Gregge di pecore sul ciglio di via Ardeatina dopo S. Palomba- (clicca sulla foto per ingrandire) | ) |
E' di un
mese fa, esattamente del 12 febbraio 2013 l'Ordinanza Comunale n.3
(prot. 15681) emessa dal Commissario Prefettizio dr.ssa Serenella
Bellucci, nella quale si dichiara la presenza di contaminazione delle
acque di falda acquifera nel sottosuolo di Pomezia, riscontrando una
considerevole presenza di alti picchi di alluminio, assieme
a composti
organo-alogenati e clorurati
come il tetracloroetilene ed tricloroetilene,
sostanze quest'ultime, considerate rifiuto pericoloso e scarsamente
biodegradabile e che in ambienti sotterranei, in mancanza di
ossigeno, possono trasformarsi lentamente in composti pericolosi.
Si tratta
di un' “Area Vasta”, che per il momento rimane
circoscritta tra quella produttiva di Pomezia, al confine con il
limite amministrativo di Roma, seguendo il flusso della falda a
cavallo della Pontina e tutto il plesso industriale a ridosso di via
Tito Speri, via Naro e via Campobello, fino a via Tre Cannelle, per
riprendere poi lungo la zona industriale della Laurentina, via dei
Castelli Romani, fino all'ex-cava di zolfo (a via della Solfarata) e
nel consorzio ASI di S. Palomba.
L'area è molto vicina alla discarica di Roncigliano (clicca sulla foto per ingrandirla) |
Una
contaminazione che, come si legge, “si ritiene presumibilmente
storica e connessa verosimilmente ad attività attuali e/o pregresse
per le quali ad oggi non è possibile individuare i soggetti
responsabili”,mentre “allo stato attuale non si conosce la
reale estensione del fenomeno in quanto non è possibile individuare
con ragionevole certezza forma e dimensioni della contaminazione e
l'estensione globale”. Si parla di “tempi lunghi
(parecchi anni) per la bonifica dell'area e per il
risanamento della falda”, e a tal proposito, mentre verranno
agite le competenze dell'A.R.P.A. (Agenzia Regionale per la
Protezione Ambientale) e dell'Istituto Superiore di Sanità con
monitoraggi continui e contributi di valutazione, saranno comunque
“convocati anche altri Comuni a confine, interessati
all'intervento”. Già, perchè sul territorio insistono realtà
industriali radicate nel tempo, ma anche recenti, mentre altre sono
in procinto di essere realizzate con tutta la disinvoltura di una
Regione Lazio (con Giunta Polverini) e di una Provincia di Roma (con
Giunta Zingaretti) che hanno autorizzato e stanno verificando quasi
sempre senza necessità di V.I.A. (la valutazione di impatto
ambientale) una miriade di centrali elettriche a biomasse o biogas,
depositi di stoccaggio rifiuti tossici e non, in quadrante di Agro
Romano che assomiglierà sempre di più alla Valle del Sacco. Un
comune, quello di Pomezia, che ha aderito al Patto dei Sindaci della
Provincia di Roma con l'obbiettivo di contrastare i cambiamenti
climatici “favorendo politiche per la riduzione delle emissioni
inquinanti”, che redige un Piano di Azione per l'Energia
Sostenibile (il SEAP), approvato con deliberazione del Commissario
Prefettizio n.4 del 22/01/2013, ma che nulla ha fatto per opporsi
alla costruzione di ben tre centrali elettriche alimentate ad olio
vegetale, presenti nel proprio territorio grazie a tre determinazioni
dirigenziali della Provincia di Roma (la n.4447/2008, la n. 7635 del
9.11.2010 e la n.7444 del 28.10.2010) che hanno così autorizzato la
GIRASOLE ENERGY Srl e la WELCOME T.E. alla messa in esercizio degli
impianti in via Trieste e in via Gorizia.
