giovedì 21 marzo 2013

APPROVATE ALTRE DUE CENTRALI ELETTRICHE ALIMENTATE CON OLIO VEGETALE A GUIDONIA-MONTECELIO, CON IL BENESTARE DEL COMUNE CHE TUTTAVIA LAMENTA GLI INQUINANTI NEL PROPRIO TERRITORIO. CITTADINANZA OSTACOLATA NEI PROPRI DIRITTI COSTITUZIONALI. (di Elena Taglieri)

Il cementificio BUZZI UNICEM di Guidonia, attivo dal 1939 (clicca sulla foto per ingrandirla
Non bastava la centrale elettrica di potenza 840 kW, con 2 motori diesel alimentata ad olio vegetale, già approvata con Determina dirigenziale n.7408 del 28.10.2010, nella quale la Provincia di Roma autorizzava la Società F.I.E.R. Srl (Forniture Industriali Edili Roma) a costruire l'impianto in via A. Meucci 27, in zona Marco Simone località Setteville di Guidonia,
Ora la prolifica 'cicogna' del Dipartimento Tutela ed Aria ha scodellato due centrali 'gemelle' di 990 kW ciascuna, nel medesimo giorno. Infatti, il 1° marzo 2013 sia la Società FUTUR ENERGY S.r.l. (con Determina n. 910) che la Società COS. IMM S.r.l. (con Determina n. 911), entrambe con sede legale in Fonte Nuova (Rm) sono state autorizzate (come al solito, sempre dalla Provincia di Roma) a costruire i suddetti impianti nello stesso sito del Comune di Guidonia, e cioè in via J. Tintoretto.
Anche i tempi di presentazione di ognuna e tutto l'iter burocratico connesso seguono la medesima procedura: il 13 giugno 2011 la data di presentazione, seppur distintamente, dei progetti 'gemelli' per i quali successivamente sono state istituite Conferenze di Servizi dedicate, nei medesimi giorni del 18 ottobre 2011, 10 luglio 2012 e 22 gennaio 2013.
Sono diversi solo i nomi dei rappresentanti legali delle due societa (Federico Perazzi per la 'Futur Energy srl' e Carmelo Rizzo per la 'Coss.Imm srl'), che a quanto pare hanno reagito comunque in sinergia poiché nello stesso giorno del 5 febbraio 2013, in riferimento all'istanza di accesso agli atti presentata dal sig. Durantini (capogruppo del Partito Democratico di Fonte Nuova) hanno chiesto all'Amministrazione Provinciale “di mantenere la massima riservatezza in ordine ai documenti richiesti e, comunque, di impedire qualsiasi forma di divulgazione degli stessi.
Una richiesta quantomeno singolare, quella di voler mantenere il top-secret assoluto, che per molte centrali elettriche ad olio autorizzate di recente (come quelle di Colonna, di Cancelliera ad Albano Laziale, di Ardea e Pomezia) non si è verificato.
Il Consigliere Dr. Francesco PETROCCHI
Evidentemente perchè, a differenza dell'esito favorevole ottenuto per altre centrali di cui la gente poco o nulla sa o in certi casi ricevendone troppo tardivamente la notizia, per questi progetti, invece, si sono mosse parecchie realtà civiche, forse per qualche 'voce di corridoio' uscita in tempo dai Palazzi.
Ad esempio, su entrambe le costruende centrali, il Consigliere Provinciale Francesco Petrocchi ha presentato due interrogazioni in data 19 dicembre 2012, ma nella determina si legge che ad esse “non si è potuto dare riscontro in quanto il Consiglio provinciale è stato sciolto a seguito delle dimissioni del Presidente”. Molto strana, però, cotanta 'solerzia' da parte della stessa Provincia di Roma, a nome del Dipartimento Tutela Aria ed Energia, nell'aver comunque rispettato il protocollo di procedura autorizzando con evidente autonomia di poteri gli impianti, dopo quasi ben tre mesi dalle dimissioni di Zingaretti, ora Presidente della Regione Lazio.
