domenica 13 luglio 2014

CINECITTA' WORLD: QUALE SOSTENIBILITA' AMBIENTALE? (di Elena Taglieri)

L'hanno già inaugurato varie personalità del mondo politico (il Governatore Zingaretti, il sindaco Marino, il Presidente del Consiglio Regionale Leodori) e adesso, dopo un'eccezionale campagna mediatica anticipatoria, si aspetta per il 24 luglio l'ondata di visitatori per quello che viene considerato ed auspicato “volano per rilanciare l'economia del territorio capitolino”: Cinecittà World, sontuoso parco a temi che, oltre a promettere emozioni adrenaliniche per rispolverare e far conoscere alle nuove generazione i fasti del nostro passato cinematografico, afferma di garantire un futuro di almeno 2000 posti di lavori nell'indotto.
Un'area di di così vasta estensione per un progetto hollywoodiano spalmato nell'ecosistema dell'Agro Romano suscita non poche perplessità se si considera che quest'ultimo risulta già abbastanza gravato da criticità dovute alla cementificazione in continuo incremento, almeno per ricordarci che non siamo nelle praterie dell'immensa America, ma in uno stretto stivale ed il sito in questione non è lontano da poli industriali e dalla stessa via Pontina.

Come si legge nel progetto presentato da Cinecittà Parchi Spa, Società Sofim Srl, Società Edilparco Spa e Società Cinecittà Village Spa, che ottenuto parere favorevole dalla stessa Regione Lazio in quanto a V.I.A. (valutazione di Impatto Ambientale) in data 23 dicembre 2011 con prot. n.546559, “il nuovo progetto produrrà potenziali aumenti degli inquinanti CO, CO2 e PM10.(..) dovute al sostenuto traffico veicolare esistente lungo l'infrastruttura “ sulla S.S. 148 Pontina (con flussi di traffico di circa 6.570 autoveicoli nell'ora di punta, in direzioni opposte Roma-Pomezia).

Delicata appare anche la questione relativa all'assetto idrogeologico del suolo “caratterizzato dalla presenza di un'unica falda acquifera posta alla profondità media di 43 m dal piano campagna, dalla quale attingono i pozzi presenti nell'agglomerato industriale”, falda che “presenta scarsa produttività, alimentata dalla zona dell'apparato vulcanico dei Colli Albani”. Su quest'ultimo bacino va ricordato il recente abbassamento di falda e la consistente presenza di arsenico, che negli ultimi mesi ha subìto un'impennata considerevole.

Ciò che comunque desta non poche perplessità riguarda il punto che prevede di “migliorare le prestazioni energetiche degli edifici e di contenere i consumi energetici dell'intervento in oggetto, nonché di promuovere l'utilizzo delle fonti rinnovabili” per cui il progetto “dovrà essere redatto e realizzato nel rispetto degli obiettivi di qualità individuati dalla Legge Regionale n.6/2008 relativa all'architettura sostenibile e alla bioedilizia”. Il che, secondo quanto riportato da ECOGENA Spa (costola di ACEA) comporta che l'intera struttura verrà alimentata da un impianto elettrico di trigenerazione ibrida di 1600 kWe, dove per 'trigenerazione ibrida', secondo quanto recita il 'PIANO DI AZIONE PER L’ENERGIA SOSTENIBILE DELLA CITTÀ DI ROMA (Sustainable Energy Action Plan SEAP), ci riferisce a centrali elettriche alimentate da gas metano e biomassa liquida: “centrali ibride: tale termine indica che almeno il 50% dell'energia prodotta deriva da fonti rinnovabili. Più in dettaglio, alcuni gruppi di cogenerazione saranno alimentati ad olio vegetale grezzo, un caso particolare di biomassa”.

E se da una parte con la tecnologia delle 'smart grid' si vorrebbe eliminare la presenza di C02, sappiamo di certo che il metano in realtà è la prima e maggiore causa dell''effetto serra in atmosfera, mentre la combustione di olio vegetale sprigiona ossido di zolfo, ossido di azoto, particolati ed altre sostanze non certo innocue.
A tutto questo scenario poco sostenibile va aggiunto quello che ormai risulta un problema annoso e mai risolto per Roma: quello dei rifiuti.
Si prevede infatti che ogni aumento dell'offerta turistica e commerciale abbia come inevitabile conseguenza maggior consumo e produzione di rifiuti ed allo stato attuale, finché la questione non verrà definitivamente risolta in modo intelligente c'è solo la prospettiva di alimentare ulteriormente discariche ed inceneritori.
Il vero senso della sostenibilità ambientale è nel capire il reale impatto ambientale ad immediato e a lungo termine sul territorio, ma spesso e purtroppo molte ambiziose iniziative economiche, talvolta faraoniche, tralasciano questo importante aspetto.
                                                                                     (elena.taglieri@gmail.com)

mercoledì 19 marzo 2014

IL DANNO E LA BEFFA: DUE CITTADINI CITATI IN GIUDIZIO DAL PROPRIO CONDOMINIO PER LA LORO PROTESTA CONTRO L'ANTENNA SELVAGGIA DI PAVONA. E LE AMMINISTRAZIONI STANNO A GUARDARE (di Elena Taglieri)


