lunedì 4 luglio 2016

L'APOCALIPSE-NOW DELLA DISCARICA DI RONCIGLIANO: ORA LA QUESTIONE-RIFIUTI SI FA ANCORA PIU' ROVENTE (di Elena Taglieri)

ore 19.41. l'incendio della discarica visto da Cecchina
Il disastro accaduto la sera del 30 giugno scorso alla discarica di Roncigliano, nel comune di Albano Laziale, non sarebbe mai dovuto succedere.
Già il 28 marzo 2014 il “Coordinamento No-INC”, anche e soprattutto a nome della cittadinanza tutta e di quella dell'attiguo Villaggio Ardeatino, in occasione dell'inaugurazione dell'isola ecologica di Genzano consegnò al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti un richiesta-diffida a compiere analisi e controlli sull'intera discarica (caratterizzazione idrogeologica, lo stato effettivo del 7° invaso, dell' acqua, di tutti i pozzi-spia, dell'aria).
Veniva inoltre richiesto il monitoraggio verificato dell'impianto del TMB (Trattamento Meccanico Biologico), quello preposto allo stoccaggio RSU (Rifiuti Solidi Urbani), nel quale, secondo le prescrizioni dell'APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici) contenute nella pubblicazione 'Caratterizzazione chimico-fisica del biostabilizzato proveniente da impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti' “...Il materiale in uscita da detti impianti va considerato, a tutti gli effetti, un rifiuto il cui eventuale utilizzo in attività paesaggistiche e di ripristino ambientale, quale fonte di sostanza organica, deve essere limitato sia nelle dosi che nelle destinazioni. È indispensabile, in ogni caso, che esso sia contraddistinto da un elevato grado di stabilità e da un basso contenuto di sostanze inquinanti e di materiali inerti.”
Ma cosa viene effettivamente 'trattato' in un impianto di TMB?
Principalmente il rifiuto urbano indifferenziato (R.U e R.S.U), quello Solido Assimilabile agli Urbani (R.S.A.U) a volte recuperato a volte no, perché destinato all'incenerimento, trasformato in CDR (combustibile da rifiuto), accessorio fondamentale per impianti industriali volti alla produzione di energia o di materiali presso le centrali elettriche collegate ai cosiddetti 'termovalorizzatori' (leggi inceneritori) o cementifici.
Oppure finisce direttamente in discarica.
Come si può leggere, infatti, sul sito dell'ARPAVeneto, :Il trattamento meccanico-biologico è finalizzato alla stabilizzazione della frazione organica presente nel rifiuto indifferenziato residuo e all’eventuale valorizzazione della frazione ad elevato potere calorifico mediante la produzione di CDR (Combustibile Da Rifiuti).
Riveste un’importanza strategica in quelle realtà caratterizzate da un rifiuto residuo con un elevato contenuto di sostanza organica (come ad esempio quello proveniente dalla raccolta stradale) che non può essere conferito direttamente in discarica come previsto dalla normativa vigente.”
Ergo, il TMB non evita la discarica, non evita gli inceneritori, ma serve solo a recuperare e a conferire in discarica rifiuti più conforme alle normative vigenti e nel rispetto di esse.
Sorge dunque spontanea la domanda: a che pro la raccolta differenziata, se poi tutto finisce in un impianto che seleziona e tritura 'la monnezza' così come viene ritirata, specialmente dai cassonetti delle vie, che sono oggetti preferiti dai soliti furbetti che selvaggiamente si disfano con disinvoltura di tutto quel pattume molto spesso anche 'speciale' e pericoloso?
viale della Primavera a Roma (2015). Rifiuti destinati al TMB
Senza scomodare il loschi traffici della malavita organizzata, basta osservare certi gradi di inciviltà gratuita che partono dallo stesso cittadino noncurante di rispettare la tipologia degli stessi rifiuti da eliminare nei contenitori specificatamente dedicati, ma solo per pigrizia e per indolenza.
D'altra parte le stesse Amministrazioni, in particolar modo quelle dei comuni che conferiscono nella discarica di Roncigliano (oltre ad alcuni della valle dell'Aniene, di parte di Roma, di Fiumicino e dello Stato Vaticano) non si sono sforzati di fare finalmente rete, di concertare un inizio contemporaneo e totale di seria e completa raccolta differenziata porta a porta, evitando così di invogliare coloro che di soppiatto mischiano pile esauste, medicinali scaduti, materiale di risulta magari anche con eternit, insieme alla ormai consunta Barbie della nipote divenuta adolescente e le scarpe fuori moda.
Via Nettunense a Cecchina. Rifiuti destinati al TMB
In quasi tutti i comuni del bacino che sversa a Roncigliano continuano ad esistere parallelamente sperimentali progetti-pilota che interessano parzialmente l'abitato, creando situazioni grottesche a macchia di leopardo: quartieri con civici muniti di propri cestelli condominiali della differenziata, da rispettare scrupolosamente, pena forti sanzioni (anche se in certe palazzine alcuni residenti continuano a buttare miscugli di rifiuti nei cassonetti stradali), e intere strade, vie, sulle quali insistono e si condensano molti esercizi commerciali, nelle quali i cassonetti della differenziata neppure esistono, come in via Nettunense e zone limitrofe, a Cecchina.
Ma se il rifiuto indifferenziato per un impianto TMB viene scodellato ex-abrupto per poi essere 'studiato' e selezionato da un macchinario non umano, si apre uno scenario inquietante sulla natura merceologica di questi rifiuti, alla luce sia dell'anarchia del cittadino non virtuoso che della disorganizzazione amministrativa, di comuni che non dimostrano di essere solleciti e che non si interfacciano tra loro, anche per l'assenza di un decente piano regionale dei rifiuti: di quali sostanze sono fatti i rifiuti indifferenziati? Basta solo entrare in certi esercizi commerciali e rendersi conto della puzza emanata da oggettistica varia.
Invasi dall'economia del dragone, ahimè nella stragrande maggioranza di pessima qualità, siamo immersi da cose che se analizzate perbenino risulterebbero cancerogene anche solo a guardarle.
Inutili i sequestri quasi giornalieri di tonnellate di ciarpame, tanto si sa che al di là dei 'tarocchi', si vive del poco che costa poco e se dura un anno, siccome costa poco, l'anno successivo si ricompra. E se si rompe, idem, tutto nella spazzatura.
21.03. L'incendio a Roncigliano continua...
Come dire, tutto nel grande pentolone di un impianto TMB, dove i processi di selezione e stabilizzazione hanno i loro tempi e nell'attesa lì rimangono a giacere gli scarti del nostro consumismo (figlio del più moderno capitalismo) e della nostra precarietà economica (chi poco ha compra quello che costa poco, ma che è di pessima qualità).
Poi succede che tutto questo miscuglio semi-tossico vada a fuoco, come è successo il 30 giugno a Roncigliano, e c'è da preoccuparsi doppiamente.
Nonostante ciò, la popolazione è stata tranquillizzata. Hanno minimizzato le risultanze dell'analisi dell'aria, fondandosi unicamente sulle centraline di Cinecittà, Eur Fermi (nella Capitale) e Ciampino, pur risultando emblematicamente evidente ai residenti e a chi ha pubblicato foto apparse anche sui media on-line che l'infernale montagna di fumo si è diretta come una minacciosa piovra verso il litorale sud e non verso Roma, per questioni legate al vento.
Anche Aprilia è stata interessata dalle nocive conseguenze del rogo, ma i valori della centralina della città pontina non sono stati resi noti nella relazione dell'ARPA di due giorni fa.
20.29. La nube tossica su Cecchina si propaga verso il litorale ed i Castelli a sud