La vicenda si è svolta in maniera tortuosa, in pieno scavalcamento delle rappresentanze popolari e politiche, calpestando tra l'altro alcuni fondamentali principi costituzionali, fra cui il diritto alla salute e la tutela ambientale . Difatti, alla 'Associazione Culturale pro Santa Lucia' è stato richiesta “ai fini dell'accesso agli atti, la documentazione che attesti un interesse diretto, concreto e attuale corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata, mentre la stessa Provincia osserva che “.dallo statuto dell'Associazione Culturale 'Amici dell'Inviolata' non si evince un interesse diretto, concreto ed attuale ad una situazione giuridicamente tutelata” bensì un generico scopo di tutela del Parco dell'Inviolata”, come se, per il Dipartimento 04 Servizio 03, la salute e la tutela paesaggistico-ambientale già di per sé fossero irrilevanti e non costituissero un diritto prioritario ed irrinunciabile rispetto a qualsiasi innovazione tecnologica e crescita industriale.
Sono rimaste inevase anche le richieste di annullamento dei due progetti in quanto“...l'eventuale dissenso dei Comuni limitrofi non può essere preso in considerazione poiché fornito da enti privi di competenza ed inoltre la valutazione della compatibilità urbanistica dell'intervento in oggetto, di fatto, spetta al Comune di Guidonia Montecelio territorialmente competente”.
Ma leggendo bene le due Determine, si comprende emblematicamente come il Comune di Guidonia la propria scelta l'avrebbe fatta già in sede di Conferenza dei Servizi, con nota prot. 41824 del 22 maggio 2012, nella quale comunica a ciascuna delle due società Coss. Imm e Futur Energy, proponenti le centrali ad olio,l'intenzione di formare un nuovo strumento urbanistico nell'ambito del quale ridefinire l'area interessata dall'impianto”.
Una bella variazione di destinazione d'uso del piano urbano e paesaggistico ad hoc, che ha portato quindi il Comune di Guidonia Montecelio ad esprimere con prot. 57712 del 9/07/2012 “parere favorevole considerando che essendo gli interventi localizzati in zona agricola da PRG, il rilascio dell' Autorizzazione Unica costituisce variazione del suolo”.
Bel paradosso se consideriamo che il Comune di Guidonia Montecelio rientra nel 'Patto dei Sindaci contro i Cambiamenti Climatici' (fortemente voluto dalla Giunta Zingaretti), nel rispetto dei protocolli di Kyoto.
Nicola ZINGARETTI
Se andiamo a sfogliare il 'Bilancio di Energia e Co2 del Comune di Guidonia Montecelio' (BEI), redatto nell'aprile 2011 da 'Alleanza per il Clima Italia', come pure il documento SEAP (il Piano di Azione per l'Energia Sostenibile), emerge una forte ed esplicita posizione comunale a volere centrali ad olio e similari nel proprio territorio. Infatti, al paragrafo 'Produzione di energia da fonti rinnovabili', si legge che “ 2 nuovi centri sportivi (una polisportiva ed una piscina) saranno dotati di cogeneratori a biomassa vegetale”, mentre “per il settore agricolo, che ha un consumo estremamente marginale rispetto all'industria e terziario, occorre verificare i potenziali di utilizzo delle agro-energie”.Ma una centrale a biomassa, liquida o solida che sia, di certo non immette nell'aria vapori innocui alla stregua di una sigaretta elettronica.
Una vera e propria contraddizione quando troviamo scritto che “l'obiettivo ambizioso della Commissione Europea significa per il Comune di Guidonia un passo decisivo di uscire da un'economia e una società basata sul fossile con un primo passo quantificabile verso una civiltà solare”, incentivando anche il car-sharing ed il car-pooling.