(Il lenzuolo sulla palazzina di via del Mare 3 con lo slogan)
L’11 marzo 2014 rischia di rimanere una data ‘storica’ a testimonianza della consueta inerzia burocratica delle Istituzioni Amministrative, anche in fatto di politica, quando in campagna elettorale tanto promettono e tanto poi dimenticano di mantenere nella quotidianità del loro mandato, in un palleggio di responsabilità e di delega a terzi.
Il danno e la beffa sono giunti proprio in questo giorno a carico di Ennio Moriggi e Vito Diotallevi, due cittadini residenti nella porzione di Pavona facente parte del comune di Albano Laziale, che da anni, insieme a molti altri, si sono e si stanno battendo contro l’antenna di telefonia radiomobile WIND-Ericsson installata abusivamente e senza alcuna autorizzazione a via del Mare 20, in prossimità dell’incrocio con la via Nettunense, proprio di fronte al loro civico, ma nella porzione di Pavona appartenente al comune di Castel Gandolfo, in un quadrante densamente abitato nel quale insistono scuole, negozi, supermercati, la Biblioteca Comunale ed il Centro Anziani, oltre naturalmente alle tante abitazioni. Per questo giorno, appunto, sono stati convocati presso la Camera per la Media Conciliazione dell’Ordine Forense di Velletri, sita in Genzano, a seguito di una citazione in giudizio da una parte del proprio condominio per violazione del ‘decoro’ urbano.
Ai suddetti cittadini è stato più volte richiesto con secca formalità dall’amministratore dello stesso, dietro insistente e ripetuta pressione di certi condòmini, di rimuovere un pezzo di stoffa bianca appesa ai loro balconi, recante lo slogan “NO ANTENNE-DIFENDIAMO LA SALUTE”. Le diffide condominiali erano giunte già nel mese di novembre 2011, proprio quando in a Pavona si era saputo che l’antenna telefonica installata in tutta fretta era già pienamente funzionante. In quel periodo si sono susseguite assemblee cittadine ed ognuno a modo suo ha manifestato una civile opposizione, come del resto rimane pacifica la protesta del pezzo di stoffa bianco sui balconi di Moriggi e Diotallevi (in una palazzina che rimane comunque distante dalla via del Mare) messo lì a ricordare e sensibilizzare tutti quelli che si sono arresi nella attesa, seppur speranzosi, che qualcuno delle due Amministrazioni Comunali (Albano Laziale e Castel Gandolfo) in questi anni risolvesse magicamente un problema ormai cronico. Tutto ciò nonostante le ‘rassicurazioni’ fatte all’epoca dai consiglieri di turno e dai sindaci, che intanto nel frattempo sono cambiati, nonostante un pendente ricorso al T.A.R. (Tribunale Amministrativo Regionale) che però ancora tarda ad ottenere una fattiva sentenza a riguardo.
Il problema dell’elettrosmog legato all’antenna di via del Mare 20 si inserisce tristemente in una realtà di nocività ambientale nella quale si trova tutta Pavona e non solo: da anni incombe lo spettro minaccioso della costruzione dell’Inceneritore di Roncigliano (a pochi kilometri da Pavona), dove esiste già una discarica nauseabonda e contaminata, a causa della quale tantissimi cittadini sono dovuti ricorrere al Pronto Soccorso perfino nei giorni recenti e nei mesi trascorsi. Per non contare tutti gli altri effetti dovuti alla discarica per chi abita non solo attorno ad essa ma addirittura nel raggio di 5 km: aumento di tumori al seno, ai polmoni, al sistema linfatico, gastrointestinale, urinario, malattie cardiovascolari e del sangue, leucemie,, con picchi di di mortalità e di patologia che vanno dal +40% al +76% rispetto alla media, secondo i dati forniti dallo studio statistico ERAS, in collaborazione con il Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio del Servizio Sanitario Nazionale. Nel motivo della controversia presentata dall’amministratore Raffaella Galbo riguardo il pezzo di stoffa bianca contro l’antenna di telefonia si legge che “tale affissione, trattandosi di balconate prospicienti la facciata dello stabile condominiale sono assolutamente lesive del decoro architettonico dell’intero edificio condominiale e determinano un conseguente pregiudizio economico a danno di tutti i condomini che, a causa della costante presenza di suddetti lenzuoli, hanno patito e subiscono ancora un notevole deprezzamento del valore commerciale delle proprie abitazioni”. Dunque, in questo triste scenario di emergenza ambientale ci sono persone che, come alcuni condòmini di via del Mare 3, anziché lottare concretamente per risolvere questi i problemi ed esigere tutela reale dei propri diritti alla salute ed in generale scelgono, invece, di citare in giudizio i propri condòmini Ennio Moriggi e Vito Diotallevi, smaccatamente per fini utilitaristici, evidentemente nella prospettiva di vendere casa e ’scappare’, ‘nascondendo’ all’ignaro acquirente ‘forestiero’ le criticità del territorio, quasi in questo modo a ‘rifilargli il pacco’. 
 Ma in questa società ipertestuale, nella quale tutti sono informati di tutto, sono ormai pochi quelli rimasti all’oscuro di dette problematicità ambientali, perché Pavona è salita alla cronaca, oltre ai motivi legati all’inceneritore, alla discarica ed arsenico nell’acqua, anche per essere la località dei Castelli con la più alta incidenza tumorale per inquinamento veicolare, dovuto pure alla presenza di un passaggio a livello in pieno centro abitato (motivo per cui si è costituito anni fa il Comitato 'Sottoterra il treno') e per la vicinanza a numerose industrie insalubri, in ultimo anche il polo di rottamazione e smaltimento di car-fluff dell’Italferro, oltre alla recente questione-rifiuti legata alla Falcognana ed alla centrale elettrica ad oli vegetali di via Cancelliera. 
(Il lenzuolo di protesta del Comitato 'Sottoterra il treno' a Pavona)

