(Il Bitumificio della Paolacci Srl a S. Cesareo (Campo Gillaro) |
Neppure il quadrante laziale oltre l’hinterland a sud-est
della Capitale e nel versante dei Monti Prenestini viene risparmiato da
investimenti industriali veramente incompatibili con la vocazione agricola di
questo territorio. Infatti è già in funzione nel comune di S.Cesareo, in
Località Faeta-Campo Gillaro un impianto di recupero inerti appartenente alla PAOLACCI
SRL, che ha ottenuto l’esclusione della procedura di V.I.A. (Valutazione di
Impatto Ambientale) con Prot. N. 219162 del 29/10/2009. Di un altro, per
lo stoccaggio ed il trattamento rifiuti, proposto dalla ELPIDIA 2000 Srl,
(dello stesso gruppo societario PAOLACCI), in via Polense 5, Località Osa (appena
fuori del raccordo anulare e ricadente in zona est del comune di Roma direzione
direzione Zagarolo), risultano solo progetto e relativa istanza (presentate in
data 02.03.2009 ma a tutt’oggi privo di parere a riguardo. Entrambi gli
impianti sono praticamente adibiti alla produzione di conglomerato bituminoso a caldo. Ciò, tradotto in altri termini
significa emissioni di fumi e vapori non certo innocui e non a base di
terapeutico aerosol. La distanza che li separa non è poi eccessivamente così
lontana (11, 26 km), almeno in linea d’aria, ma si sa pure che l’aria non
rimane ferma. (http://issuu.com/smoothejazz/docs/istanza_36-2009, http://issuu.com/smoothejazz/docs/progetto e http://issuu.com/smoothejazz/docs/studio_impatto_ambientale_elpidia_s ).
Una
cosa certa è che nel progetto presentato da Elpidia2000 Srl, al punto 7.2
–‘Produzione di conglomerati bituminosi’ si
citano “due linee per la produzione di conglomerato
vergine a caldo (rispettivamente impianto Marini ed impianto Loro e
Parisini). Il ciclo produttivo avviene integrando materiali vergini (bitume,
materiali inerti, additivo minerale etc.) con l’aggiunta, in proporzioni
variabili, di materiali provenienti dalla fresatura a freddo o dalla scarifica
del manto stradale”, mentre per quanto concerne il paragrafo Sistemi di Misurazione viene detto che “Secondo quanto previsto nell’Allegato 2 SubAllegato 1 del D.M. 05.02.1998 e nel D.P.R 203/88 verrà
predisposto un sistema di controllo con misurazione in continuo dei seguenti
inquinanti: IPA, CO, NOX, SOX, Polveri”.
Dell’impianto di S. Cesareo comunque
qualcosa si sapeva già nella scorsa primavera, ed era apparso perfino un
manifesto 'misterioso' per le vie del paese, evidentemente con lo scopo di avvertire
i cittadini di buona volontà ad
interloquire con l’amministrazione locale.
(il manifesto 'misterioso' apparso a S. Cesareo) |
Ci ha pensato il ‘Comitato di Difesa
del Territorio’ a presentare istanza di accesso agli atti (Prot. gen. n.19074
del 22.10.203), indirizzata all’Amministrazione comunale, nella quale veniva
espressamente richiesto, oltre alla copia degli atti relativi all’impianto,
anche di conseguenza (e soprattutto) che la medesima Amministrazione “…si adoperi
affinchè a tutela della salute, vengano attivati tutti i controlli
necessari a verificare, oggi ed in futuro, il rispetto delle normative sulle
emissioni inquinanti” . Lo stesso Comitato che si è costituito a seguito
della notizia appresa sulla imminente costruzione (fortunatamente poi
scongiurata) di una centrale elettrica ad olio vegetale in quel di Colonna. (http://www.eco16.it/2012/12/in-arrivo-colonna-la-centrale-elettrica.html).
La magra e formale risposta del
Comune di S. Cesareo è arrivata il 13 novembre (prot. N.20425), a firma della
Dott.ssa Grandoni (responsabile dell’U.R.P.) a dir poco sconcertante: " … fermo restando che il requisito per l'accesso
agli atti risiede in un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente
ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale
è chiesto l'accesso, il diritto di accesso stesso non puo' essere utilizzato
come strumento per un mero generico e generalizzato controllo esplorativo
sull'azione amministrativa nè puo'
essere configurato come un particolare tipo di azione popolare."
