sabato 16 marzo 2013

AL CONTADINO NON FAR SAPERE QUANTO E' BUONO IL FORMAGGIO CON LE...'AMPERE': CENTRALI ELETTRICHE A BIOMASSE, DISCARICHE DI RIFIUTI TOSSICI, CONTAMINAZIONE DELLE FALDE ACQUIFERE A POMEZIA. L'AGRO ROMANO COME UN'ALTRA VALLE DEL SACCO ? (di Elena Taglieri)

Gregge di pecore sul ciglio di via Ardeatina dopo S. Palomba- (clicca sulla foto per ingrandire))
E' di un mese fa, esattamente del 12 febbraio 2013 l'Ordinanza Comunale n.3 (prot. 15681) emessa dal Commissario Prefettizio dr.ssa Serenella Bellucci, nella quale si dichiara la presenza di contaminazione delle acque di falda acquifera nel sottosuolo di Pomezia, riscontrando una considerevole presenza di alti picchi di alluminio, assieme a composti organo-alogenati e clorurati come il tetracloroetilene ed tricloroetilene, sostanze quest'ultime, considerate rifiuto pericoloso e scarsamente biodegradabile e che in ambienti sotterranei, in mancanza di ossigeno, possono trasformarsi lentamente in composti pericolosi.
Si tratta di un' “Area Vasta”, che per il momento rimane circoscritta tra quella produttiva di Pomezia, al confine con il limite amministrativo di Roma, seguendo il flusso della falda a cavallo della Pontina e tutto il plesso industriale a ridosso di via Tito Speri, via Naro e via Campobello, fino a via Tre Cannelle, per riprendere poi lungo la zona industriale della Laurentina, via dei Castelli Romani, fino all'ex-cava di zolfo (a via della Solfarata) e nel consorzio ASI di S. Palomba.
L'area è molto vicina alla discarica di Roncigliano (clicca sulla foto per ingrandirla)
 Una contaminazione che, come si legge, “si ritiene presumibilmente storica e connessa verosimilmente ad attività attuali e/o pregresse per le quali ad oggi non è possibile individuare i soggetti responsabili”,mentre “allo stato attuale non si conosce la reale estensione del fenomeno in quanto non è possibile individuare con ragionevole certezza forma e dimensioni della contaminazione e l'estensione globale”. Si parla di tempi lunghi (parecchi anni) per la bonifica dell'area e per il risanamento della falda”, e a tal proposito, mentre verranno agite le competenze dell'A.R.P.A. (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) e dell'Istituto Superiore di Sanità con monitoraggi continui e contributi di valutazione, saranno comunque “convocati anche altri Comuni a confine, interessati all'intervento”. Già, perchè sul territorio insistono realtà industriali radicate nel tempo, ma anche recenti, mentre altre sono in procinto di essere realizzate con tutta la disinvoltura di una Regione Lazio (con Giunta Polverini) e di una Provincia di Roma (con Giunta Zingaretti) che hanno autorizzato e stanno verificando quasi sempre senza necessità di V.I.A. (la valutazione di impatto ambientale) una miriade di centrali elettriche a biomasse o biogas, depositi di stoccaggio rifiuti tossici e non, in quadrante di Agro Romano che assomiglierà sempre di più alla Valle del Sacco. Un comune, quello di Pomezia, che ha aderito al Patto dei Sindaci della Provincia di Roma con l'obbiettivo di contrastare i cambiamenti climatici “favorendo politiche per la riduzione delle emissioni inquinanti”, che redige un Piano di Azione per l'Energia Sostenibile (il SEAP), approvato con deliberazione del Commissario Prefettizio n.4 del 22/01/2013, ma che nulla ha fatto per opporsi alla costruzione di ben tre centrali elettriche alimentate ad olio vegetale, presenti nel proprio territorio grazie a tre determinazioni dirigenziali della Provincia di Roma (la n.4447/2008, la n. 7635 del 9.11.2010 e la n.7444 del 28.10.2010) che hanno così autorizzato la GIRASOLE ENERGY Srl e la WELCOME T.E. alla messa in esercizio degli impianti in via Trieste e in via Gorizia. 