  
I tests relativi al sito più vicino alla discarica, quelli della centralina posta presso la scuola elementare di via Pantanelle in località Cancelliera, quelli che più di altri possono effettivamente descrivere le ricadute immediate del disastro ambientale, hanno tempi previsti più lunghi (circa una settimana all'indomani dell'accaduto).
Quella di Roncigliano è una discarica che già al 21 marzo 2014 si presentava con soli 8 metri restanti di profondità a fronte dei 30 che sarebbero dovuti bastare fino al 2020, e che secondo i controlli tecnici dell'ArpaLazio (rapporto n. 109036) dimostrava di essere stata oggetto di violazioni (rifiuti anche pericolosi privi delle autorizzazioni) tra il 2013 e il 2014.
E intanto si continua a respirare chissà che cosa, e non solo i postumi dell'incendio durato fino alle 6 del 1° luglio, ma anche i fumi minori di alcuni focolai interni all'impianto di TMB della discarica castellana che si sono sprigionati continuando per ore ed ore, in giorni successivi.
Lo scopriremo solo vivendo” cantava Lucio Battisti: purtroppo le conseguenze sanitarie ad eventi gravi di questo genere, come dice un caro amico chimico Lino, non si manifestano subito, ma successivamente nel tempo, perché non si tratta di una purga dagli effetti immediati e repentini.

