccioso attraversando gli acquiferi dolci più superficiali senza significative interazioni con questi ultimi e senza attivare interconnessioni fra acquiferi superficiali e acquiferi profondi”. Il progetto ricade in un'area di 15 Kmq comprendendo i comuni di Ariccia, Albano Laziale e Genzano di Roma, fino al settore meridionale del Lago di Albano e ad ovest del Lago di Nemi. Tale richiesta di verifica è stata pubblicata sul BURL N.26-parte terza- del 14 luglio 2011.
Il secondo progetto (proposto il 7 marzo 2012), denominato “Colli Albani” (o anche “Lago di Albano”), è della società TOMBELLE Srl (con sede a Lana in provincia di Bolzano), che, con determinazione N. A03582 del 24.04.2012, ha ottenuto il permesso di “...identificare i siti potenzialmente adatti per lo sfruttamento delle risorse geotermiche a medio- alta entalpia (fluidi geotermici utilizzabili a scopi industriali), perforare pozzi produttivi con profondità di circa 2000- 3000 metri, con l'obbiettivo di reperire fluidi geotermici con temperature maggiori di 100°C, sfruttare il calore del fluido e reiniettarlo raffreddato di nuovo nel sottosuolo attraverso pozzi appositi”. Il tutto in un'area di 84,6 Kmq, ubicata nel territorio compreso tra i Colli Albani e la città di Roma, nella quale i comuni interessati risultano essere Roma, Marino, Castel Gandolfo e Albano Laziale. Un territorio nel quale sono presenti aree soggette a tutela paesaggistica e due Riserve Naturali regionali (Riserva Naturale del Laurentino-Acqua Cetosa” e Riserva Naturale di Decima Malafede), lambendo anche parti limitrofe al Parco dell'Appia Antica e della Caffarella. La richiesta di verifica per questo progetto è stata pubblicata dapprima sul BURL N.13-parte III-del 7 aprile 2011 e a distanza di un anno sul BURL N.9 -parte terza- del 7 marzo 2012.
(Progetto di ricerca geotermica "Lago Albano" della TOMBELLE SRL- clicca sull'immagine per ingrandire
 Suona particolarmente inquietante la modalità con cui verrebbero intercettati i potenziali serbatoi geotermici al fine di ubicare i pozzi esplorativi: mediante prospezioni geoelettriche e di sismica a riflessione, per dettagliare le strutture geologiche e le faglie esistenti presenti nel sottosuolo, creando artificialmente 'profili sismici'.
In che maniera? ITERNA Srl, per esempio, utilizzando il 'Vibraseis', consistente in una piastra vibrante appoggiata al terreno, con cui propagare un impulso di intensità pari a 8-100Hz e di 15-20s di durata.
Analogamente TOMBELLE Srl, utilizzerebbe una fase di prospezione di tipo Magnetotellurico (MT) o di rilievo (TDEM), basato sull'induzione nel suolo di correnti elettriche, generando un conseguente campo magnetico che induce nel sottosuolo correnti parassite.Il tutto, tranquillizzano le società suddette, “...sarà scelto in modo da mantenere le distanze di sicurezza da eventuali abitazioni”, mentre “le perturbazioni attese si verificano nell'immediato sottosuolo entro una ventina di metri dal punto di eccitazione”. Eppure secondo Francesco Mulargia e Silvia Castellaro del Dipartimento di Fisica dell'Università di Bologna, la produzione di energia geotermica stimolata è ipotizzabile solo in zone in cui il rischio sismico è basso (Ungheria, Francia, Spagna), mentre in Italia la zona più plausibile risulta essere il Campidano, in Sardegna, “dove le temperature a 1000 metri di profondità sono di oltre 100 gradi e la sismicità è virtualmente nulla”. Gli stessi (autori della pubblicazione 'Geotermia stimolata e rischio sismico: un compromesso difficile',) sostengono, infatti, che nel momento in cui si estrae calore “creando in profondità (mediante iniezione di fluidi) un sistema di fratture attraverso le quali si fa circolare acqua fredda, estraendo acqua calda e vapore”, se ciò viene effettuato in zone sismiche può comportare l'induzione di terremoti anche di grande portata. Tale è infatti un effetto indesiderato del pompaggio d'acqua in sistemi di faglie preeesistenti, poiché “gli stress sono sempre compressivi ed hanno sulle componenti orizzontali valori rispettivamente fino a 2 volte il carico verticale in zone asismiche e sino a 4 in zone sismiche”. E “considerando che la fagliazione avviene solo per carichi di taglio, l'introduzione o la rimozione di fluidi crostali (geotermici) in generale provoca terremoti in tutte le zone in cui esiste fagliazione attiva”.