Una duplice questione dei soliti profitti, quella appunto del privato Gestore di telefonia e di alcuni privati cittadini che si scagliano contro chi in realtà difende i diritti di tutti, loro compresi, e che ha semplicemente del grottesco se consideriamo che a monte della mobilitazione di Moriggi e Diotallevi c’è una storia che parte da molto lontano, esattamente dal 14 giugno 2005 quando i sindaci di Castel Gandolfo ed Albano erano rispettivamente Maurizio Colacchi e Marco Mattei (tra l’altro ex-Assessore all’Ambiente della Regione Lazio in Giunta Polverini).
Fu allora che un folto gruppo di firmatari indirizzò ad essi una lettera nella quale veniva segnalata con preoccupato allarme la richiesta avanzata da un privato di installare un’antenna di telefonia radiomobile sul terrazzo della propria abitazione in via del Mare 20. L’allora probabile Gestore telefonico rimaneva ancora misterioso, dapprima individuato in TELECOM, poi successivamente identificato in VODAFONE. Ed a questa società l’allora sindaco di Castel Gandolfo aveva prontamente “espresso parere contrario al rilascio ed al permesso a costruire” poiché “ il progetto in esame risulta essere in contrasto con il piano di localizzazione e il regolamento per l’installazione di impianti per antenne, approvato con atto del Consiglio Comunale n.104 del 18.09.2002, ai sensi della Legge 22 febbraio 2001 n.36”. E con un’istanza del 22. 06.2005 (prot. 9448) lo stesso Colacchi aveva ringraziato i firmatari della segnalazione (Comitato di Quartiere ‘Pavona Uno’, Pro Loco Pavona di Castel Gandolfo, Parrocchia s. Eugenio, Parrocchia s. Giuseppe, Palestra Comunale Dante Alighieri, Scuola Materna Pio XII, Centro Anziani Pavona di Albano Laziale, Centro anziani Pavona di Castelgandolfo, ecc.), confermando loro di aver comunicato alla compagnia telefonica il proprio deciso diniego a costruire e addirittura invitando la popolazione ad un incontro con l’Amministrazione Comunale per il 30/06/ 2005.
Eppure qualche mese dopo, lo stesso comune di Castel Gandolfo (come riportato sul quotidiano ‘La Repubblica’ del 23.08.2005) si era occupato di una questione analoga: quella di un’ antenna radiobase da posizionare nel proprio cimitero, per la quale era stata rilasciata “un’autorizzazione provvisoria di un anno per poter valutare l’effettivo impatto ambientale”. E lo stesso Maurizio Colacchi aveva ammesso che “la soluzione progettuale benchè approvata dalla Sovraintendenza, non era completamente convincente sotto il profilo dell’inserimento nel sito ma conforme al Regolamento comunale, in base al quale i siti approvati devono trovarsi fuori da zone densamente abitate e in aree pubbliche, per evitare speculazioni da parte dei privati: le richieste riguardanti immobili del centro sono state infatti respinte”. Motivo? Colacchi chiosa affermando che “ l’unica possibilità per le Amministrazioni che vogliono affrontare seriamente e responsabilmente i problemi è regolamentare la dislocazione delle antenne secondo criteri mirati a ridurre le emissioni elettromagnetiche”. Nonostante ciò, l’antenna di via del Mare 20 della WIND-ERICSSON è stata installata in barba a chiunque, rivestita da canna fumaria, tanto per confondere l’attenzione di chi la vede sovrastante una palazzina in cui su strada si affaccia un’attività commerciale di panetteria e affini, ben funzionante da quasi tre anni.
(L'antenna di via del Mare 20 che 'sembra' una canna fumaria)
Era il 30 gennaio 2011 quando il commento del consigliere comunale di Albano Laziale Domenico Di Tuccio fu di comunicare che “a seguito di numerose segnalazioni di cittadini ci siamo immediatamente mossi, in sintonia con il comune di Castel Gandolfo, dove l’antenna è stata posizionata in disaccordo con la sospensiva del T.A.R. ed il piano antenne dell’Amministrazione. Non permetteremo che sia la salute dei cittadini a risentirne. A questa dichiarazione fece eco quella dell’assessore all’Ambiente Claudio Fiorani, sempre di Albano: “Siamo già in contatto con il comune di Castel Gandolfo e abbiamo dato il nostro appoggio a questa battaglia. Si tratta di un’ulteriore conferma di come la cooperazione tra amministrazioni è necessaria e proficua per il bene dei cittadini”.
Ma pare che i tempi giudiziari e politici nella loro lentezza burocratica siano sempre biblici, così intanto, anche se il ricorso al T.A.R. è stato appoggiato ‘ad adiuvandum’ anche dal comune di Albano Laziale, il 3 gennaio 2012 è stato inaugurato in pompa magna il Parco Giochi di via Roma (vicino a Biblioteca, Centro Anziani ed al condominio di Ennio Moriggi e Vito Diotallevi) presente anche l’On. Nicola Zingaretti, e con l’antenna telefonica attiva a pieno regime. Sono trascorsi due anni da quella inaugurazione e nel frattempo la Giunta di Castel Gandolfo è cambiata, essendo Milvia Monachesi diventata sindaco nel maggio dello stesso anno, precedentemente consigliere ed assessore già dal 2002 nello stesso Comune.

(l'inaugurazione del Parco Giochi di via Roma a Pavona)
Non c’è dunque da meravigliarsi se fino ad ora nessuna Istituzione si sia mossa: non lo ha fatto per esempio il comune di Ardea nei confronti dei propri cittadini di Villaggio Ardeatino, vittime delle esalazioni mefitiche della dirimpettaia discarica di Roncigliano, appartenente al comune di Albano Laziale. Non lo ha fatto, per lo stesso motivo, lo stesso Comune di Albano, nonostante il ‘Coordinamento NO-INC’ chieda da mesi, anzi da anni, la caratterizzazione interna ed esterna della discarica, visti gli sforamenti superiori ai limiti di legge di sostanze come piombo, manganese (+2), fluoruro (+6), ferro (+10), bromuro (+8), benzene (+3), tribromometano (+6) e naturalmente il fetore. Magari una discarica è più ’tangibile’ perché puzza e la gente accusa i malori nell’immediato, almeno per quanto riguarda gli aspetti odorigeni, mentre per quelli di carattere patologico le ‘sorprese’ arrivano a medio termine; al contrario, le onde elettromagnetiche non sono percepibili dai nostri cinque sensi (per un credente sarebbe come negare l’esistenza di Dio solo perché non ci appare).
(il lenzuolo a via Ardeatina di fronte la discarica di Roncigliano)
Se il problema di Moriggi e Diotallevi è solo quello di aver appeso un lenzuolo ai loro balconi (che rimangono comunque proprietà privata) vale la pena ricordare ad alcuni signori condòmini di via del Mare 3 e alla loro amministratrice che a Guidonia e Fonte Nuova nella scorsa primavera, lungo la via Palombarese c’è stato il famoso ‘Bucato del dissenso’: lenzuola bianche appese ai balconi, con su la scritta “NO BIOMASSE”, contro la costruzione di due centrali elettriche ad olio vegetale, poi sventata, grazie alla mobilitazione cittadina. E a tutt’oggi quella popolazione continua a manifestare il proprio dissenso con lenzuoli affissi, per protesta contro l’impianto di TMB (Trattamento Meccanico Biologico) annesso alla discarica dell’Inviolata.
In tema di inquinamento elettromagnetico sono di pochi giorni fa le vittorie riportate in alcuni quartieri della Capitale: in zona Ottavia e Lucchina è già pronta una ‘class-action’ contro la fungaia di antenne sparse selvaggiamente, che continuano a spuntare dalla notte al giorno a ritmo cadenzato e ravvicinato. In zona AXA-Casalpalocco, contro l’antenna gigantesca prevista sul ‘Drive-In’, che ha portato una compatta unione tra residenti e consiglieri di ogni appartenenza politica, questi ultimi pronti ad un incontro urgente con la Regione Lazio e addirittura per un’interpellanza parlamentare che modifichi la ‘Legge Gasparri’, quella che ha favorito la liberalizzazione delle frequenze e la corsa sfrenata delle compagnie telefoniche a piazzare le rappresentanze del loro potere economico, neanche fossero bandiere di astronauti di un allunaggio. La compatezza di lotta cittadina s'è vista anche in zona Cinecittà-Est, dove qualche giorno fa, dopo due anni, i residenti hanno vinto il ricorso al Tar contro l’antenna WIND di via Francesco Gentile 135, abusiva anche questa, con una sentenza straordinaria di ventidue pagine che ne annulla il titolo autorizzativo. Una vicenda questa che risale al 17 dicembre 2011, quando anche in questo caso l’antenna fu innalzata velocemente dalla notte alla mattina, come nella vicenda di Pavona.
(Particolare del Parco Giochi di Pavona)