Forse sarebbe il caso di rammentare alla Funzionaria in questione che proprio la salute pubblica rientra tra i beni collettivi giuridicamente tutelati, così come recita la nostra Costituzione all’art.32:” La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (…)”. Inoltre è giusto ricordare anche la principale funzione che investe qualsiasi sindaco: quella di essere la prima e principale AUTORITA’ SANITARIA LOCALE, con l’obbligo di garantire il cosiddetto ‘principio di precauzione’, anche nei confronti di imprenditori privati, qualora le opere previste possano determinare un eventuale disagio ambientale. Pure in questo caso, infatti, la Costituzione Italiana si pronuncia affermando all’art. 41 che:
Forse sarebbe il caso di rammentare alla Funzionaria in questione che proprio la salute pubblica rientra tra i beni collettivi giuridicamente tutelati, così come recita la nostra Costituzione all’art.32:” La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (…)”. Inoltre è giusto ricordare anche la principale funzione che investe qualsiasi sindaco: quella di essere la prima e principale AUTORITA’ SANITARIA LOCALE, con l’obbligo di garantire il cosiddetto ‘principio di precauzione’, anche nei confronti di imprenditori privati, qualora le opere previste possano determinare un eventuale disagio ambientale. Pure in questo caso, infatti, la Costituzione Italiana si pronuncia affermando all’art. 41 che:
”L’iniziativa economica privata è libera” ma essa: “Non può svolgersi in contrasto con
l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà,
alla dignità umana”.
A questo punto appare quantomeno
paradossale la Deliberazione comunale n. 50 del 26 aprile 2013 del Sindaco di
S. Cesareo Pietro Panzironi e Giunta annessa, avente come oggetto ‘Atto di
dissenso alla realizzazione di una centrale elettrica per la bruciatura di oli
vegetali’, nella quale si legge “Considerato
che il Comune di San Cesareo (…) ritiene di manifestare apertamente e preventivamente il proprio
dissenso a tale iniziativa impegnandosi ad opporsi ad essa, ove se ne
ravvisasse la necessità (…)” e “Di
impegnarsi sin d’ora ad opporsi, ove ne ricorra la necessità, alla
realizzazione di tale impianto al
fine della difesa dell’ambiente e della tutela del territorio e del patrimonio
locale”(delibera affissa all’Albo pretorio il 10.05.203).
Ritornando agli impianti per la
produzione di conglomerato bituminoso, almeno
fino a maggio era possibile visionare i progetti di entrambi. A
tutt’oggi, e comunque almeno dal 20 novembre, cliccando sulla voce ‘scarica gli elaborati progettuali’ di ELPIDIA
2000 Srl si apre la schermata bianca del ‘Not
Found on this server’, vale a dire che tale documentazione è inesistente,
(la documentazione di Elpidia 2000srl non più presente sul portale della Regione Lazio) |
mentre ancor più immediata è la dicitura
riguardante il Parere con esclusione di V.I.A. riferito al bitumificio di PAOLACCI
Srl: tra parentesi due asterischi incorniciano la scritta “*FILE NON PRESENTE*0
, anche in questo caso dalla fine di novembre 2013, come verificato da chi
scrive.
(Gli elaborati progettuali 'spariti' dal portale della Regione Lazio) |
Per assurdo, dunque, il Comune di
S.Cesareo mostra di ‘preoccuparsi’ per la centrale ad olio del proprio
dirimpettaio (il comune di Colonna), ma in realtà era già a conoscenza
dell’imminente impianto della PAOLACCI Srl sul proprio territorio, proposto
già dal 2009.
E infatti, se andiamo a spulciare
nel curriculum-vitae di Pietro Panzironi, scopriamo la sua carica ad Assessore delle
Attività Produttive dal 1995 al 2005 e, come Assessore ai Lavori
Pubblici, dal 2005 al 2008.
Ma è proprio dell’anno 2005 il
documento delle ‘Indicazioni programmatiche del Patto Territoriale delle
Colline Romane’ (PTPG), secondo il quale “…nel
caso di San Cesareo sono presenti le seguenti vocazionalità: -Aree vocate per
il recupero e lo sviluppo di colture
agricole di qualità. Si tratta prettamente dell’area pedemontana e della
parte centrale del territorio comunale, con presenza di colture legnose; –Tutela
degli elementi di valore ambientale presenti nelle aree di potenziamento e
qualificazione dell’offerta turistica, tutela e valorizzazione del patrimonio
rurale, attività manifatturiere, produttive ed artigiani”.