Esiste però un altro serio inconveniente legato all'individuazione di serbatoi geotermici, sia nella fase di ricerca che in quella di individuazione mediante perforazione di pozzi profondi: il fenomeno della subsidenza ,cioè il lento spostamento del livello superficiale del suolo: il fenomeno può verificarsi anche in seguito a perforazione, non solo dei pozzi superficiali (per ricercare il gradiente geotermico), ma anche dei pozzi di esplorazione e produzione (N. Graniglia, 2011)
Nel progetto di TOMBELLE Srl, (ma anche di progetti simili di altrettante società) colpisce il rassicurante ottimismo un po' ipotetico della frase “...a causa della bassa profondità del pozzetto e della presumibile impermeabilità dei terreni attraversati non si ritiene realistica la possibilità di intercettare gas geotermici (Co2, H2S)”.
Tra le prescrizioni presenti nella Determina regionale di Tombelle Srl, difatto oltre al dover rispettare la distanza di almeno 200 metri dalle abitazioni, viene menzionato di “eliminare qualsisasi richio dovuto all'emissione di gas nocivi o ad eruzioni incontrollate dal pozzo”, mentre “durante la perforazione dovrà essere garantita oltre alla protezione dall'inquinamento delle possibili falde dai possibili fanghi utilizzati,” tra cui anche “l'isolamento idraulico tra gli eventuali acquiferi attraversati”.
Dunque, la reale possibilità di contaminazione aerea e idrica non viene messa in discussione, bensì auspicata con la migliore intenzione tecnologica (ma comunque di certo non esclusa),sia nella fase di ricerca (individuazione delle risorse geotermiche) che di emungimento (specialmente nella fase industriale). Ecco quindi delinearsi un altro aspetto rischioso: la presenza nei fluidi geotermici di composti chimici tossici e letali quali il RADON, l'arsenico, mercurio e fluoro, oltre ad una minima percentuale di gas incondensabili (Biossido di carbonio e Idrogeno solforato), capaci di sprigionarsi una volta immessi nell'atmosfera e disperdersi nella falda acquifera, contaminandola, nel caso ne venissero in contatto.
Va da sé che la seconda possibilità è davvero reale se pensiamo che proprio a causa della sismicità indotta artificialmente e dal fenomeno della subsidenza, un pericolo di franamento delle faglie ed abbassamento di quelle freatiche contenenti acqua potabile, davvero non offre una prospettiva rosa, in un territorio come quello castellano e viterbese, nel quale tra l'altro ha visto aumentare vertiginosamente i livelli di arsenico nell'acqua e di altri composti tossici.
A questo punto occorre capire quanto dialoghino tra loro i vari dipartimenti della Regione Lazio e quanto questo Ente sia consapevole di emettere provvedimenti e decreti in contrasto tra loro.
In proposito conviene rammentare il D.G.R. n.785 del 31.10.2006, con cui si è ratificato il “Protocollo di intesa -quadro per la tutela del bilancio idrico degli acquiferi vulcanici e costieri” ricompresi nel territorio dell'Autorità dei Bacini regionali del Lazio (sistema acquifero dei Colli Albani, Bacino delle Acque Albule-Area Tivoli Guidonia; Tutela del lago di Bracciano e territori limitrofi-Monti Sabatini; Tutela del Lago di Bolsena e territori limitrofi-Monti Vulsini,Cimini e Vicani, Monti Lepini, Ausoni, Aurunci e aree costiere del Lazio Meridionale) ed il più recente PTQ Piano di Tutela Quantitativa del Sistema idrogeologico dei Colli Albani, del 19 marzo 2012, che costituisce una variante al Piano Regionale di Tutela delle Acque (P.T.A.). Difatto, da un parere motivato di V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica) della Regione Lazio emesso in data 7.06.2011 (prot. n. 245605), “dalle risultanze degli studi effettuati dall'Autorità dei Bacini Regionali del Lazio e dall'Autorità di Bacino del Fiume Tevere emerge che il bilancio dei sistemi idrogeologici vulcanici e in particolare dei Colli Albani risulta in varia misura alterato dai prelievi, con preoccupanti effetti sulla quantità della risorsa idrica e che l'attuale regime dei prelievi sta determinando un fenomeno di progressivo abbassamento dei livelli idrometrici del Lago di Albano e di Nemi, con grave danno ambientale”.