(elena.taglieri@gmail.com)

lunedì 4 aprile 2016

La 'Casa dell'Acqua' e 'la strada nell'acqua'. Sprechi idrici ed economici. La rabbia dei residenti e l'indifferenza delle Istituzioni (di Elena Taglieri)

Poco importa se in questo momento la copiosa perdita d'acqua che da settimane si sversa sul manto stradale di via Portogallo a Cecchina di Albano Laziale sia stata fermata, con annesso asfalto ancora una volta 'rattoppato'.
Quello che veramente importa gravemente è lo sperpero idrico a cui i residenti hanno assistito per giorni e giorni, nonostante i numerosi e quotidiani solleciti all'A.C.E.A. in primis (con telefonate, fax e quant'altro), ma anche allo stesso sindaco di Albano Laziale.
L'inerzia ed il disinteresse più totale lo dimostra il video (https://youtu.be/PtsTnJhzyUw(https://www.youtube.com/watch?v=oWdTPVguTxk), con la ripresa più recente di sabato 2 aprile alle ore 18.47, nella quale si assiste alla visione di un vero e proprio ruscello a cielo aperto, una specie di 'fontanella zen' che certo non suscita moti interiori di relax nei residenti, ma al contrario di rabbia per un fenomeno che da anni in questa strada si ripete sistematicamente e sistematicamente passano troppi giorni fin quando si rimedia al guasto.
La sagace saggezza popolare di un signore anziano del posto ha spiegato questo fenomeno con la frase ”se l'aggiusteno poi a fine mese nun magneno...”, facendo intendere che sostituire tubazioni nuove una volta per tutte (anziché fascette) comporta il diradarsi della ordinaria e straordinaria manutenzione, quindi l'inutilizzo di personale per gli interventi (leggi licenziamento).
Il paradosso di tutta questa vicenda, tra l'altro molto frequente e a macchia d'olio in tutto il territorio comunale ed extra-comunale (con altrettanti consueti ritardi di pronto intervento), sta nell'iniziativa quasi parallela al guasto idrico dell'inaugurazione ad Albano Laziale della prima 'Casa dell'Acqua' targata proprio A.C.E.A., avvenuta in data 16 marzo 2016 in piazza Guerrucci.
Come si legge da comunicato-stampa del comune “Presenti il Sindaco di Albano Laziale Nicola Marini, l’Amministrazione comunale al completo e l’Ing. Giorgio Martino Responsabile della Direzione Lavori Acea Ato 2 S.p.A.

La “Casa dell’Acqua” erogherà gratuitamente acqua fresca, naturale e frizzante. In tal senso, ogni settimana, personale Acea provvederà al controllo della macchina e, ogni notte, si avvierà automaticamente un processo di sanificazione dell’impianto...”.
Pronosticata, dunque, garantita e promessa una tempestività di monitoraggio e cura di un nuovo impianto, con emblematica inosservanza delle emergenze idriche segnalate sul territorio.
Non è neppure bastato il triste episodio di Roma avvenuto il 27 marzo scorso a via di Centocelle a scuotere l'attenzione di ACEA per la perdita idrica a Cecchina.
La voragine che si è aperta in via di Centocelle civico 3 a Roma, profonda 20 metri e larga tre, tra due palazzine Ater ha comportato la forzata evacuazione di 14 famiglie che non hanno potuto far ritorno alle loro abitazioni: 50 famiglie temporaneamente accolte presso strutture alberghiere della Capitale.
A detta del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco “secondo un primo sopralluogo congiunto dei pompieri e del personale dell'Acea l'apertura della voragine sarebbe stata causata dalla rottura di una tubazione”.
Ma la realtà più sconvolgente è quella constatata da parte di Daniele Rinaldi, capogruppo di Fratelli D'Italia del Municipio comprendente il luogo del disastro, il quale ha riferito che “ i residenti sono inferociti. Affermano che sono settimane che avevano avvisato Acea del problema” (fonte. Roma Today).
All'indomani di Pasquetta, in via Portogallo a Cecchina la situazione rimaneva invariata, come lo è rimasta fino al 4 aprile, così come si evince dal video.

E allora suonano ancor più paradossali le affermazioni dell'ing. Giorgio Martino di A.C.E.A. nel comunicato-stampa dell'inaugurazione della 'Casa dell'Acqua' ad Albano Laziale, quando egli afferma:Quella di Albano fa parte delle oltre 100 “Case dell’Acqua” che Acea installerà, entro il 2016, a Roma e in provincia. I 100 apparecchi porteranno significativi vantaggi sia in termini di sostenibilità ambientale che di benefici per le tasche dei cittadini..., perché in via Portogallo da giorni non si sono rispettati né la sostenibilità ambientale né i benefici economici dei residenti.
Ci si chiede nella più totale indignazione quale sia a posteriori il 'beneficio' di questa perdita idrica. Quanto costerà ai cittadini tutto questo spreco perpetrato h.24?

Ci si chiede anche in che stato sia il sottosuolo di via Portogallo, infiltrato per settimane.
Quale 'sostenibilità ambientale' viene rispettata se bisogna assistere inermi a questi gravi disservizi. Sono inutili e assai poco realistiche le parole dette dall'Ing. Martino all'inaugurazione quando afferma che “Quella di Albano fa parte delle oltre 100 “Case dell’Acqua” che Acea installerà, entro il 2016, a Roma e in provincia”, mentre si viene a sapere dall'ISTAT, in base proprio censimento delle acque per uso civile del 2014 (secondo dati raccolti nel 2012) che già nel territorio di Roma e provincia il 45% dell'acqua potabile va irrimediabilmente perduto.