La zona industriale in cui sono autorizzate le centrali elettriche ad olio vegetale - (clicca sulla foto per ingrandire) |
E intanto sono in fase di
verifica, ma sempre con il benestare del comune pometino, sia la
eentrale elettrica a biomasse della COGEA srl, prevista in via della
Medicina (loc. Torremaggiore) che l' impianto di stoccaggio e
trattamento di rifiuti urbani speciali, di proprietà della MAD-GST
Srl. previsto in zona industriale Solfarata, sorgerebbero proprio in
una zona ora 'a rischio' e comunque da bonificare con tempi biblici.
Una cosa è certa: che il comune di Pomezia, costituitosi 'ad
adjuvandum' contro l'inceneritore di Albano, non solo si ritrova
a pochi chilometri la centrale ad olio vegetale di proprietà della
ARGITRADE Srl.(autorizzata il 15.04.2008), ma dovrebbe dover fare i
conti con altri progetti in corso di nulla-osta regionale e
provinciale come quello per un impianto di trattamento rifiuti
liquidi mediante evaporazione in via delle Gerbere 8/10/12 in zona
industriale Santa Palomba, progetto presentato dalla RICREA Srl.
Dovrebbe inoltre confrontarsi con ulteriori recenti progetti, come
quello di ADRASTEA Srl riferito ad un impianto di trattamento del
percolato della discarica di Porta Medaglia (percolato che una volta
decantato e chiarificato verrebbe convogliato nel Fosso dello
Schizzanello), o per quanto riguarda la variante di stoccaggio e
trattamento rifiuti pericolosi e non, principalmente RAEE (elettrici
ed elettronici), proposto dalla NIKE Srl in zona industriale
S.Palomba. E sempre in questa zona,la proposta di ITALFERRO srl per
un impianto di recupero produzione materie prime secondarie da
rifiuti speciali pericolosi e non, costituiti da rottami ferrosi.
Insomma, c'è poco da stare allegri, tra le già presenti discariche
di rifiuti a Roncigliano, quella di amianto (la più grande d'Europa)
di valle Caia, di rifiuti pericolosi a Falcognana, a
Fioranello,quella in località Selvotta, come pure del bruciatore di
'car fluff ' e materiali interni ed esterni di autovetture gestito dalla soc. ECOFER subito dopo
Pavona direzione mare.
Dimentichiamoci
l'idea di una campagna come quella visitata da Goethe o raffigurata
dai dipinti di Heckart, Sartorio o Nino Costa. Quei pochi agriturismi
o casali che spuntano tra un impianto industriale e l'altro (anche
virtualmente tra molti di là da venire) si illudono di poter
continuare ad essere piccole oasi di riferimento in un panorama che
ancora ci regala la visione bucolica di greggi che pascolano, ma su
quali terreni poi sarà tutto da scoprire nel tempo. Perchè anche le
piogge acide condizionano la filiera agro-alimentare della zona, e da
queste ignare pecore proverranno i formaggi che ci andremo a comprare
a qualche 'spaccio del contadino', insieme a frutta e verdura, di
quelli del 'kilometro zero' che ormai fa moda, ma che lascia a
desiderare se pensiamo da quale territorio potranno provenire. Di
questo passo sarà difficile trovare un quadrato di terra sana, per
una coltivazione 'bio'. Pensiamo solo al tanto decantato 'Made in
Lazio' della precedente Giunta Polverini, che in Regione Lazio ha
addirittura costituito un assessorato dedicato, con portale annesso.
Se non interverremo con responsabile coscienza civica, senza essere
spettatori passivi, assisteremo all'annullamento di tanti marchi
d.o.c. e d.o.p., allo svilimento di qualità delle tante eccellenze
della filiera enogastronomica. Forse siamo ancora in tempo, o forse è
già iniziato il conto alla rovescia?
(elena.taglieri@gmail.com)
(Questo articolo è stato pubblicato anche sul n. 6 de "IL Giornale del Lazio" 21-marzo- 4 aprile 2013
scaricabile dal sito: http://www.giornaledellazio.it/ )
scaricabile dal sito: http://www.giornaledellazio.it/ )