(Area archeologica dell'Appia Antica nel progetto di ricerca geotermica della TOMBELLE Srl- clicca sopra per ingrandire)
Un sistema idrogeologico dei Colli Albani nel quale risulta notevole l'entità degli squilibri tra disponibilità delle risorse e prelievi. Come si legge nella Relazione Tecnica allegata al PTQ, “Il letto dell'acquifero Albano è costituito dal basamento argilloso, alternato a strati metrici di sabbie marine. Questa sequenza costituisce il livello impermeabile di base per la circolazione delle acque che saturano i Colli Albani. Localmente possono essere presenti sistemi di fratture o faglie, come nelle aree limitrofe alla costa, o quelle presenti nel settore Santa Palomba o di Ciampino-Marino, che permettono la risalita dei gas e, secondo alcune ipotesi, di fluidi caldi dal basamento mesozoico. (…) Si deve considerare che al di sotto delle emergenze in alveo, per esempio lungo il Canale delle Acque Alte, in alcuni tratti del Fosso Spaccasassi, lungo il Fosso di Malafede e nell'area del Fosso dell'Obago-Fosso di San Vittorino, esistono significativi travasi sotterranei verso e dagli acquiferi adiacenti. Viene infine sottolineato che sulla base di tale documentazione, le norme di attuazione del PTQ Albani vincolano Province, Enti Locali, soggetti pubblici e privati che a qualunque titolo compiono attività da esso disciplinate.
Risulta quindi allarmante la possibilità non molto remota che in un territorio in così grave criticità la falda idrica attraversata dalle perforazioni possa venire a contatto con il serbatoio geotermico, subire ulteriori perdite ed essere inquinata dai medesimi fluidi. Incidenti possibilissimi, come del resto si è verificato nella stessa Toscana, conseguentemente all'attivazione della Centrale “Bagnore3”, quando l'acquifero è sceso al minimo storico e proporzionalmente è aumentato il massimo delle concentrazioni di arsenico (Il Cambiamento, 9 aprile 2013).
Allo stesso modo, per quanto concerne le emissioni in atmosfera dei gas incondensabili presenti nei fluidi geotermici (che contaminano ugualmente il suolo e la flora/fauna ritornandovi sottoforma di umidità e pioggia) bisogna fare i conti con analoghe norme attuative contenute nel “Piano di Risanamento della Qualità dell'Aria”, deliberato dal Consiglio Regionale del Lazio (n.66 del 10 dicembre 2009),nel quale si dichiara “...che dai risultati della qualità dell'aria, dal 2005 ad oggi emerge che nel territorio regionale permane una generale situazione di criticità, con localizzati superamenti dei valori limite per gli inquinanti PM10 e biossido di azoto “.
E' infatti riconosciuto come i vapori rilasciati nell'atmosfera interferiscano anche sulla temperatura (incrementando anche l'effetto serra), mentre le sostanze tossiche come arsenico e mercurio, seppur filtrati (ed i filtri debbono comunque essere smaltiti...), potrebbero rientrare in eventuali valori massimi stabiliti dalla Regione, magari con il solito meccanismo di aumento delle deroghe, o anche non riferibili alla tutela sanitaria e ambientale, bensì ai limiti tecnologici relativi alle “migliori tecniche disponibili”, come accaduto in Toscana (DGR.344/2010) .
Alla luce di tutto ciò, considerando che il distretto dei Castelli Romani-Monti Prenestini è ricompreso nella zona a rischio 2 di sismicità, alle Amministrazioni coinvolte in questi progetti presenti e futuri conviene seriamente riflettere sulla realistica possibilità che un 'effetto domino' di tipo tellurico o di dissesto idrogeologico giunga ad un punto di non ritorno ambientale, con inevitabili conseguenze di aggravio economico-sanitario locale, regionale e in ultimo statale.
                                                                            (elena.taglieri@gmail.com)