Oramai gli anomali cambiamenti climatici non garantiscono stagionalità con piovosità regolare e di naturale ciclicità. Quasi sicuramente potremo attenderci un'estate torrida o un inverno secco e soleggiato, senza precipitazioni, fenomeni che qualche mese fa hanno destato preoccupazione in molte città che hanno visto innalzarsi il livello di smog.
Non possiamo permetterci di veder svuotate le riserve idriche per negligenza di chi non rispetta la sicurezza delle infrastrutture.

Va solo seriamente ricordato e meditato che mondo ci sono milioni di persone che debbono percorrere chilometri pur di riempire una sola tanica d'acqua da 5 litri e farsela bastare. E in Italia capita di trovarsi in paesi e località dove l'acqua viene erogata a determinati orari.
D'altronde non sono neppure nuove le ordinanze comunali, proprio del territorio di Albano Laziale, del sindaco Marini, rispettivamente del 2012 e del 2014, nelle quali la cittadinanza veniva 'invitata' “a evitare qualsiasi spreco di acqua potabile adottando comportamenti virtuosi, per un uso razionale e corretto dell'acqua stessa, come: riparare prontamente perdite, anche minime, da rubinetti, sciacquoni, etc”, , con precisi 'ordini' (“a tutti gli utenti del servizio idrico integrato un uso estremamente accorto dell'acqua fornita da pubblico acquedotto”), 'divieti' e conseguenti annesse sanzioni amministrative fino a 500,00 euro “considerato che l'acqua distribuita dagli acquedotti pubblici è un bene prezioso e limitato”, “considerato il carattere di contingibilità e urgenza del provvedimento, allo scopo di preservare la maggiore quantità di risorsa disponibile all'uso umano ed alimentare”, 'ricordando' alla medesima popolazione che gli accorgimenti prescritti “comportano, oltre ad un sensibile impatto di tipo ambientale e civico, anche un non trascurabile risparmio economico per gli utenti”.
La dispersione idrica è una costante sul territorio di Albano, in particolare proprio a Cecchina, dove già negli anni passati si sono verificate perdite durate settimane, con altrettante di attesa affinché l'Acea intervenisse, così come spesso si verifica sulla via Nettunense, che in quel periodo interessò anche il piazzale della stazione, ambedue in prossimità di esercizi commerciali, episodio riportato anche nel video-inchiesta 'Ecoballa' di Daniele Castri, nell'agosto del 2013 (https://www.youtube.com/watch?v=oWdTPVguTxk),

Al sindaco Nicola Marini, che a conclusione della inaugurazione di Via Guerrucci ha anticipato il suo progetto con un ”Abbiamo intenzione di installare altre “Case dell’Acqua” anche nelle frazioni di Cecchina e Pavona, va un serio monito: i cittadini non debbono essere periodicamente costretti ad 'inondare' (tanto per stare in tema) Acea ed il Comune con fax e telefonate di sollecito per i disagi idrici subìti.
Prima di attuare nuove e lodevoli iniziative bisogna riparare quello che non funziona.
Lo diceva anche Cristo “Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio” (Marco, 2,18-22).
Via Portogallo come Via di Centocelle? No, grazie.

lunedì 14 dicembre 2015

IN ARRIVO IL 'REGALO' DELLA GIUNTA MARINI: DA OGGI I LAVORI PER INSTALLARE UN' ANTENNA VODAFONE NEL CAMPO SPORTIVO DI CECCHINA (di Elena Taglieri)

E' tempo di regali, e la strenna di Natale, per i cittadini di Cecchina arriva in tempo per essere scartata il 23 dicembre, data di presunta fine dei lavori che vedranno installata una stazione radio-base di telefonia mobile (committente VODAFONE), con l'autorizzazione del Comune di Albano. La comunicazione, presentata in data 11 dicembre 2015 (tre giorni fa), è stata affissa in una rientranza del campo sportivo di Via Spagna a Cecchina, in un punto che nessuno noterebbe, nascosta anche a chi porta a passeggio il cane.
Tutto, come al solito, alla chetichella, occultato alla cittadinanza, tanto meno dichiarato in campagna elettorale sette mesi fa.
Chi conosce la zona di Viale Spagna sa bene che essaè densamente popolata e vi insistono due scuole (la materna e quella elementare), l'oratorio parrocchiale, il Centro Anziani, la Pro.Loco, la Biblioteca Comunale, abitazioni, villette di nuova costruzione, negozi, due campi sportivi (oltre quello che ospiterà la stazione radio-base), frequentati da bambini.