Ennio Moriggi e Vito Diotallevi, abbandonati a se stessi, sono l’esempio classico del tanto parlare e del poco fare delle istituzioni politiche, ma innanzitutto amministrative. E suonano del tutto retoriche le affermazioni dell’assessore all’Ambiente Claudio Fiorani rilasciate in un’intervista al ‘Corriere Tuscolano’ del 22.05.2013, nelle quali egli diceva “ Qualche settimana fa è stata fatta un’assemblea pubblica per ricordare ai cittadini che di fatto dal 2007 vige un piano antenne, tutt’ora efficace, grazie al quale da 6 anni a questa parte nel nostro territorio non è stata installata nemmeno un’antenna”.
Ci si chiede, infatti, dove fosse in quel periodo tutta quella ‘cooperazione tra amministrazioni’ tanto decantata dall’Assessore nel 2011, se poi a distanza di quattro mesi continuavano ad arrivare le diffide al Moriggi e al Diotallevi dall'amministratore del proprio condominio. Di fatto, se le 'zelanti' Amministrazioni fossero intervenute veramente con seri provvedimenti a carattere di urgenza il lenzuolo di Pavona sarebbe stato rimosso dagli stessi Moriggi e Diotallevi a conclusione di una vicenda finalmente risolta, come gli stessi hanno sempre sostenuto.
Dunque, l’inerzia dei due Comuni di Castel Gandolfo e di Albano Laziale sono andati in contrasto con la ‘Legge Quadro sull’’Elettrosmog’ del 2001 e decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2003, che stabiliscono tempi e modi per le autorizzazioni che devono essere necessariamente essere lunghi per consentire agli Enti preposti di effettuare i dovuti controlli, rappresentando così una sia pur minima garanzia di attenzione nei confronti dell’impatto delle installazioni di basi radio per le telecomunicazioni. E non solo. Col cosiddetto ‘Principio di Precauzione’ (D.lgs n.41 del 16.1.2008), il sindaco può decidere con urgenza anche in disaccordo al parere della USL, quando è in gioco la salute pubblica, in forza degli articoli 216 e 217 del T.U.L.P.S. (e questo vale anche nei confronti di una discarica come quella di Roncigliano). Se già un’emerita sentenza del Tribunale di Bologna nel 2005 aveva riconosciuto un’antenna di telefonia come causa di impatto ambientale assimilabile a quello prodotto da un impianto per lo smaltimento dei rifiuti o da aeroporto (con conseguente danno psicologico ed economico per i residenti), la gravità dell’inquinamento elettromagnetico,scientificamente riconosciuto ed ammesso, si inquadra anche penalmente nell’art. 674 del c.p. (‘Gettito pericoloso di cose’), nel quale sono ravvisati oltre a fumi e vapori anche le onde magnetiche, finanche radioattive. (ed anche questo vale nei confronti di una discarica come quella di Roncigliano...). Ecco perché non bastava solo un ricorso al T.A.R., ma si rendeva necessario anche una denuncia in Procura, fatto che non è avvenuto.


Molta solerzia, seppure con un paio di mesi di ritardo, è stata invece dimostrata dall’ Amministrazione di Albano Laziale nell’accogliere l’iniziativa presentata da alcuni consiglieri del partito ‘Fratelli D’Italia’ ”di autorizzare l’affissione sull’ingresso principale del Palazzo municipale, di uno striscione che riporti la scritta ‘Salviamo i nostri Marò’ “, presentata in data 13.1.2014 (prot. 0002206) come ‘Richiesta urgente’, nella quale, come si legge, viene Ravvisata la necessità di far sentire la vicinanza degli italiani attraverso una campagna di mobilitazione a partire dalle istituzioni locali, convinti che ogni istituzione, per quanto di competenza, deve fare il massimo per aiutare i nostri soldati”. E nonostante il ‘ritardo’ autorizzativo (“Sono passati 12 giorni di indifferenza da parte dell’Amministrazione Comunale”, così hanno scritto i rappresentanti del ‘Circolo Goffredo Mameli’) proprio pochi giorni fa, esattamente il 7 marzo 2014 i rappresentanti di ‘Fratelli d’Italia’ della sezione di Albano Laziale hanno scritto sul loro blog: ” Dopo lunga e ingiustificata attesa, il partito di Giorgia Meloni ha ottenuto l’autorizzazione da parte dell’amministrazione per affiggere a Palazzo Savelli lo striscione realizzato e affisso dal circolo Goffredo Mameli, dei due fucilieri arrestati. Solamente dopo le forti insistenze del nostro consigliere Domenico Roma nel corso dell’ultimo consiglio comunale, infatti, è stato possibile ottenere l’autorizzazione dopo più di un mese dalla richiesta” (…) E’ con soddisfazione che oggi abbiamo dato alla cittadinanza la possibilità di dimostrare solidarietà ai due marinai”.
(Lo striscione di 'Fratelli d'Italia' per la solidarietà ai Marò)
Con tutto il rispetto per i Marò, naturalmente, la domanda sorge spontanea: cosa hanno fatto Domenico Roma, Marco Silvestroni, Nabil Cassabgi e Fabio Sannibale per la questione dell’antenna di Pavona, essendo gli stessi consiglieri già dal 2010? E Altrettanto valida la perplessità sulla non tempestività del Comune di Albano, per non parlare di Castel Gandolfo,sulla tanta 'solidarietà' per la salute dei cittadini di Pavona (Moriggi e Diotallevi compresi) rispetto alla famigerata antenna? C’è pure chi, come il consigliere Massimo Maggi, ha accolto le interrogazioni di quest'ultimi e in vista della prossima conferenza sul rifacimento del nuovo piano-antenne, ha da poco inoltrato un'informativa al sindaco Marini ricordando allo stesso che dopo quattro anni di attuale Giunta tra i molti punti-cardine del suo programma elettorale, rimane ancora attuale e da rispettare quello relativo alla tutela della salute. Si muoverà qualcosa? Chissà. Certo è che manca un anno alla fine dell'attuale consiliatura e forse ci si sta già preparando alla prossima campagna elettorale di promesse. Massimo Maggi ha intanto proposto come soluzione alternativa al controverso lenzuolo di Moriggi e Diotallevi quella di posizionare uno striscione sulla facciata di Palazzo Savelli con scritto “Sì alla salute. No all'elettrosmog”, tanto per ritornare in tema di decoro urbano. Ricordiamoci però che il palazzo del Municipio non è la bacheca di Facebook e la gente esige fatti concreti.
Appuntamento, dunque, al 25 marzo per Moriggi e Diotallevi, data in cui il proprio amministratore ha indetto un'assemblea di condominio per discutere la proposta avanzata dal mediatore della Camera di Conciliazione di Genzano, con la possibilità di considerare conclusa quest'assurda vicenda e riaprire un dialogo sereno con i propri vicini di casa, in vista della prossima udienza fissata per il 1° aprile. Ma senza nessun 'pesce' e con nuova grinta, pretendendo stavolta interventi reali, responsabili, effettivi e fattivi dalle Amministrazioni comunali.