  



martedì 14 maggio 2013

COLONNA, CENTRALE AD OLIO PARTE SECONDA: FERMENTO TRA LA CITTADINANZA, IL COMUNE 'RASSICURA' (MA NON TROPPO). E INTANTO ALBANO LAZIALE TACE. (di Elena Taglieri)

(Belvedere di Colonna.: sullo sfondo si intravvede la zona 'industriale' di Colonna, dove è stata autorizzata la costruzione della centrale ad olio della EDOVIT srl)
C'è grande mobilitazione tra molti degli abitanti di Colonna e Comuni limitrofi già da qualche mese: per molti, seppur datata e come un fulmine a ciel sereno, la notizia sulla costruzione della centrale ad olio di via dei Pratoni delle Parti Comuni proprio a Colonna (vedi articolo pubblicato l'11 dicembre 2012 su ECO16 dalla sottoscritta http://ecodiariccia.blogspot.it/2012/12/in-arrivo-colonna-la-centrale-elettrica.html ed in questo blog: http://risvegliatialpuntozero.blogspot.it/2012/12/in-arrivo-colonna-la-centrale-elettrica.html) va spargendosi metaforicamente 'a macchia d'olio'. E qui il gioco di parole si fa inevitabile, poichè è necessaria un'informazione che si propaghi più capillare possibile, di velocità analoga a quella con cui stanno espandendosi questi impianti dalla tecnologia pseudo-green, sempre più numerosi ed inaspettati, come le lumache che appaiono improvvise dopo un temporale.

Proprio per questo motivo, ad esattamente ad un anno dall'autorizzazione della centrale (il 19 aprile 2012) alcuni cittadini del bacino est dei Castelli Romani e Monti Prenestini, fino a poco tempo fa ignari della situazione, si sono riuniti spontaneamente non solo per discutere su questa emergenza ma anche con l'urgenza di formare un comitato permanente al fine di fronteggiare qualsiasi prospettiva attuale, futura ed eventuale di nocività e devastazione ambientale. 
Intenzionati a sapere come mai sia stata (forse volutamente?) occultata l'informazione a partire dal Primo Cittadino, si sono visti affiggere il giorno 30 aprile una risposta 'ufficiale' proveniente dell'Amministrazione Comunale di Colonna: un manifesto che classificando l'articolo pubblicato su 'ECO16' come fonte di “allarmismo”, fornisce invece “rassicurazioni” circa l'innocuità di tale impianto, per il quale, in sede di Conferenza dei Servizi, “l'Amministrazione Comunale ha potuto esprimere il proprio parere in merito alla regolarità della destinazione urbanistica e all'impatto acustico”.  
Va ricordato, però, che ad un Sindaco, in quanto principale Autorità Sanitaria, garante di essa, e quale rappresentante della comunità locale, viene riconosciuto il potere di emettere ordinanze nell'ambito della tutela sanitaria e dell'igiene pubblica (art.13 L.n.833/1978).

Il manifesto dell'Amministrazione Comunale apparso per le vie di Colonna (foto di Emilio Bresciani-clicca sopra per ingrandire) 

Di cosa stiamo parlando?” recita un capoverso del manifesto in questione, a cui fanno seguito“spiegazioni” dettagliate sulla centrale, tirando in ballo anche “gli impegni assunti dall'Italia nell'ambito di attuazione del protocollo di Kyoto”. Sembrerebbe che la nostra Nazione si comporti da brava scolaretta, quando poi sappiamo come tale protocollo venga tristemente e puntualmente disatteso ed infranto dalle maggiori potenze mondiali fonti di inquinamento, come gli USA, la Cina, l'India.

Ma la domanda “Di cosa stiamo parlando?” gliela rivolgiamo noi al Sindaco Augusto Cappellini, tanto per puntualizzare una volta per tutte, con evidenti dati scientifici alla mano, che una centrale alimentata dalla combustione dell'olio e del diesel non necessita di un mero parere residenziale ed acustico, perchè qui non si tratta di edificare un parco giochi o una fontana monumentale. Ed i fumi immessi nell'aria certamente non sono quelli di un deodorante per ambienti chiusi, tipo l'alberello magico nelle nostre automobili. 
Aleggia il dubbio sulla mancata trasparenza verso un impianto così tanto decantato, per il quale, come si legge nel manifesto, la frase: “Si precisa inoltre che l'Amministrazione Comunale non ha prodotto nessun atto deliberativo riguardante l'installazione della centrale in oggetto” rimane inquietante.