Eppure tanta attenzione per la
tutela paesaggistico-agricola non sembra aver sortito gli effetti dovuti. Tanto
per cominciare, nel progetto inoltrato
da PAOLACCI Srl riguardante l’ ‘Impianto di riciclaggio di
rifiuti inerti da attività di costruzione, demolizione e scavo’ (leggi:
bitumificio la sua localizzazione viene così descritta: una “superficie di circa 16.800 mq. L’area,
classificata come zona agricola ma con D.G.R. n. 287 del 15/05/2007 è stato
approvato il Piano Particolareggiato per attività produttive in località
Faeta-Campo Gillaro in variante al P.R.G. trasformandolo da zona E agricola a sottozona E2 e D industriale,
artigianale e Commerciale”.
Aggiungiamo pure che Panzironi è
Sindaco dal 2008, tra l’altro confermato consecutivamente per la seconda
volta. Ergo, pienamente a conoscenza
di tutti i progetti proposti nel suo territorio, che hanno ottenuto
l’esclusione dalla V.I.A. (leggi: mancanza di impatti significativi
sull’ambiente).
(Pietro Panzironi, sindaco di S. Cesareo) |
Ma non è solo il progetto dei due
impianti di produzione di conglomerato bituminoso ad essere ‘spariti’ dal sito
della Regione Lazio. Esiste un altro Parere escluso dal procedimento di V.I.A.
(il n.103111 del 04.06.2009),
proposto da SVILUPPO INVESTIMENTI SRL e riferito alla ‘Realizzazione di un
centro per attività produttive artigianali e polifunzionali-Patto Colline
Romane’, contemplato nel territorio di S.Cesareo: un complesso di “3 edifici a diversa destinazione, con aree
di parcheggio, supermercato, tavola calda, bar, piscine coperte per il nuoto,
l’aquagym, la riabilitazione motoria, la palestra per la ginnastica, il
fitness, la danza; un albergo a tre o quattro stelle, un distributore di
benzina, un campo polivalente per calcetto, pallavolo, pallacanestro, tennis”.
Il tutto secondo una visione imprenditoriale che, come si legge, auspica e vede “il
Comune di San Cesareo destinato a diventare polo industriale e commerciale a
livello nazionale”. Non solo, per tale opera edilizia “al fine di ottemperare agli obbiettivi
comunitari, nazionali e regionali che prescrivono il miglioramento
dell’efficienza energetica e la promozione delle fonti rinnovabili, il
proponente dovrà attuare le seguenti misure compensative: produzione minima di
energia termica da fonti rinnovabili e/o cogenerazione-trigenerazione
al 50% fabbisogno annuo”.
Cogenerazione, trigenerazione,
appunto. Non va scordato che essa consente la produzione di energia elettrica e
termica tramite alimentazione da biomasse
liquide (oli vegetali), biomasse di provenienza agricola non alimentare, biogas da rifiuti di discarica, acque
reflue da depuratori).
C’è anche un altro progetto di
fresca proposta, anche questo ‘inaccessibile’ dal sito della Regione Lazio, ma
prontamente archiviato da chi scrive, finchè a suo tempo è stato possibile
scaricarlo dal portale, come gli altri di cui si è finora parlato. Il progetto
in questione è della EDILITALIA SRL, depositato al Comune di San Cesareo in
data 07.09.2012 ed ancora in attese di parere di V.I.A. L’oggetto
riguarda una ‘discarica per rifiuti inerti e impianto annessi’, da realizzare
in loc. Laghetto, via Casilina km.24,050.(http://issuu.com/smoothejazz/docs/istanza_di_via_discarica_a_san_cesa )
Nella documentazione della società
frascatana, laddove vengono chiariti i sistemi di mitigazione degli effetti di
tale discarica, si spiega disinvoltamente che “…per quanto riguarda la qualità dell’aria dell’area di intervento si
possono citare gli studi effettuati nell’ambito della redazione del Piano
Regionale per la Tutela dell’Aria della Regione Lazio, che hanno portato alla
valutazione , per l’anno 2005,
delle concentrazioni degli inquinanti principali, usualmente presi in
considerazione nelle politiche della qualità dell’aria: SO2, NOx, Particolato
(Pm10 e Pm2,5), NMVOC (Composti Organici Volatili non Metanici). I risultati di
tali studi sono descritti nel paragrafo 5.6 dello Studio di Impatto Ambientale
al quale si rimanda. Il comune di San
Cesareo nel quale rientra l’intervento, è caratterizzato da valori medi o bassi
degli inquinanti considerati nello studio”. (http://issuu.com/smoothejazz/docs/progetto_edilitalia_per_discarica_s
Sono passati ben 9 anni dal 2005 ed
il territorio di San Cesareo, ma anche limitrofo, non è lo stesso di allora.