                                                                                                 (elena.taglieri@gmail.com)



venerdì 14 febbraio 2014

LA STRIDENTE CONVIVENZA TRA UVA ITALIA, VINI D.O.C. E BITUMIFICIO: SUCCEDE A SAN CESAREO, TERRITORIO GIOVANE IN BILICO TRA VOCAZIONE AGRICOLA E INDUSTRIALIZZAZIONE SELVAGGIA (di Elena Taglieri)


(Il Bitumificio della Paolacci Srl a S. Cesareo (Campo Gillaro)  

Neppure il quadrante laziale oltre l’hinterland a sud-est della Capitale e nel versante dei Monti Prenestini viene risparmiato da investimenti industriali veramente incompatibili con la vocazione agricola di questo territorio. Infatti è già in funzione nel comune di S.Cesareo, in Località Faeta-Campo Gillaro un impianto di recupero inerti appartenente alla PAOLACCI SRL, che ha ottenuto l’esclusione della procedura di V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale) con Prot. N. 219162 del 29/10/2009. Di un altro, per lo stoccaggio ed il trattamento rifiuti, proposto dalla ELPIDIA 2000 Srl, (dello stesso gruppo societario PAOLACCI), in via Polense 5, Località Osa (appena fuori del raccordo anulare e ricadente in zona est del comune di Roma direzione direzione Zagarolo), risultano solo progetto e relativa istanza (presentate in data 02.03.2009  ma a tutt’oggi  privo di parere a riguardo. Entrambi gli impianti sono praticamente adibiti alla produzione di conglomerato bituminoso a caldo. Ciò, tradotto in altri termini significa emissioni di fumi e vapori non certo innocui e non a base di terapeutico aerosol. La distanza che li separa non è poi eccessivamente così lontana (11, 26 km), almeno in linea d’aria, ma si sa pure che l’aria non rimane ferma. (http://issuu.com/smoothejazz/docs/istanza_36-2009, http://issuu.com/smoothejazz/docs/progetto e http://issuu.com/smoothejazz/docs/studio_impatto_ambientale_elpidia_s ).
Una cosa certa è che nel progetto presentato da Elpidia2000 Srl, al punto 7.2 –‘Produzione di conglomerati bituminosi’ si citano “due linee per la produzione di conglomerato vergine a caldo (rispettivamente impianto Marini ed impianto Loro e Parisini). Il ciclo produttivo avviene integrando materiali vergini (bitume, materiali inerti, additivo minerale etc.) con l’aggiunta, in proporzioni variabili, di materiali provenienti dalla fresatura a freddo o dalla scarifica del manto stradale”, mentre per quanto concerne il paragrafo Sistemi di Misurazione viene detto che “Secondo quanto previsto nell’Allegato 2 SubAllegato 1 del  D.M. 05.02.1998 e nel D.P.R 203/88 verrà predisposto un sistema di controllo con misurazione in continuo dei seguenti inquinanti: IPA, CO, NOX, SOX, Polveri”.
Dell’impianto di S. Cesareo comunque qualcosa si sapeva già nella scorsa primavera, ed era apparso perfino un manifesto 'misterioso' per le vie del paese, evidentemente con lo scopo di avvertire i cittadini di buona volontà ad  interloquire con l’amministrazione locale.
(il manifesto 'misterioso' apparso a S. Cesareo)
Ci ha pensato il ‘Comitato di Difesa del Territorio’ a presentare istanza di accesso agli atti (Prot. gen. n.19074 del 22.10.203), indirizzata all’Amministrazione comunale, nella quale veniva espressamente richiesto, oltre alla copia degli atti relativi all’impianto, anche di conseguenza (e soprattutto) che la medesima Amministrazione “…si adoperi  affinchè a tutela della salute, vengano attivati tutti i controlli necessari a verificare, oggi ed in futuro, il rispetto delle normative sulle emissioni inquinanti” . Lo stesso Comitato che si è costituito a seguito della notizia appresa sulla imminente costruzione (fortunatamente poi scongiurata) di una centrale elettrica ad olio vegetale in quel di Colonna. (http://www.eco16.it/2012/12/in-arrivo-colonna-la-centrale-elettrica.html).