Scuole ed impianti sportivi sono obiettivi sensibili.
E mentre a Roma è stata varata la delibera che vieta di realizzare stazioni radio-base proprio nelle vicinanze di tali punti, il Comune di Albano, che tanto auspica di entrare a far parte della cosiddetta "Città Metropolitana", autorizza una pericolosa fonte di inquinamento in un punto cittadino che certo non ha bisogno di ulteriore inquinamento elettromagnetico, specialmente se si tratta poi della rete 4 G.
Ci sono aree lontane da agglomerati, nelle vicinanze, che invece potrebbero ospitare le antenne di telefonia senza problemi alla salute, ma qui proprio non c'è nè l'urgenza nè la necessità (si telefona bene, si naviga bene in internet).
Ricordiamoci poi che a Cecchina stanno aumentando vertiginosamente casi di tumore dovuti anche al problema ventennale della discarica di Roncigliano.
Chi è reduce da convalescenza o si trova in monitoraggio ed osservazione dopo aver subìto la triste esperienza del cancro NON PUO' PERMETTERSI RICADUTE!.
La cittadinanza tutta è invitata alla mobilitazione, perchè il proliferare di questi 'funghi' velenosi non inizi col suo processo a cascata.

Sicuramente a breve partiranno con urgenza assemblee pubbliche, al fine di far valere il diritto alla salute, in ottemperanza a quel 'principio di precauzione' così tanto calpestato.
D'altra parte è già la seconda volta che ci si ritrovi dinanzi a simili 'sorprese'con l'attuale sindaco, come fu per l'autorizzazione riguardante la costruzione di una centrale elettrica ad oliovegetale  a Cancelliera, la cui determina, mai annullata, è comunque ancora in corso di validità. (http://risvegliatialpuntozero.blogspot.it/…/albano-per-il-c…).

domenica 3 maggio 2015

LA DISCARICA DI ALBANO LAZIALE NON E' UN CAMPO DA GOLF (di Elena Taglieri)

(P.zza della Corte ad Ariccia. Corteo NO-INC del 2 maggio)
Sabato 2 maggio si è tornati nelle strade di Albano Laziale e fino a piazza della Corte Corte ad Ariccia a manifestare per la diciassettesima volta contro uno spettro che da 7 anni aleggia sul destino dei Castelli Romani, il Litorale e non solo, ma soprattutto in località Roncigliano di Albano: il famigerato inceneritore del CO.E.MA (Consorzio Ecologico Massimetta targato Manlio Cerroni), che forse potrebbe ritornare più attuale che mai, proprio a causa di un A.I.A. (Autorizzazione di Impatto Ambientale) appoggiata fortemente nel 2009 dall'allora ministro Scajola per soddisfare gli appetiti economici del “re della monnezza” (e dei suoi compari ultimamente indagati ed arrestati), utilizzando fondi pubblici (stiamo parlando di ben 500 milioni di euro elargiti ad un privato). E la data dell' 8 maggio 2015 sarà decisiva in quanto proprio in questo giorno il TAR del Lazio si pronuncerà in merito al ricorso che Cerroni presentò, per non aver ottenuto questi finanziamenti grazie all'operato ed alle prove documentali presentate dal 'Coordinamento NO-INC', che hanno contribuito a smascherare gli altarini degli illeciti amministrativi e penali.

Una ghiotta opportunità economica per Cerroni che vorrebbe assolutamente imporre col progetto del “più grande inceneritore d'Europa”, oltretutto basato su un prototipo fallimentare in Giappone e gemello a quello di Malagrotta, che in territorio castellano si vorrebbe tra l'altro 'sperimentare'.

Per ottenere i fondi il CO.E.MA ha voluto falsamente far credere che il cantiere fosse già iniziato, mentre a tutt'oggi, per fortuna, nulla è stato costruito, neppure le fondamenta. Lo testimoniano anche le foto eseguite dal 'Coordinamento No Inceneritore di Albano' mediante aerei da diporto e recentemente utilizzando anche la sofisticata tecnologia dei 'droni' (velivoli miniaturizzati telecomandati) fatti sorvolare sulla discarica di Roncigliano.

E riguardo quest'ultima, secondo voci ufficiose e di corridoio, si apre una altro inquietante scenario: la necessità di costruirvi un' ottava 'buca', in quanto per una situazione paradossale ed inverosimile il 7° invaso, un vero e proprio abuso edilizio che è stato garantito fino al 2020 per la sua capacità di contenimento (evidentemente solo sulla carta) è già pieno, così come risulta dai rilevamenti fotografici dai quali si evince come manchino solo 4 metri di margine alla sua completa saturazione. A suon di proroghe e deroghe, che nel Belpaese la fanno da padrone , si potrebbe arrivare a qualche anno, ma poi si dovrebbe chiudere anche questo invaso.

