(Corteo a Ponticelli (LU) |
Con
la stessa velocità con cui stanno proliferando negozi di sigarette
elettroniche sull'onda di una improvvisa campagna salutista,
assistiamo parallelamente e quasi paradossalmente ad un' impennata di
autorizzazioni a go-go di
centrali a biomasse/biogas per la produzione di energia elettrica e
'bio'carburante. Alcune in fase di verifica (come a Velletri,
Pomezia, Ariccia,) una approvata a Pontinia, altre in discussione ad
Aprilia. Il tutto grazie ai decreti legge rilasciati ad
hoc dal Ministero per
l'Ambiente (come nel caso del 'salva
ILVA 'di
Taranto) finalizzati ad
incentivare una 'green
economy', che di verde e
di bio
possiede solo l'intestazione, tanto per indorare la pillola agli
ignari (la maggioranza di noi). Grazie soprattutto ai milioni di euro
elargiti dal GSE (il Gestore nazionale dei Servizi Energetici)
tramite i cosiddetti 'certificati bianchi' al posto dei pregressi
certificati 'verdi', volti a creare una filiera industriale e quindi
la ripresa di sviluppo economico in una nazione, come la nostra,
ormai al collasso.
Nessun
accenno, però, viene spiegato circa le reali conseguenze sulla
salute e sul comparto agroalimentare derivanti dalla nocività di
tale tecnologia.
Si
utilizzano termini tecnici ed asettici, come 'digestione anaerobica'
(in
assenza d’aria)
delle biomasse per produrre biogas (metano e altri gas), siano esse
da FORSU (frazione
organica dei rifiuti solidi urbani)
o da qualsiasi altro organico, omettendo la realtà per cui, in
presenza di ogni combustione, vengono immessi
inquinanti
nell'atmosfera, scarti inquinanti liquidi e solidi nei terreni (per i
quali occorrono speciali discariche) ed un ulteriore innalzamento
dell’effetto serra.
Vediamo dunque nel dettaglio.
Tra
quelle volatili nocive e/o irritanti, le sostanze emesse sono
principalmente costituite da Mercaptani,
aldeidi,
alchilsolfuri,
idrocarburi alifatici,
acidi grassi.
Quelle più pericolose
comprendono gli
idrocarburi clorurati e aromatici (benzene) fondamentalmente
cancerogeni.Le
emissioni inquinanti gassose, pre-post combustione, che nei progetti
delle centrali sono definite semplicente come “trascurabili” sono
in realtà costituite da molecole organiche (espresse
come COT,
limite150
mg/Nm3)
inglobate nel particolato e in particolare nelle nanopolveri (meno
di un micron).
Per
una legge rimasta indietro di trent’anni, e che nessuno vuol
modificare alla luce delle più moderne e recenti scoperte
scientifiche, i limiti sono rimasti ancora fissati al solo
particolato più grossolano (PM10:
limite
10mg/Nm3),
quello bloccato dai filtri. Non esistono (né sono stati ancora
inventati) filtri capaci di fermare totalmente le nanoparticelle, che
invece riescono a penetrare nelle cellule ed a sedimentarsi nei
grassi, non essendo idrosolubili.
Ma
ci sono anche altre sostanze liberamente presenti, tra queste:
l’ossido di carbonio,
potente veleno del sangue, capace di inibire l'emoglobina (CO
limite 800mg/Nm3),
che pur minimizzato da catalizzatori ossidanti non raggiunge mai
quota al di sotto dei 500-650
mg/Nm3,
gli ossidi di azoto
(NOx
limite
500mg/Nm3)
i cui valori sono
sempre vicini se non superiori ai limiti massimi e per impianti
≤1mega watt sono ben 35kg/giorno (la
quantità di emissioni che corrisponde ai fumi prodotti da 10.000
automobili che in un giorno percorrono una distanza di 20 km),
eppoi ancora ammoniaca,
l’idrogeno solforato
(H2S).
(Secondo
l’International Energy Agency - IEA Bioenergy
- i
biogas da biomasse contengono in media intorno a 10.000 ppm di H2S
e circa 200 ppm di ammoniaca).
Pressocchè inutili, quindi,
i desolforatori
usati negli impianti , poiché viene bloccata solo una parte di gas
solfidrico( costituito
da solfuri metallici),
che poi viene smaltita come residuo solido tossico .