La magra e formale risposta del Comune di S. Cesareo è arrivata il 13 novembre (prot. N.20425), a firma della Dott.ssa Grandoni (responsabile dell’U.R.P.) a dir poco sconcertante: " … fermo restando che il requisito per l'accesso agli atti risiede in un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è chiesto l'accesso, il diritto di accesso stesso non puo' essere utilizzato come strumento per un mero generico e generalizzato controllo esplorativo sull'azione amministrativa nè puo' essere configurato come un particolare tipo di azione popolare."
Forse sarebbe il caso di rammentare alla Funzionaria in questione che proprio la salute pubblica rientra tra i beni collettivi giuridicamente tutelati, così come recita la nostra Costituzione all’art.32:” La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (…)”. Inoltre è giusto ricordare anche la principale funzione che investe qualsiasi sindaco: quella di essere la prima e principale AUTORITA’ SANITARIA LOCALE, con l’obbligo di garantire  il cosiddetto ‘principio di precauzione’, anche nei confronti di imprenditori privati, qualora le opere previste possano determinare un eventuale disagio ambientale. Pure in questo caso, infatti, la Costituzione Italiana si pronuncia affermando all’art. 41 che:
L’iniziativa economica privata è libera” ma essa: Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
A questo punto appare quantomeno paradossale la Deliberazione comunale n. 50 del 26 aprile 2013 del Sindaco di S. Cesareo Pietro Panzironi e Giunta annessa, avente come oggetto ‘Atto di dissenso alla realizzazione di una centrale elettrica per la bruciatura di oli vegetali’, nella quale si legge “Considerato che il Comune di San Cesareo (…) ritiene di manifestare apertamente e preventivamente il proprio dissenso a tale iniziativa impegnandosi ad opporsi ad essa, ove se ne ravvisasse la necessità (…)” e “Di impegnarsi sin d’ora ad opporsi, ove ne ricorra la necessità, alla realizzazione di tale impianto al fine della difesa dell’ambiente e della tutela del territorio e del patrimonio locale”(delibera affissa all’Albo pretorio il 10.05.203).
Ritornando agli impianti per la produzione di conglomerato bituminoso, almeno  fino a maggio era possibile visionare i progetti di entrambi. A tutt’oggi, e comunque almeno dal 20 novembre, cliccando sulla voce ‘scarica gli elaborati progettuali’ di ELPIDIA 2000 Srl si apre la schermata bianca del ‘Not Found on this server’, vale a dire che tale documentazione è inesistente, 
(la documentazione di Elpidia 2000srl non più presente sul portale della Regione Lazio)
mentre ancor più  immediata è la dicitura riguardante il Parere con esclusione di V.I.A. riferito al bitumificio di PAOLACCI Srl: tra parentesi due asterischi incorniciano la scritta “*FILE NON PRESENTE*0 , anche in questo caso dalla fine di novembre 2013, come verificato da chi scrive. 

(Gli elaborati progettuali 'spariti' dal portale della Regione Lazio)
 Per assurdo, dunque, il Comune di S.Cesareo mostra di ‘preoccuparsi’ per la centrale ad olio del proprio dirimpettaio (il comune di Colonna), ma in realtà era già a conoscenza dell’imminente impianto della PAOLACCI Srl sul proprio territorio, proposto già dal 2009.
E infatti, se andiamo a spulciare nel curriculum-vitae di Pietro Panzironi, scopriamo la sua carica ad Assessore delle Attività Produttive dal 1995 al 2005 e, come Assessore ai Lavori Pubblici, dal 2005 al 2008.
Ma è proprio dell’anno 2005 il documento delle ‘Indicazioni programmatiche del Patto Territoriale delle Colline Romane’ (PTPG), secondo il quale “…nel caso di San Cesareo sono presenti le seguenti vocazionalità: -Aree vocate per il recupero e lo sviluppo di colture agricole di qualità. Si tratta prettamente dell’area pedemontana e della parte centrale del territorio comunale, con presenza di colture legnose; –Tutela degli elementi di valore ambientale presenti nelle aree di potenziamento e qualificazione dell’offerta turistica, tutela e valorizzazione del patrimonio rurale, attività manifatturiere, produttive ed artigiani”.
Eppure tanta attenzione per la tutela paesaggistico-agricola non sembra aver sortito gli effetti dovuti. Tanto per cominciare, nel  progetto inoltrato da  PAOLACCI Srl  riguardante l’ ‘Impianto di riciclaggio di rifiuti inerti da attività di costruzione, demolizione e scavo’ (leggi: bitumificio la sua localizzazione viene così descritta: una “superficie di circa 16.800 mq. L’area, classificata come zona agricola ma con D.G.R. n. 287 del 15/05/2007 è stato approvato il Piano Particolareggiato per attività produttive in località Faeta-Campo Gillaro in variante al P.R.G. trasformandolo da zona E agricola a sottozona E2 e D industriale, artigianale e Commerciale.
Aggiungiamo pure che Panzironi è Sindaco dal 2008, tra l’altro confermato consecutivamente per la seconda volta. Ergo, pienamente a conoscenza di tutti i progetti proposti nel suo territorio, che hanno ottenuto l’esclusione dalla V.I.A. (leggi: mancanza di impatti significativi sull’ambiente).
(Pietro Panzironi, sindaco di S. Cesareo)
Ma non è solo il progetto dei due impianti di produzione di conglomerato bituminoso ad essere ‘spariti’ dal sito della Regione Lazio. Esiste un altro Parere escluso dal procedimento di V.I.A. (il n.103111 del 04.06.2009), proposto da SVILUPPO INVESTIMENTI SRL e riferito alla ‘Realizzazione di un centro per attività produttive artigianali e polifunzionali-Patto Colline Romane’, contemplato nel territorio di S.Cesareo: un complesso di “3 edifici a diversa destinazione, con aree di parcheggio, supermercato, tavola calda, bar, piscine coperte per il nuoto, l’aquagym, la riabilitazione motoria, la palestra per la ginnastica, il fitness, la danza; un albergo a tre o quattro stelle, un distributore di benzina, un campo polivalente per calcetto, pallavolo, pallacanestro, tennis”. Il tutto secondo una visione imprenditoriale che, come si legge,  auspica e vede  il Comune di San Cesareo destinato a diventare polo industriale e commerciale a livello nazionale”. Non solo, per tale opera edilizia “al fine di ottemperare agli obbiettivi comunitari, nazionali e regionali che prescrivono il miglioramento dell’efficienza energetica e la promozione delle fonti rinnovabili, il proponente dovrà attuare le seguenti misure compensative: produzione minima di energia termica da fonti rinnovabili e/o cogenerazione-trigenerazione al 50% fabbisogno annuo”.
Cogenerazione, trigenerazione, appunto. Non va scordato che essa consente la produzione di energia elettrica e termica tramite alimentazione da biomasse liquide (oli vegetali), biomasse di provenienza agricola non alimentare, biogas da rifiuti di discarica, acque reflue da depuratori).
C’è anche un altro progetto di fresca proposta, anche questo ‘inaccessibile’ dal sito della Regione Lazio, ma prontamente archiviato da chi scrive, finchè a suo tempo è stato possibile scaricarlo dal portale, come gli altri di cui si è finora parlato. Il progetto in questione è della EDILITALIA SRL, depositato al Comune di San Cesareo in data 07.09.2012 ed ancora in attese di parere di V.I.A. L’oggetto riguarda una ‘discarica per rifiuti inerti e impianto annessi’, da realizzare in loc. Laghetto, via Casilina km.24,050.(http://issuu.com/smoothejazz/docs/istanza_di_via_discarica_a_san_cesa )
Nella documentazione della società frascatana, laddove vengono chiariti i sistemi di mitigazione degli effetti di tale discarica, si spiega disinvoltamente che “…per quanto riguarda la qualità dell’aria dell’area di intervento si possono citare gli studi effettuati nell’ambito della redazione del Piano Regionale per la Tutela dell’Aria della Regione Lazio, che hanno portato alla valutazione , per l’anno 2005, delle concentrazioni degli inquinanti principali, usualmente presi in considerazione nelle politiche della qualità dell’aria: SO2, NOx, Particolato (Pm10 e Pm2,5), NMVOC (Composti Organici Volatili non Metanici). I risultati di tali studi sono descritti nel paragrafo 5.6 dello Studio di Impatto Ambientale al quale si rimanda. Il comune di San Cesareo nel quale rientra l’intervento, è caratterizzato da valori medi o bassi degli inquinanti considerati nello studio”. (http://issuu.com/smoothejazz/docs/progetto_edilitalia_per_discarica_s
Sono passati ben 9 anni dal 2005 ed il territorio di San Cesareo, ma anche limitrofo, non è lo stesso di allora. Pertanto non ha senso citare studi così datati. E come la mettiamo col bitimificio in regime attivo?
Di certo gli inquinanti ‘medi o bassi’ citati da EDILITALIA Srl non sono più tali.
E intanto il Comune di San Cesareo continua a portare come fiore all’occhiello la ‘Mostra dell’Uva Italia’, quest’anno giunta alla 46° edizione.  Nell’edizione passata è stato emesso addirittura un francobollo speciale (su richiesta dell’amministrazione comunale in accordo con Poste Italiane), raffigurante il logo del Comune ed un grappolo d’uva accanto ad un piatto fumante della cucina tipica casareccia. Durante i due giorni della festa ai visitatori sono stati offerti cestini di uva e fiaschetti di vino. Come affermato da Salvatore Schiano, organizzatore della manifestazione e Consigliere con delega agli Eventi: ”Abbiamo cercato di organizzare una sagra dell’uva perché riteniamo che questa manifestazione non sia soltanto una semplice festa ma anche e soprattutto la celebrazione dell’identità del nostro territorio”.