Pertanto non ha senso citare studi così datati. E come la mettiamo col
bitimificio in regime attivo?
Di certo gli inquinanti ‘medi o
bassi’ citati da EDILITALIA Srl non sono più tali.
E intanto il Comune di San Cesareo
continua a portare come fiore all’occhiello la ‘Mostra dell’Uva Italia’,
quest’anno giunta alla 46° edizione.
Nell’edizione passata è stato emesso addirittura un francobollo speciale
(su richiesta dell’amministrazione comunale in accordo con Poste Italiane),
raffigurante il logo del Comune ed un grappolo d’uva accanto ad un piatto
fumante della cucina tipica casareccia. Durante i due giorni della festa ai
visitatori sono stati offerti cestini di uva e fiaschetti di vino. Come
affermato da Salvatore Schiano, organizzatore della manifestazione e Consigliere
con delega agli Eventi: ”Abbiamo cercato
di organizzare una sagra dell’uva perché riteniamo che questa manifestazione
non sia soltanto una semplice festa ma anche e soprattutto la celebrazione
dell’identità del nostro territorio”.
(Mostra dell'Uva Italia a S. Cesareo- clicca per ingrandire) |
Pare che il 28 settembre 2014 sia
in programma la ‘Mostra dell’Uva Italia e dei vini D.O.C. San Cesareo’.
Col bitumificio in funzione. Forse
con altri impianti industriali pronti a partire. San Cesareo come un’altra
piccola Colleferro? Secondo uno studio dell’INAIL (patrocinato dalla Regione Lazio
e dall’azienda ASL RMC) “… gli
estratti di bitume che hanno subito un processo di stripping al vapore, i
bitumi raffinati all’aria e le miscele dei due, sono invece classificati nel
gruppo 2B, ossia possibili cancerogeni
per l’uomo, in quanto vi è una maggiore evidenza di cancerogenicità solo
negli studi sperimentali sugli animali. Il NIOSH (National Institute of
Occupational Safety and Health) raccomanda, invece, di considerare i fumi di
asfalto come potenziali cancerogeni occupazionali.
La
cancerogenicità dei bitumi è legata alla presenza nei fumi di idrocarburi
policlici aromatici (IPA), alcuni dei quali sono classificati dalla IARC
come cancerogeni per l’uomo, gruppo 1 (benzo[a]pirene), 2A
(dibenzo[a,h]antracene) o probabili cancerogeni,gruppo 2B (benzo[a]antracene,
naftalene, indeno[1,2,3-cd]pirene, benzo[b]fluorantene, benzo[j]fluorantene,
benzo[k]fluorantene).(…) Gli olii
combustibili B.T.Z. e gli oli
diatermici sono cancerogeni riconosciuti,
contrassegnati dalla frase di rischio R 45 ("Può provocare il cancro");
particolare importanza assume l’olio diatermico utilizzato nello scambiatore di
calore per mantenere a temperatura il bitume. Gli stessi agenti cancerogeni
sopramenzionati si sviluppano anche dai processi di combustione e pirolisi
degli oli combustibili e diatermici. A questi si aggiunge l’idrogeno solforato
(H2S), irritante, non presente nelle materie prime tal quali, ma generato quale
sottoprodotto, e la soda caustica (idrossido di sodio, NaOH), sostanza tossica
utilizzata in quantità discrete”.
Piccolo particolare non
trascurabile: sulla locandina della ‘Mostra dell’Uva Italia’, patrocinata
dal Comune di San Cesareo, tra gli sponsors spicca anche PAOLACCI Srl. Quel
tanto per rassicurare.
C’è da sperare che il parere di
esclusione dalla V.I.A. del bitumificio Paolacci possa essere messa in
discussione, dal momento che tale documento è stato sottoscritto dall’ormai ex-
Direttore di Dipartimento della Regione Lazio Raniero De Filippis, agli arresti
(riconfermati dal Tribunale del Riesame) dopo lo scandalo- rifiuti che lo ha
coinvolto insieme a Manlio Cerroni ed altri funzionari.
Sicuramente il ‘Comitato di Difesa
del territorio’ ed altre realtà associative sensibili alla questione ecologica
avranno da fronteggiare una lunga e calda ‘primavera’ ambientale. Come minimo,
a tutti loro, non resta che augurare necessariamente buon
lavoro e buona lotta.
(elena.taglieri@gmail.com)