Ma allora appare fin troppo irrazionale la possibilità di conciliare la futura presenza di queste centrali ad olio vegetale o di quella alimentata a biogas di discarica (autorizzata il 4.02.2008 dalla Provincia e dallo stesso Comune alla società MARCOPOLO ENGINEERING) e le già presenti emissioni delle“2 scuole che possiedono centrali elettriche alimentate a gasolio“, con le 'preoccupazioni' che il Comune di Guidonia, sempre nel suddetto documento 'Bilancio di Energia e Co2' descrive con dovizia quando afferma che “...dei 4 impianti di produzione di calcestruzzo presenti a Guidonia quello UNICEM è certamente il più grande e più impattante, che il forno utilizza il pet-coke, ossia i residui petroliferi pesanti ed oleosi che, attraverso un processo di coking, si trasformano in un combustibile costituito essenzialmente da idrocarburi policiclici aromatici (ad alto peso molecolare ed elevato tenore di carbonio)”.
Che senso ha affermare poi che “ ...le infrastrutture e la viabilità non sono state migliorate rispetto alla forte espansione della città e la combinazione di questi fattori rende difficoltoso il traffico urbano”? E che dire poi di un Sindaco che ammette: “la situazione è aggravata dalle caratteristiche atmosferiche della zona. Guidonia è caratterizzata infatti da una scarsa ventosità e da una forte stabilità atmosferica, che non facilita la dispersione degli inquinanti. Con il ristagno degli inquinanti nell'aria che respiriamo livelli di inquinamento atmosferico superano spessissimo i limiti stabiliti per la protezione della salute umana. Le misurazioni della centralina di monitoraggio dell'ARPA testimoniano la situazione locale”?.
Guidonia, appunto, con tanto di Acquapiper “ un grande parco acquatico di divertimenti che nella stagione estiva attrae numerose persone della vicina Roma e dai territori limitrofi”.
L'ex-Assessore Regionale dr. Marco MATTEI
Nonostante tutto questo, la Provincia, pur essendo rimasta 'orfana' di Presidente, liquida la faccenda pronunciandosi un po' alla Ponzio Pilato lì dove afferma che “..non è possibile respingere un'istanza autorizzativa per un impianto da fonte rinnovabile poiché la Regione Lazio non ha legiferato in materia di siti non idonei e l'Amministrazione precedente non può sostituirsi ad altro ente legislativo”.
E allora dobbiamo 'ringraziare' l'ex-Assessore regionale all'Ambiente Mattei che in due anni e mezzo di mandato si è premurato di semplificare la V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) al punto da escluderla per molti siti destinati a discariche, stoccaggio e trattamento rifiuti anche pericolosi, oltre che nei confronti di questo continuo florilegio di centrali ad olio e biomassa solida, proposte quasi quotidianamente.
E' sicuramente per questo motivo che a seguito delle istanze di accesso agli atti del 'Comitato popolare contro gli impianti nocivi di Fonte Nuova, S.Angelo e Guidonia' e delle altre Associazioni il Dipartimento provinciale ha imposto alle due società, come fondamentale prescrizione, di garantire la provenienza dell'olio combustibile: che sia di provenienza effettivamente vegetale e non trattato chimicamente, un po' come succede con l' H.A.C.C.P delle lavorazioni e manipolazioni alimentari: l'autocontrollo lo deve dichiarare il ristorante, il bar, il negozio o l'industria alimentare. Ma senza controlli si rischia di chiedere all'oste se è buono il vino....
Per fortuna si è ancora abbondantemente nei tempi per un ricorso al T.A.R. (60 giorni) o al Capo dello Stato (120 giorni) dalla data di autorizzazione.
Per fortuna, però, come si legge ancora nelle due Determinazioni Dirigenziali, “..l'inizio dei lavori è subordinato alla presentazione dei contratti definitivi degli accordi bonari e dei contratti di locazione” poiché i passaggi delle strade di accesso ricade e percorre alcuni terreni privati.
Allora, cari proprietari dei terreni privati, siate meno 'bonari'. Con una mano in più sulla coscienza e una in meno sul portafoglio, anche se di questi tempi la crisi è nera.