(Mostra dell'Uva Italia a S. Cesareo- clicca per ingrandire)
Pare che il 28 settembre 2014 sia in programma la ‘Mostra dell’Uva Italia e dei vini D.O.C. San Cesareo’.
Col bitumificio in funzione. Forse con altri impianti industriali pronti a partire. San Cesareo come un’altra piccola Colleferro? Secondo uno studio dell’INAIL (patrocinato dalla Regione Lazio e dall’azienda ASL RMC) “gli estratti di bitume che hanno subito un processo di stripping al vapore, i bitumi raffinati all’aria e le miscele dei due, sono invece classificati nel gruppo 2B, ossia possibili cancerogeni per l’uomo, in quanto vi è una maggiore evidenza di cancerogenicità solo negli studi sperimentali sugli animali. Il NIOSH (National Institute of Occupational Safety and Health) raccomanda, invece, di considerare i fumi di asfalto come potenziali cancerogeni occupazionali.
La cancerogenicità dei bitumi è legata alla presenza nei fumi di idrocarburi policlici aromatici (IPA), alcuni dei quali sono classificati dalla IARC come cancerogeni per l’uomo, gruppo 1 (benzo[a]pirene), 2A (dibenzo[a,h]antracene) o probabili cancerogeni,gruppo 2B (benzo[a]antracene, naftalene, indeno[1,2,3-cd]pirene, benzo[b]fluorantene, benzo[j]fluorantene, benzo[k]fluorantene).(…) Gli olii combustibili B.T.Z. e gli oli diatermici sono cancerogeni riconosciuti, contrassegnati dalla frase di rischio R 45 ("Può provocare il cancro"); particolare importanza assume l’olio diatermico utilizzato nello scambiatore di calore per mantenere a temperatura il bitume. Gli stessi agenti cancerogeni sopramenzionati si sviluppano anche dai processi di combustione e pirolisi degli oli combustibili e diatermici. A questi si aggiunge l’idrogeno solforato (H2S), irritante, non presente nelle materie prime tal quali, ma generato quale sottoprodotto, e la soda caustica (idrossido di sodio, NaOH), sostanza tossica utilizzata in quantità discrete”.
Piccolo particolare non trascurabile: sulla locandina della ‘Mostra dell’Uva Italia’, patrocinata dal Comune di San Cesareo, tra gli sponsors spicca anche PAOLACCI Srl. Quel tanto per rassicurare.
C’è da sperare che il parere di esclusione dalla V.I.A. del bitumificio Paolacci possa essere messa in discussione, dal momento che tale documento è stato sottoscritto dall’ormai ex- Direttore di Dipartimento della Regione Lazio Raniero De Filippis, agli arresti (riconfermati dal Tribunale del Riesame) dopo lo scandalo- rifiuti che lo ha coinvolto insieme a Manlio Cerroni ed altri funzionari.
Sicuramente il ‘Comitato di Difesa del territorio’ ed altre realtà associative sensibili alla questione ecologica avranno da fronteggiare una lunga e calda ‘primavera’ ambientale. Come minimo, a tutti loro, non resta che augurare necessariamente buon lavoro e buona lotta.
                                                                                                                                                    (elena.taglieri@gmail.com)

 





domenica 26 gennaio 2014

IL “COORDINAMENTO NO INCENERITORE DI ALBANO” DOPPIAMENTE BEFFATO DALLE ISTITUZIONI COMUNALI DOPO LO 'SCANDALO-RIFIUTI' DI CERRONI & CO. (di Elena Taglieri)