Tutto il contrario di quanto invece è accaduto ad alcuni chilometri di distanza, riguardo ciò che ha provveduto a fare il Comune di Genazzano, recentemente interpellato su un progetto presentato alla Regione Lazio dalla Soc. MARCOPOLO Engineering per la costruzione di un impianto a 'biomassa'. Almeno in questo caso (giacchè continua l'iter in Provincia per l'autorizzazione di un'altro impianto proposto dalla Coop. EDERA) il Sindaco e tutta la Giunta non solo hanno emesso un avviso, pubblicato, come risulta anche sullo stesso portale del Comune di Genazzano:(http://issuu.com/smoothejazz/edit/il_comune_di_genazzano_invita_i_cittadini_a_partec/1#currentPageNumber=1) ma hanno invitato la cittadinanza a partecipare ad una discussione generale sul progetto e sulle conseguenze impattanti, come viene giustamente rivendicato nelle seguenti affermazioni: “Attualmente l'Amministrazione sta procedendo essa stessa allo studio del progetto e la Provincia di Roma ha avviato le procedure della conferenza di servizi prevista dalla legge, all'interno della quale dovranno essere acquisiti tutti i pareri e le valutazioni di carattere ambientale, urbanistico, sanitario, ecc... E' pertanto ferma e convinta intenzione dell'Amministrazione promuovere un ampio, serio e proficuo processo di partecipazione con tutta la cittadinanza, qualora dopo questi approfondimenti si valutasse la possibilità di procedere nel progetto, ed alla luce della documentazione necessaria per assumere qualsivoglia decisione, che comunque dovrà essere compatibile con le nostre chiare convinzioni in materia di tutela della salute dei cittadini e di scelte ambientalmente compatibili con il nostro territorio” .

Almeno per il momento, quindi, i cittadini di Genazzano hanno ottenuto la sospensione del progetto fintanto che non siano svolte serie ed approfondite indagini epidemiologiche sullo stato di salute dell'intera popolazione e del territorio ( http://issuu.com/smoothejazz/edit/parere_negativo_del_comune_di_genazzano_su_impiant/1#currentPageNumber=1).

(Parco Tofanelli a Colonna: sede delle prime riunioni spontanee dei cittadini di Colonna e dei comuni limitrofi, uniti contro la costruzione della centrale ad olio della EDOVIT srl.)
 
Ma torniamo nuovamente in quel di Colonna, sull'avviso affisso dal Comune. 
Ciliegina sulla torta di questo manifesto è la frase sibillina: Nell'eventualità che l'impianto si realizzi, l'Amministrazione Comunale sarà sempre presente e vigile affinchè siano rispettate tutte le norme chiedendo i controlli costantemente agli enti predisposti”.
Sbaglia l'Amministrazione Comunale di Colonna a coltivare nella cittadinanza certe mezze false speranze: non esistono ipotesi ed 'eventualità', ma solo certezze, poichè la Determinazione Dirigenziale rilasciata dalla Provincia di Roma che autorizza la centrale ad olio rimane un valido atto, esecutivo in qualsiasi momento
Il cantiere, infatti, potrebbe partire anche domani o chissà quando, tanto, come si legge nella Determina n.1973 del 19.04.2012 : “l'Amministrazione Provinciale, con proprio provvedimento, potrà protrarre i tempi di validità previsti dalla presente autorizzazione su motivata e valida richiesta della Società Edovit srl presentata entro ventiquattro mesi dal rilascio dell'autorizzazione”. 
Non va inoltre dimenticato che la medesima Determina (come puntualmente viene riportato in tutte le Determine autorizzative) riporta testualmente il Decreto legislativo 387/03, secondo cui “la presente autorizzazione ha efficacia di dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori”.

E non venisse in mente al Comune di Colonna di affiggere qualche altro manifesto o avviso nel quale venga soltanto promesso nebulosamente che la centrale non si farà, come già dichiarato dal Sindaco Augusto Cappellini nell'articolo del 30 aprile 2013 di Claudia Proietti pubblicato sul n.183 de “Il Tuscolo” (http://issuu.com/smoothejazz/docs/articolo_sul_tuscolo_di_claudia_proietti), in un'intervista nella quale egli afferma “stiamo cercando un confronto con gli imprenditori insieme al senatore Bruno Astorre per rivedere il tutto. A quanto pare gli investitori starebbero ripensando all'idea perchè ormai poco redditizia, dopo i tagli statali al Conto Energia”.

