martedì 16 luglio 2013

La L.I.P. (Legge di Iniziativa Popolare) sulle centrali a biomasse/biogas: “innocue”?. Mica tanto. Ecco di cosa si tratta veramente (di Elena Taglieri)

(Corteo a Ponticelli (LU)
Con la stessa velocità con cui stanno proliferando negozi di sigarette elettroniche sull'onda di una improvvisa campagna salutista, assistiamo parallelamente e quasi paradossalmente ad un' impennata di autorizzazioni a go-go di centrali a biomasse/biogas per la produzione di energia elettrica e 'bio'carburante. Alcune in fase di verifica (come a Velletri, Pomezia, Ariccia,) una approvata a Pontinia, altre in discussione ad Aprilia. Il tutto grazie ai decreti legge rilasciati ad hoc dal Ministero per l'Ambiente (come nel caso del 'salva ILVA 'di Taranto) finalizzati ad incentivare una 'green economy', che di verde e di bio possiede solo l'intestazione, tanto per indorare la pillola agli ignari (la maggioranza di noi). Grazie soprattutto ai milioni di euro elargiti dal GSE (il Gestore nazionale dei Servizi Energetici) tramite i cosiddetti 'certificati bianchi' al posto dei pregressi certificati 'verdi', volti a creare una filiera industriale e quindi la ripresa di sviluppo economico in una nazione, come la nostra, ormai al collasso.
Nessun accenno, però, viene spiegato circa le reali conseguenze sulla salute e sul comparto agroalimentare derivanti dalla nocività di tale tecnologia.
Si utilizzano termini tecnici ed asettici, come 'digestione anaerobica' (in assenza d’aria) delle biomasse per produrre biogas (metano e altri gas), siano esse da FORSU (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) o da qualsiasi altro organico, omettendo la realtà per cui, in presenza di ogni combustione, vengono immessi inquinanti nell'atmosfera, scarti inquinanti liquidi e solidi nei terreni (per i quali occorrono speciali discariche) ed un ulteriore innalzamento dell’effetto serra.
Vediamo dunque nel dettaglio.
Tra quelle volatili nocive e/o irritanti, le sostanze emesse sono principalmente costituite da Mercaptani, aldeidi, alchilsolfuri, idrocarburi alifatici, acidi grassi. Quelle più pericolose comprendono gli idrocarburi clorurati e aromatici (benzene) fondamentalmente cancerogeni.Le emissioni inquinanti gassose, pre-post combustione, che nei progetti delle centrali sono definite semplicente come “trascurabili” sono in realtà costituite da molecole organiche (espresse come COT, limite150 mg/Nm3) inglobate nel particolato e in particolare nelle nanopolveri (meno di un micron).
Per una legge rimasta indietro di trent’anni, e che nessuno vuol modificare alla luce delle più moderne e recenti scoperte scientifiche, i limiti sono rimasti ancora fissati al solo particolato più grossolano (PM10: limite 10mg/Nm3), quello bloccato dai filtri. Non esistono (né sono stati ancora inventati) filtri capaci di fermare totalmente le nanoparticelle, che invece riescono a penetrare nelle cellule ed a sedimentarsi nei grassi, non essendo idrosolubili.
Ma ci sono anche altre sostanze liberamente presenti, tra queste: l’ossido di carbonio, potente veleno del sangue, capace di inibire l'emoglobina (CO limite 800mg/Nm3), che pur minimizzato da catalizzatori ossidanti non raggiunge mai quota al di sotto dei 500-650 mg/Nm3, gli ossidi di azoto (NOx limite 500mg/Nm3) i cui valori sono sempre vicini se non superiori ai limiti massimi e per impianti ≤1mega watt sono ben 35kg/giorno (la quantità di emissioni che corrisponde ai fumi prodotti da 10.000 automobili che in un giorno percorrono una distanza di 20 km), eppoi ancora ammoniaca, l’idrogeno solforato (H2S). (Secondo l’International Energy Agency - IEA Bioenergy - i biogas da biomasse contengono in media intorno a 10.000 ppm di H2S e circa 200 ppm di ammoniaca). Pressocchè inutili, quindi, i desolforatori usati negli impianti , poiché viene bloccata solo una parte di gas solfidrico( costituito da solfuri metallici), che poi viene smaltita come residuo solido tossico .
Tra i liquidi e i solidi di scarto abbiamo invece i percolati, costituiti da alte percentuali di azoto ammoniacale, metalli, salinità. Tutti gli impianti a biomasse-biogas riciclano sulla massa in digestione parte dei percolati, con il risultato che quello che viene ottimisticamente definito “compost di qualità” è una bomba chimico-biologica sparsa nei terreni agricoli, contenente tra l'altro i pericolosissimi batteri termoresistenti della famiglia Clostridium, per intenderci, quelli del botulino e del tetano.