Si sa per certo che il sito previsto per l'inceneritore è un terreno della famiglia Cingolani e Galassini di Marino, già comprati a suo tempo da Manlio Cerroni.

Si ipotizza, invece, che i fondi pubblici potrebbero essere invece dirottati a Malagrotta, nel cui sito è già presente e costruita una linea di inceneritore, rimasta però spenta e ferma da circa 3 anni per motivi legati a presunti guasti tecnici (di per sé già segno di pericolosità).
Presidio NO-INC (10-11-12aprile 2015) a Villaggio Ardeatino

Dunque, la prospettiva di un 8° invaso rimarrebbe quanto mai realizzabile.

Ma poi che senso avrebbe, dal momento che il Comune di Albano Laziale ha già iniziato da alcuni mesi la raccolta differenziata condominiale, così come presente da tempo in altri comuni del bacino castellano che conferiscono in Roncigliano ,come ad esempio Ariccia, Genzano?

Difatti se materie come plastica, carte, vetro, metalli seguono in questo modo la filiera del riciclo e del riuso, così come il cosiddetto 'umido' da trasformarsi in compost (secondo il tanto propagandato slogan comunale 'ComposTiamo'), allora che senso avrebbe un' ottava buca, ma soprattutto ci si chiede come mai il 7° invaso sia già in fase di esaurimento. Ci si chiede anche come mai la 'puzza' continua, ricordando che l'effetto odorigeno nauseabondo è solo l'aspetto palpabile di una nube tossica a tutti gli effetti, che sta creando da anni un'emergenza sanitaria oltre ogni misura.

La risposta viene proprio dai codici CER delle sostanze che possono essere conferite in questa discarica, in particolare il 7° invaso, dietro autorizzazione AIA 2009 della Regione Lazio. Si tratta di sostanze che non necessitano di ulteriori trattamenti, per una discarica definita 'per rifiuti non pericolosi', tra cui: fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane; vernici, inchiostri, resine, detergenti (diversi da alcune tipologie descritte); medicinali citotossici e citostatici; rifiuti prodotti dalla pulizia di camini e ciminiere; fanghi delle fosse settiche; fanghi della pulizia delle fognature.

La risposta a tutto ciò viene anche dalla triste realtà che vede ancora i rifiuti dei comuni di Roma, Monterotondo, Civitavecchia (tanto per citare alcuni) quotidianamente sversati nella discarica di Roncigliano, nel quale è presente l'impianto di TMB.

Ecco quindi anche spiegate le violazioni alle prescrizioni in termini di 170 sforamenti nelle falde acquifere per sostanze inquinanti, percolato e quant'altro rilevato sia dall'A.R.P.A., sempre a seguito della mobilitazione legale del 'Coordinamento NO-INC', sia dalla relazione tecnica dal chimico prof. Aldo Garofalo redatta nel febbraio 2015.

Simili violazioni costituiscono un'autentica diffida e nell'ambito di una revisione dell' A.I.A. esigono che la chiusura della discarica diventi un atto dovuto e definitivo, nonostante il lungo silenzio e immobilismo delle amministrazioni locali, che anzi incentivano l'edilizia e l'attività immobiliare nei comuni circostanti la discarica, in modo incompatibile con la grave situazione di inquinamento aereo ed acquifero.
(ingresso del Presidio del Coord. NO-INC al Villaggio Ardeatino, vicino alla discarica di Roncigliano)

E non solo: nel comune di Albano, quello che riceve i rifiuti altrui, i cittadini pagano una tariffa più alta degli altri, che tra l'altro, con il sistema della raccolta differenziata, dovrebbe addirittura diminuire, poiché i rifiuti riciclabili sono definiti 'materie prime-seconde' (per i quali il cittadino ha già assolto il cosiddetto contribuito Conai quando acquista gli oggetti di cui sono costituiti).

E quindi basta 'buche', perché la discarica di Albano Laziale non è un campo da golf!

                                                                             (elena.taglieri@gmail.com)



domenica 13 luglio 2014

CINECITTA' WORLD: QUALE SOSTENIBILITA' AMBIENTALE? (di Elena Taglieri)

L'hanno già inaugurato varie personalità del mondo politico (il Governatore Zingaretti, il sindaco Marino, il Presidente del Consiglio Regionale Leodori) e adesso, dopo un'eccezionale campagna mediatica anticipatoria, si aspetta per il 24 luglio l'ondata di visitatori per quello che viene considerato ed auspicato “volano per rilanciare l'economia del territorio capitolino”: Cinecittà World, sontuoso parco a temi che, oltre a promettere emozioni adrenaliniche per rispolverare e far conoscere alle nuove generazione i fasti del nostro passato cinematografico, afferma di garantire un futuro di almeno 2000 posti di lavori nell'indotto.
Un'area di di così vasta estensione per un progetto hollywoodiano spalmato nell'ecosistema dell'Agro Romano suscita non poche perplessità se si considera che quest'ultimo risulta già abbastanza gravato da criticità dovute alla cementificazione in continuo incremento, almeno per ricordarci che non siamo nelle praterie dell'immensa America, ma in uno stretto stivale ed il sito in questione non è lontano da poli industriali e dalla stessa via Pontina.