Tra
i liquidi e i solidi di scarto abbiamo invece i
percolati, costituiti da
alte percentuali di azoto
ammoniacale, metalli,
salinità. Tutti gli
impianti a biomasse-biogas riciclano sulla massa in digestione parte
dei percolati, con il risultato che quello che viene ottimisticamente
definito “compost di
qualità” è una bomba
chimico-biologica sparsa nei terreni agricoli, contenente tra l'altro
i pericolosissimi batteri termoresistenti della famiglia Clostridium,
per intenderci, quelli del botulino
e del tetano.
(Presidio del 13 febbraio 2013 a Santa lucia di Fonte Nuova (RM) |
Ma
l’impatto più devastante verrebbe dagli impianti che utilizzano
anche organico da FOS
(Frazione
Organica Stabilizzata):
nulla di 'stabilizzato', perchè l’organico proviene da TMB
(Trattamento
Meccanico Biologico),
procedimento in antitesi a quello proprio della raccolta
differenziata porta a porta, in quanto costituito da materiale
inquinante non differenziato (tra cui anche vernici, olii
industriali, residui non biodegradabili, etc) che confluisce nel
percolato e successivamente nel cosiddetto digestato.
Va da sé che fare compost da quel tipo di digestato non è solo un
atto scientificamente sconsiderato ma anche eticamente doloso, tanto
quanto re-immetterlo in discarica.
Qualcuno
azzarda la soluzione magica di una depurazione attraverso la
'filtrazione per osmosi' dei percolati eccedenti, ma neppure così
può risolversi il problema del ritenuto osmotico (in
genere pari al 25-30%) dal
momento che trattasi di un
vero e proprio rifiuto
speciale tossico da
smaltire in discariche
speciali, assieme ai filtri e biofiltri esausti impregnati di
sostanze tossiche prodotte durante la digestione/combustione.
(striscione contro la centrale a biomassa ad Orvieto) |
Un
ultimo aspetto riguarda gli ossidi di azoto e il monossido di
carbonio, che al pari dell’anidride carbonica hanno un impatto
serra considerevole. E'
solo demagogico e fuorviante continuare a parlare di “impatto
zero” (
cioè che ’lanidride
carbonica emessa sarebbe uguale a quella catturata dalle piante
da cui proviene
l’organico) del
compostaggio anaerobico:
il vero compostaggio è
solo quello aerobico, che
non produce gas serra e mantiene il carbonio e l’azoto in forma
organica, indispensabile per la sopravvivenza delle piante e della
vegetazione, nonché di tutta la catena alimentare,che finisce
inevitabilmente a ripercuotersi sull'essere umano e quindi anche
sulla sua salute.
E
proprio per questo motivo, un altra fonte di preoccupazione riguarda
la filiera necessaria a foraggiare le centrali a biogas/biomassa, al
fine di produrre 'biocarburanti' ed energia elettrica. Il materiale
organico da esse utilizzato è in realtà costituito da prodotti
agricoli propri del sostentamento umano ed animale. E così, per
garantire il funzionamento di questi impianti, in Europa e nel mondo
appositamente dedicate vaste aree per la coltivazione mais, colza,
girasole, barbabietola da zucchero. Così, per coltivare campi che
producano queste materie prime da utilizzare come “biocarburanti”
per motori a benzina e diesel, in definitiva si sacrificano terreni
preziosi all’agricoltura alimentare, specialmente in quelle zone del
cosiddetto 'terzo mondo', nelle quali imperversa la carestia, la
malnutrizione, la siccità ed una globale mancanza di acqua per le
popolazioni locali.
Di
pari passo anche la deforestazione di migliaia di ettari di terreni,
da impiegare per la coltivazione di palma da olio, cartamo e la canna
da zucchero, con la inevitabile conseguenza sull'ambiente in quanto
ad aumento dell'effetto serra, proprio dovuto alla penuria di
vegetazione, e quindi alla desertificazione, rischi idrogeologici
compresi.
E
allora vale la penna meditare, prima che imprenditori
pseudo-ecologisti riescano a far varare un disegno di legge di
iniziativa “popolare” (?)che però sottende solo profitti, contro
ogni osservanza del principio di Precauzione, al quale ogni sindaco
ed ogni amministratore deve attenersi.
Lo
spieghi senza veli l'Amministrazione Comunale di Aprilia alla
cittadinanza,“prima
del 15 luglio e non oltre il 30 luglio 2013”, secondo
quanto proposto dal M5S alla consigliera Ornella Pistolesi: un
incontro pubblico “aperto
alla popolazione, ai rappresentati di Rifiuti Zero-Zero Waste”
per spiegare veramente dove vuole andare a parare questa L.I.P.
(elena.taglieri@gmail.com)