Quello che serve di veramente urgente (un atto vincolante e non politico) è una Determina dirigenziale di annullamento a seguito.

Guidonia docet. Lì, infatti, non tanto lontano poi da Colonna, a seguito di ben altre due autorizzazioni rilasciate dalla Provincia per altrettanti centrali ad olio combustibile (vedi articolo su questo blog: http://risvegliatialpuntozero.blogspot.it/2013/03/approvate-altre-due-centrali-elettriche.html) le Associazioni ed i Comitati locali hanno ricevuto da poco le dichiarazioni di rinuncia da parte delle società proponenti (vedi  di seguito il comunicato-stampa): 

(Comunicato stampa del Comitato popolare di Fonte Nuova.S.Angelo e Guidonia)
 
ma anche e soprattutto hanno ottenuto le fondamentali Determinazioni Dirigenziali di annullamento rilasciate dalla Provincia di Roma sulla costruzione dei due impianti previstin.1679 del 11/04/2013: 
e la n.1690 del 11/04/2013:


Pertanto occorre 'nero su bianco' per dormire sonni tranquilli, come recita un vecchio proverbio ciociaro: “Carta canta e villan dorme”. 
Di vitale importanza sono ora più che mai le aggregazioni di residenti e non solo, in sinergia con altri organismi per fare 'rete' e non abbassare la guardia: potremmo, infatti, ritrovarci uno stesso progetto della stessa società dislocato altrove, a pochi chilometri di distanza, in qualche lembo di terreno 'di frontiera', magari pure di competenza del Comune di Roma (con la conseguente apertura di scenari di intervento burocraticamente più complicati). 
Iniziano (e sicuramente continueranno) ad apparire variegate le reazioni di risposta cartacea al manifesto comunale, come ad esempio quello recentissimo, inchiodante e schietto, firmato dal Partito della Rifondazione Comunista di Colonna e del Partito dei Comunisti Italiani di Colonna

Il manifesto di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani in risposta a quello dell'Amministrazione Comunale di Colonna (foto di Roberto Rosini-clicca sopra per ingrandire)

Nel rispetto dell'opinione di chiunque, ben vengano, quindi, tutte le possibili eco, utili a contrastare fuorvianti impianti cosiddetti 'eco'. 
Basta solo non cadere nel pregiudizio che vorrebbe la gestione e/o la difesa del territorio unico appannaggio di una precisa corrente politica. 
Il diritto alla salute e la tutela ambientale sono valori costituzionali e come tali sono per tutti e di tutti, e per il rispetto di essi è necessario l'apporto civico sincero di tutti, siano essi semplici cittadini, comitati apartitici, associazioni o realtà politiche (ma pur sempre disinteressate), sebbene differenziati ed indipendenti ma comunque massicciamente uniti nella prospettiva di fronteggiare la causa per il bene comune.

Un' ultima parola sulla centrale di Cancelliera (Albano Laziale), sorella dell'impianto di Colonna (leggi articolo su http://risvegliatialpuntozero.blogspot.it/2012/11/albano-per-il-comune-la-questione.html). Anche rispetto a questa centrale, subito dopo l'uscita dell'articolo sul numero di novembre 2012 del "Corriere Tuscolano" (http://issuu.com/smoothejazz/docs/articolo_su_centrale_di_cancelliera__corriere_tusc),in occasione di un'assemblea pubblica qualche consigliere (di opposizione) ha voluto bonariamente 'rassicurare' i presenti (facendosi portavoce della POWER OIL-EDOVIT srl) che l'impianto non si sarebbe fatto per via del troppo allarmismo creatosi a seguito dell'articolo e conseguente cessazione degli interessi economici in loco, affermendo, tra l'altro di essersi adoperato quasi nello scongiurare la sicura intenzione da parte delle suddette società di sporgere querela verso la sottoscritta per l'eccessivo allarmismo diffusosi sulla centrale di Cancelliera (informare la cittadinanza sarebbe quindi un reato?!?) per un possibile leso interesse economico legato alla realizzazione del progetto.  
Ma a tutt'oggi dal fronte dell'Amministrazione Comunale di Albano giunge solo un ufficiale silenzio, ormai da mesi e a quasi un anno dall'autorizzazione.
Continuiamo ad attendere fatti, non parole perchè "verba volant, scripta manent"...
E "Carta canta...".

                                                                                   (elena.taglieri@gmail.com)