La zona industriale in cui sono autorizzate le centrali elettriche ad olio vegetale - (clicca sulla foto per ingrandire)
 E intanto sono in fase di verifica, ma sempre con il benestare del comune pometino, sia la eentrale elettrica a biomasse della COGEA srl, prevista in via della Medicina (loc. Torremaggiore) che l' impianto di stoccaggio e trattamento di rifiuti urbani speciali, di proprietà della MAD-GST Srl. previsto in zona industriale Solfarata, sorgerebbero proprio in una zona ora 'a rischio' e comunque da bonificare con tempi biblici. Una cosa è certa: che il comune di Pomezia, costituitosi 'ad adjuvandum' contro l'inceneritore di Albano, non solo si ritrova a pochi chilometri la centrale ad olio vegetale di proprietà della ARGITRADE Srl.(autorizzata il 15.04.2008), ma dovrebbe dover fare i conti con altri progetti in corso di nulla-osta regionale e provinciale come quello per un impianto di trattamento rifiuti liquidi mediante evaporazione in via delle Gerbere 8/10/12 in zona industriale Santa Palomba, progetto presentato dalla RICREA Srl. Dovrebbe inoltre confrontarsi con ulteriori recenti progetti, come quello di ADRASTEA Srl riferito ad un impianto di trattamento del percolato della discarica di Porta Medaglia (percolato che una volta decantato e chiarificato verrebbe convogliato nel Fosso dello Schizzanello), o per quanto riguarda la variante di stoccaggio e trattamento rifiuti pericolosi e non, principalmente RAEE (elettrici ed elettronici), proposto dalla NIKE Srl in zona industriale S.Palomba. E sempre in questa zona,la proposta di ITALFERRO srl per un impianto di recupero produzione materie prime secondarie da rifiuti speciali pericolosi e non, costituiti da rottami ferrosi. Insomma, c'è poco da stare allegri, tra le già presenti discariche di rifiuti a Roncigliano, quella di amianto (la più grande d'Europa) di valle Caia, di rifiuti pericolosi a Falcognana, a Fioranello,quella in località Selvotta, come pure del bruciatore di 'car fluff ' e materiali interni ed esterni di autovetture gestito dalla soc. ECOFER subito dopo Pavona direzione mare.
Dimentichiamoci l'idea di una campagna come quella visitata da Goethe o raffigurata dai dipinti di Heckart, Sartorio o Nino Costa. Quei pochi agriturismi o casali che spuntano tra un impianto industriale e l'altro (anche virtualmente tra molti di là da venire) si illudono di poter continuare ad essere piccole oasi di riferimento in un panorama che ancora ci regala la visione bucolica di greggi che pascolano, ma su quali terreni poi sarà tutto da scoprire nel tempo. Perchè anche le piogge acide condizionano la filiera agro-alimentare della zona, e da queste ignare pecore proverranno i formaggi che ci andremo a comprare a qualche 'spaccio del contadino', insieme a frutta e verdura, di quelli del 'kilometro zero' che ormai fa moda, ma che lascia a desiderare se pensiamo da quale territorio potranno provenire. Di questo passo sarà difficile trovare un quadrato di terra sana, per una coltivazione 'bio'. Pensiamo solo al tanto decantato 'Made in Lazio' della precedente Giunta Polverini, che in Regione Lazio ha addirittura costituito un assessorato dedicato, con portale annesso. Se non interverremo con responsabile coscienza civica, senza essere spettatori passivi, assisteremo all'annullamento di tanti marchi d.o.c. e d.o.p., allo svilimento di qualità delle tante eccellenze della filiera enogastronomica. Forse siamo ancora in tempo, o forse è già iniziato il conto alla rovescia?
                                                                           (elena.taglieri@gmail.com)

(Questo articolo è stato pubblicato anche sul n. 6 de "IL Giornale del Lazio" 21-marzo- 4 aprile 2013
scaricabile dal sito: http://www.giornaledellazio.it/  )

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