Come si legge nel progetto presentato da Cinecittà Parchi Spa, Società Sofim Srl, Società Edilparco Spa e Società Cinecittà Village Spa, che ottenuto parere favorevole dalla stessa Regione Lazio in quanto a V.I.A. (valutazione di Impatto Ambientale) in data 23 dicembre 2011 con prot. n.546559, “il nuovo progetto produrrà potenziali aumenti degli inquinanti CO, CO2 e PM10.(..) dovute al sostenuto traffico veicolare esistente lungo l'infrastruttura “ sulla S.S. 148 Pontina (con flussi di traffico di circa 6.570 autoveicoli nell'ora di punta, in direzioni opposte Roma-Pomezia).

Delicata appare anche la questione relativa all'assetto idrogeologico del suolo “caratterizzato dalla presenza di un'unica falda acquifera posta alla profondità media di 43 m dal piano campagna, dalla quale attingono i pozzi presenti nell'agglomerato industriale”, falda che “presenta scarsa produttività, alimentata dalla zona dell'apparato vulcanico dei Colli Albani”. Su quest'ultimo bacino va ricordato il recente abbassamento di falda e la consistente presenza di arsenico, che negli ultimi mesi ha subìto un'impennata considerevole.

Ciò che comunque desta non poche perplessità riguarda il punto che prevede di “migliorare le prestazioni energetiche degli edifici e di contenere i consumi energetici dell'intervento in oggetto, nonché di promuovere l'utilizzo delle fonti rinnovabili” per cui il progetto “dovrà essere redatto e realizzato nel rispetto degli obiettivi di qualità individuati dalla Legge Regionale n.6/2008 relativa all'architettura sostenibile e alla bioedilizia”. Il che, secondo quanto riportato da ECOGENA Spa (costola di ACEA) comporta che l'intera struttura verrà alimentata da un impianto elettrico di trigenerazione ibrida di 1600 kWe, dove per 'trigenerazione ibrida', secondo quanto recita il 'PIANO DI AZIONE PER L’ENERGIA SOSTENIBILE DELLA CITTÀ DI ROMA (Sustainable Energy Action Plan SEAP), ci riferisce a centrali elettriche alimentate da gas metano e biomassa liquida: “centrali ibride: tale termine indica che almeno il 50% dell'energia prodotta deriva da fonti rinnovabili. Più in dettaglio, alcuni gruppi di cogenerazione saranno alimentati ad olio vegetale grezzo, un caso particolare di biomassa”.

E se da una parte con la tecnologia delle 'smart grid' si vorrebbe eliminare la presenza di C02, sappiamo di certo che il metano in realtà è la prima e maggiore causa dell''effetto serra in atmosfera, mentre la combustione di olio vegetale sprigiona ossido di zolfo, ossido di azoto, particolati ed altre sostanze non certo innocue.
A tutto questo scenario poco sostenibile va aggiunto quello che ormai risulta un problema annoso e mai risolto per Roma: quello dei rifiuti.
Si prevede infatti che ogni aumento dell'offerta turistica e commerciale abbia come inevitabile conseguenza maggior consumo e produzione di rifiuti ed allo stato attuale, finché la questione non verrà definitivamente risolta in modo intelligente c'è solo la prospettiva di alimentare ulteriormente discariche ed inceneritori.
Il vero senso della sostenibilità ambientale è nel capire il reale impatto ambientale ad immediato e a lungo termine sul territorio, ma spesso e purtroppo molte ambiziose iniziative economiche, talvolta faraoniche, tralasciano questo importante aspetto.
                                                                                     (elena.taglieri@gmail.com)

mercoledì 19 marzo 2014

IL DANNO E LA BEFFA: DUE CITTADINI CITATI IN GIUDIZIO DAL PROPRIO CONDOMINIO PER LA LORO PROTESTA CONTRO L'ANTENNA SELVAGGIA DI PAVONA. E LE AMMINISTRAZIONI STANNO A GUARDARE (di Elena Taglieri)