(Presidio del 13 febbraio 2013 a Santa lucia di Fonte Nuova (RM)
Ma l’impatto più devastante verrebbe dagli impianti che utilizzano anche organico da FOS (Frazione Organica Stabilizzata): nulla di 'stabilizzato', perchè l’organico proviene da TMB (Trattamento Meccanico Biologico), procedimento in antitesi a quello proprio della raccolta differenziata porta a porta, in quanto costituito da materiale inquinante non differenziato (tra cui anche vernici, olii industriali, residui non biodegradabili, etc) che confluisce nel percolato e successivamente nel cosiddetto digestato. Va da sé che fare compost da quel tipo di digestato non è solo un atto scientificamente sconsiderato ma anche eticamente doloso, tanto quanto re-immetterlo in discarica.
Qualcuno azzarda la soluzione magica di una depurazione attraverso la 'filtrazione per osmosi' dei percolati eccedenti, ma neppure così può risolversi il problema del ritenuto osmotico (in genere pari al 25-30%) dal momento che trattasi di un vero e proprio rifiuto speciale tossico da smaltire in discariche speciali, assieme ai filtri e biofiltri esausti impregnati di sostanze tossiche prodotte durante la digestione/combustione.
(striscione contro la centrale a biomassa ad Orvieto)
Un ultimo aspetto riguarda gli ossidi di azoto e il monossido di carbonio, che al pari dell’anidride carbonica hanno un impatto serra considerevole. E' solo demagogico e fuorviante continuare a parlare di “impatto zero” ( cioè che ’lanidride carbonica emessa sarebbe uguale a quella catturata dalle piante da cui proviene l’organico) del compostaggio anaerobico: il vero compostaggio è solo quello aerobico, che non produce gas serra e mantiene il carbonio e l’azoto in forma organica, indispensabile per la sopravvivenza delle piante e della vegetazione, nonché di tutta la catena alimentare,che finisce inevitabilmente a ripercuotersi sull'essere umano e quindi anche sulla sua salute.
E proprio per questo motivo, un altra fonte di preoccupazione riguarda la filiera necessaria a foraggiare le centrali a biogas/biomassa, al fine di produrre 'biocarburanti' ed energia elettrica. Il materiale organico da esse utilizzato è in realtà costituito da prodotti agricoli propri del sostentamento umano ed animale. E così, per garantire il funzionamento di questi impianti, in Europa e nel mondo appositamente dedicate vaste aree per la coltivazione mais, colza, girasole, barbabietola da zucchero. Così, per coltivare campi che producano queste materie prime da utilizzare come “biocarburanti” per motori a benzina e diesel, in definitiva si sacrificano terreni preziosi all’agricoltura alimentare, specialmente in quelle zone del cosiddetto 'terzo mondo', nelle quali imperversa la carestia, la malnutrizione, la siccità ed una globale mancanza di acqua per le popolazioni locali.

Di pari passo anche la deforestazione di migliaia di ettari di terreni, da impiegare per la coltivazione di palma da olio, cartamo e la canna da zucchero, con la inevitabile conseguenza sull'ambiente in quanto ad aumento dell'effetto serra, proprio dovuto alla penuria di vegetazione, e quindi alla desertificazione, rischi idrogeologici compresi.
E allora vale la penna meditare, prima che imprenditori pseudo-ecologisti riescano a far varare un disegno di legge di iniziativa “popolare” (?)che però sottende solo profitti, contro ogni osservanza del principio di Precauzione, al quale ogni sindaco ed ogni amministratore deve attenersi.
Lo spieghi senza veli l'Amministrazione Comunale di Aprilia alla cittadinanza,“prima del 15 luglio e non oltre il 30 luglio 2013”, secondo quanto proposto dal M5S alla consigliera Ornella Pistolesi: un incontro pubblico “aperto alla popolazione, ai rappresentati di Rifiuti Zero-Zero Waste” per spiegare veramente dove vuole andare a parare questa L.I.P.
                                                                                  (elena.taglieri@gmail.com)




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