                                                                                                   (elena.taglieri@gmail.com)
 

sabato 16 marzo 2013

AL CONTADINO NON FAR SAPERE QUANTO E' BUONO IL FORMAGGIO CON LE...'AMPERE': CENTRALI ELETTRICHE A BIOMASSE, DISCARICHE DI RIFIUTI TOSSICI, CONTAMINAZIONE DELLE FALDE ACQUIFERE A POMEZIA. L'AGRO ROMANO COME UN'ALTRA VALLE DEL SACCO ? (di Elena Taglieri)

Gregge di pecore sul ciglio di via Ardeatina dopo S. Palomba- (clicca sulla foto per ingrandire))
E' di un mese fa, esattamente del 12 febbraio 2013 l'Ordinanza Comunale n.3 (prot. 15681) emessa dal Commissario Prefettizio dr.ssa Serenella Bellucci, nella quale si dichiara la presenza di contaminazione delle acque di falda acquifera nel sottosuolo di Pomezia, riscontrando una considerevole presenza di alti picchi di alluminio, assieme a composti organo-alogenati e clorurati come il tetracloroetilene ed tricloroetilene, sostanze quest'ultime, considerate rifiuto pericoloso e scarsamente biodegradabile e che in ambienti sotterranei, in mancanza di ossigeno, possono trasformarsi lentamente in composti pericolosi.
Si tratta di un' “Area Vasta”, che per il momento rimane circoscritta tra quella produttiva di Pomezia, al confine con il limite amministrativo di Roma, seguendo il flusso della falda a cavallo della Pontina e tutto il plesso industriale a ridosso di via Tito Speri, via Naro e via Campobello, fino a via Tre Cannelle, per riprendere poi lungo la zona industriale della Laurentina, via dei Castelli Romani, fino all'ex-cava di zolfo (a via della Solfarata) e nel consorzio ASI di S. Palomba.
L'area è molto vicina alla discarica di Roncigliano (clicca sulla foto per ingrandirla)
 Una contaminazione che, come si legge, “si ritiene presumibilmente storica e connessa verosimilmente ad attività attuali e/o pregresse per le quali ad oggi non è possibile individuare i soggetti responsabili”,mentre “allo stato attuale non si conosce la reale estensione del fenomeno in quanto non è possibile individuare con ragionevole certezza forma e dimensioni della contaminazione e l'estensione globale”. Si parla di tempi lunghi (parecchi anni) per la bonifica dell'area e per il risanamento della falda”, e a tal proposito, mentre verranno agite le competenze dell'A.R.P.A. (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) e dell'Istituto Superiore di Sanità con monitoraggi continui e contributi di valutazione, saranno comunque “convocati anche altri Comuni a confine, interessati all'intervento”. Già, perchè sul territorio insistono realtà industriali radicate nel tempo, ma anche recenti, mentre altre sono in procinto di essere realizzate con tutta la disinvoltura di una Regione Lazio (con Giunta Polverini) e di una Provincia di Roma (con Giunta Zingaretti) che hanno autorizzato e stanno verificando quasi sempre senza necessità di V.I.A. (la valutazione di impatto ambientale) una miriade di centrali elettriche a biomasse o biogas, depositi di stoccaggio rifiuti tossici e non, in quadrante di Agro Romano che assomiglierà sempre di più alla Valle del Sacco. Un comune, quello di Pomezia, che ha aderito al Patto dei Sindaci della Provincia di Roma con l'obbiettivo di contrastare i cambiamenti climatici “favorendo politiche per la riduzione delle emissioni inquinanti”, che redige un Piano di Azione per l'Energia Sostenibile (il SEAP), approvato con deliberazione del Commissario Prefettizio n.4 del 22/01/2013, ma che nulla ha fatto per opporsi alla costruzione di ben tre centrali elettriche alimentate ad olio vegetale, presenti nel proprio territorio grazie a tre determinazioni dirigenziali della Provincia di Roma (la n.4447/2008, la n. 7635 del 9.11.2010 e la n.7444 del 28.10.2010) che hanno così autorizzato la GIRASOLE ENERGY Srl e la WELCOME T.E. alla messa in esercizio degli impianti in via Trieste e in via Gorizia. 