E' imminente uscita del prossimo numero di “AlbanoinComune”, il mensile del Comune di Albano Laziale. Quasi sicuramente non dovrebbe mancare l'editoriale in prima pagina dello stesso Sindaco Marini o quantomeno uno spazio nutrito e dedicato, riguardante il recente 'scandalo- rifiuti' che ha portato (finalmente) all'arresto di Manlio Cerroni ed altri 'compagni di merenda', oltre a coinvolgere numerosi personaggi, per il momento indagati, (ma si spera a breve imputati). Chissà se nel mensile comunale la Giunta di Albano avrà la sincerità di raccontare ai cittadini come si sia comportata nei confronti del “Coordinamento contro l'inceneritore di Albano”, vero ed unico motore di azione, che ha determinato fortemente la scoperta di 'un sodalizio criminale' attorno alla questione rifiuti, così come riportato dal G.I.P. Battistini nelle 410 pagine della sua Ordinanza Applicativa di Misure Cautelari Personali (N.7449/2008 R.G.N.R.N. 13928/2008 R.G.GIP, ndr) e non solo dei Castelli ma di tutto il circuito facente capo e diramatosi dalla figura di Manlio Cerroni. Sta di fatto che venerdì 17 gennaio si è tenuta un'assemblea cittadina nella Sala Consiliare di Palazzo Savelli, sede del Comune di Albano Laziale, indetta dal “Coordinamento NO-INC”. Un evento che il Coordinamento aveva organizzato prima ancora dello scandalo che ha travolto Manlio Cerroni e tutta la sua 'cricca' di funzionari e politici 'a delinquere'.(sempre secondo le ipotesi di reato contestate dal G.I.P.) L' assemblea del 17 gennaio 2014 era stata pensata da tempo per informare la cittadinanza su molti temi ancora rimasti in sospeso: il G.S.E. (il Gestore Servizi Energetici) ed i Cip6 (i famosi 'certificati verdi' statali devoluti per le energie rinnovabili ma poi in realtà utilizzati per l'energia da incenerimento); la revoca dell' A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) completamente illegale, riguardante il termovalorizzatore di Albano; la caratterizzazione delle falde acquifere e dei pozzi spia della discarica di Roncigliano. Tra questi anche il problema della medesima discarica che continua a puzzare, e sul perché si è saputo adesso dalla Magistratura e dai Carabinieri del N.O.E. (Nucleo Operativo Ecologico) quello che il Coordinamento andava dicendo da sempre, dati alla mano.
Il 17 gennaio alle 17:00 non c'era e non c'è stata nessun Autorità del Comune di Albano a presiedere l'assemblea cittadina: né il Sindaco in persona, nè il Vicesindaco, nessun Consigliere di maggioranza e di opposizione, nessun Assessore. Neppure un qualche rappresentante dei Comuni di bacino dei Castelli Romani che quotidianamente sversano i loro rifiuti nella discarica di Roncigliano (compresi Fiumicino, Roma e lo Stato Vaticano). Come ha fatto notare Imperia Rossi, una militante del Coordinamento NO-INC: “...sembrava di essere in un castello vuoto, di quelli tipicamente medievali, popolati dai fantasmi...ma almeno i fantasmi qualche volta fanno pure sentire materialmente la loro presenza, lasciano un sussurro, muovono qualcosa...”.Qui, invece, erano presenti solo alcuni cittadini, rimasti come orfani. Il Comune di Albano si è invece limitato ad 'apparire' in mera veste burocratica e fiscale facendosi pagare € 100 dal “Coordinamento NO-INC “ per utilizzo della Sala Consiliare! Insomma, un trattamento concepibile solo per eventi commerciali, talora anche culturali, ma non certo da destinarsi a coloro che hanno impedito non solo di cadere nel baratro di disastro ecoambientale, ma che hanno contribuito a fermare la recidiva dei reati da parte dei 'colletti bianchi' e di 'Re Manlio'. Praticamente come sentirsi in affitto in casa propria.
iù nobile sarebbe stato il gesto di rendere gratuito questo evento, un vero e proprio 'omaggio della casa' (comunale), perché tanto 100 euro in meno nel proprio bilancio non avrebbero reso più 'povera' Albano Laziale. Non solo. Ancor più nobile sarebbe stato pure il gesto da parte di altre Istituzioni Comunali dei Castelli Romani: meno di € 10 a testa (meno del costo di una pizza, quasi come un kebab) ed i 100 euro così spalmati non avrebbero pesato più di tanto.
Corre voce che Albano in primis, vorrebbe rivalersi su Cerroni per le sovrafatturazioni gonfiate dell'immondizia mal gestita dallo stesso magnate, e forse a ruota anche gli altri Comuni di bacino, per costituirsi tutti parte civile a causa del danno subìto.
Ma come se non bastasse, lo stesso Comune di Albano, qualche giorno prima del 17 gennaio, ha addirittura sanzionato di ben € 400 un appartenente al “Coordinamento NO-INC” che aveva richiesto, con un'istanza firmata, la Sala Consiliare e per questo considerato formalmente l'unico possibile referente del "NO-INC", quindi  da poter ricondurre ai manifesti affissi dal Coordinamento, ritenuti 'abusivi', nei quali venivano tra l'altro pubblicizzate sia questa assemblea come pure quella del 23 gennaio tenutasi a Cancelliera. In occasione di questi due appuntamenti il Coordinamento avrebbe informato anche sulle vicende giudiziarie di Cerroni & Co., oltre alla situazione legata alla discarica ed all'inceneritore, quest'ultimo tra l'altro 'sparito' dal Piano Regionale dei Rifiuti (!?!) di recente, e comunque prima degli eccellenti arresti .
 
Questo, dunque, è stato l'ingrato 'riconoscimento', paradossalmente mai accaduto finora, a 6 anni e mezzo di lotta popolare contro ogni forma di nocività, devastazione ambientale, giochi di potere e corruzione!! Una doppia beffa, non solo verso il “Coordinamento contro l'inceneritore di Albano” e di sacrifici economici sostenuti negli anni dai suoi componenti, ma soprattutto virtualmente nei confronti di tutta la popolazione Castellana!! Nonostante ciò, la soddisfazione più grande per il “Coordinamento NO-INC” è stata quella di aver avuto ragione su chi sono veramente Cerroni e i suoi sodali, a cosa saremmo andati incontro, chi avrebbe continuato a gestire la questione-rifiuti e quindi il nostro ambiente, la nostra salute, con conseguenze irrimediabili e irreversibili. E non è poco averlo dimostrato agli scettici, ai pigri, ai volutamente disinformati, a tutti quelli che continuavano a mettere i bastoni tra le ruote, ai demagoghi, a tutti coloro che in questi anni continuavano a dire che:  “...tanto l'inceneritore se lo vojono fà lo fanno” o che : “...in qualche posto ce la dovemo pure mette la monnezza ” .




 
 Video dell'Assemblea :  http://www.youtube.com/watch?v=lxLJEOgxvbk  (1 parte)

                               http://www.youtube.com/watch?v=XQtEa2gFZr0  (2 parte)