La zona industriale in cui sono autorizzate le centrali elettriche ad olio vegetale - (clicca sulla foto per ingrandire)
 E intanto sono in fase di verifica, ma sempre con il benestare del comune pometino, sia la eentrale elettrica a biomasse della COGEA srl, prevista in via della Medicina (loc. Torremaggiore) che l' impianto di stoccaggio e trattamento di rifiuti urbani speciali, di proprietà della MAD-GST Srl. previsto in zona industriale Solfarata, sorgerebbero proprio in una zona ora 'a rischio' e comunque da bonificare con tempi biblici. Una cosa è certa: che il comune di Pomezia, costituitosi 'ad adjuvandum' contro l'inceneritore di Albano, non solo si ritrova a pochi chilometri la centrale ad olio vegetale di proprietà della ARGITRADE Srl.(autorizzata il 15.04.2008), ma dovrebbe dover fare i conti con altri progetti in corso di nulla-osta regionale e provinciale come quello per un impianto di trattamento rifiuti liquidi mediante evaporazione in via delle Gerbere 8/10/12 in zona industriale Santa Palomba, progetto presentato dalla RICREA Srl. Dovrebbe inoltre confrontarsi con ulteriori recenti progetti, come quello di ADRASTEA Srl riferito ad un impianto di trattamento del percolato della discarica di Porta Medaglia (percolato che una volta decantato e chiarificato verrebbe convogliato nel Fosso dello Schizzanello), o per quanto riguarda la variante di stoccaggio e trattamento rifiuti pericolosi e non, principalmente RAEE (elettrici ed elettronici), proposto dalla NIKE Srl in zona industriale S.Palomba. E sempre in questa zona,la proposta di ITALFERRO srl per un impianto di recupero produzione materie prime secondarie da rifiuti speciali pericolosi e non, costituiti da rottami ferrosi. Insomma, c'è poco da stare allegri, tra le già presenti discariche di rifiuti a Roncigliano, quella di amianto (la più grande d'Europa) di valle Caia, di rifiuti pericolosi a Falcognana, a Fioranello,quella in località Selvotta, come pure del bruciatore di 'car fluff ' e materiali interni ed esterni di autovetture gestito dalla soc. ECOFER subito dopo Pavona direzione mare.
Dimentichiamoci l'idea di una campagna come quella visitata da Goethe o raffigurata dai dipinti di Heckart, Sartorio o Nino Costa. Quei pochi agriturismi o casali che spuntano tra un impianto industriale e l'altro (anche virtualmente tra molti di là da venire) si illudono di poter continuare ad essere piccole oasi di riferimento in un panorama che ancora ci regala la visione bucolica di greggi che pascolano, ma su quali terreni poi sarà tutto da scoprire nel tempo. Perchè anche le piogge acide condizionano la filiera agro-alimentare della zona, e da queste ignare pecore proverranno i formaggi che ci andremo a comprare a qualche 'spaccio del contadino', insieme a frutta e verdura, di quelli del 'kilometro zero' che ormai fa moda, ma che lascia a desiderare se pensiamo da quale territorio potranno provenire. Di questo passo sarà difficile trovare un quadrato di terra sana, per una coltivazione 'bio'. Pensiamo solo al tanto decantato 'Made in Lazio' della precedente Giunta Polverini, che in Regione Lazio ha addirittura costituito un assessorato dedicato, con portale annesso. Se non interverremo con responsabile coscienza civica, senza essere spettatori passivi, assisteremo all'annullamento di tanti marchi d.o.c. e d.o.p., allo svilimento di qualità delle tante eccellenze della filiera enogastronomica. Forse siamo ancora in tempo, o forse è già iniziato il conto alla rovescia?
                                                                           (elena.taglieri@gmail.com)

(Questo articolo è stato pubblicato anche sul n. 6 de "IL Giornale del Lazio" 21-marzo- 4 aprile 2013
scaricabile dal sito: http://www.giornaledellazio.it/  )