(Il lenzuolo sulla palazzina di via del Mare 3 con lo slogan)
L’11 marzo 2014 rischia di rimanere una data ‘storica’ a testimonianza della consueta inerzia burocratica delle Istituzioni Amministrative, anche in fatto di politica, quando in campagna elettorale tanto promettono e tanto poi dimenticano di mantenere nella quotidianità del loro mandato, in un palleggio di responsabilità e di delega a terzi.
Il danno e la beffa sono giunti proprio in questo giorno a carico di Ennio Moriggi e Vito Diotallevi, due cittadini residenti nella porzione di Pavona facente parte del comune di Albano Laziale, che da anni, insieme a molti altri, si sono e si stanno battendo contro l’antenna di telefonia radiomobile WIND-Ericsson installata abusivamente e senza alcuna autorizzazione a via del Mare 20, in prossimità dell’incrocio con la via Nettunense, proprio di fronte al loro civico, ma nella porzione di Pavona appartenente al comune di Castel Gandolfo, in un quadrante densamente abitato nel quale insistono scuole, negozi, supermercati, la Biblioteca Comunale ed il Centro Anziani, oltre naturalmente alle tante abitazioni. Per questo giorno, appunto, sono stati convocati presso la Camera per la Media Conciliazione dell’Ordine Forense di Velletri, sita in Genzano, a seguito di una citazione in giudizio da una parte del proprio condominio per violazione del ‘decoro’ urbano.
Ai suddetti cittadini è stato più volte richiesto con secca formalità dall’amministratore dello stesso, dietro insistente e ripetuta pressione di certi condòmini, di rimuovere un pezzo di stoffa bianca appesa ai loro balconi, recante lo slogan “NO ANTENNE-DIFENDIAMO LA SALUTE”. Le diffide condominiali erano giunte già nel mese di novembre 2011, proprio quando in a Pavona si era saputo che l’antenna telefonica installata in tutta fretta era già pienamente funzionante. In quel periodo si sono susseguite assemblee cittadine ed ognuno a modo suo ha manifestato una civile opposizione, come del resto rimane pacifica la protesta del pezzo di stoffa bianco sui balconi di Moriggi e Diotallevi (in una palazzina che rimane comunque distante dalla via del Mare) messo lì a ricordare e sensibilizzare tutti quelli che si sono arresi nella attesa, seppur speranzosi, che qualcuno delle due Amministrazioni Comunali (Albano Laziale e Castel Gandolfo) in questi anni risolvesse magicamente un problema ormai cronico. Tutto ciò nonostante le ‘rassicurazioni’ fatte all’epoca dai consiglieri di turno e dai sindaci, che intanto nel frattempo sono cambiati, nonostante un pendente ricorso al T.A.R. (Tribunale Amministrativo Regionale) che però ancora tarda ad ottenere una fattiva sentenza a riguardo.
Il problema dell’elettrosmog legato all’antenna di via del Mare 20 si inserisce tristemente in una realtà di nocività ambientale nella quale si trova tutta Pavona e non solo: da anni incombe lo spettro minaccioso della costruzione dell’Inceneritore di Roncigliano (a pochi kilometri da Pavona), dove esiste già una discarica nauseabonda e contaminata, a causa della quale tantissimi cittadini sono dovuti ricorrere al Pronto Soccorso perfino nei giorni recenti e nei mesi trascorsi. Per non contare tutti gli altri effetti dovuti alla discarica per chi abita non solo attorno ad essa ma addirittura nel raggio di 5 km: aumento di tumori al seno, ai polmoni, al sistema linfatico, gastrointestinale, urinario, malattie cardiovascolari e del sangue, leucemie,, con picchi di di mortalità e di patologia che vanno dal +40% al +76% rispetto alla media, secondo i dati forniti dallo studio statistico ERAS, in collaborazione con il Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio del Servizio Sanitario Nazionale. Nel motivo della controversia presentata dall’amministratore Raffaella Galbo riguardo il pezzo di stoffa bianca contro l’antenna di telefonia si legge che “tale affissione, trattandosi di balconate prospicienti la facciata dello stabile condominiale sono assolutamente lesive del decoro architettonico dell’intero edificio condominiale e determinano un conseguente pregiudizio economico a danno di tutti i condomini che, a causa della costante presenza di suddetti lenzuoli, hanno patito e subiscono ancora un notevole deprezzamento del valore commerciale delle proprie abitazioni”. Dunque, in questo triste scenario di emergenza ambientale ci sono persone che, come alcuni condòmini di via del Mare 3, anziché lottare concretamente per risolvere questi i problemi ed esigere tutela reale dei propri diritti alla salute ed in generale scelgono, invece, di citare in giudizio i propri condòmini Ennio Moriggi e Vito Diotallevi, smaccatamente per fini utilitaristici, evidentemente nella prospettiva di vendere casa e ’scappare’, ‘nascondendo’ all’ignaro acquirente ‘forestiero’ le criticità del territorio, quasi in questo modo a ‘rifilargli il pacco’. 
 Ma in questa società ipertestuale, nella quale tutti sono informati di tutto, sono ormai pochi quelli rimasti all’oscuro di dette problematicità ambientali, perché Pavona è salita alla cronaca, oltre ai motivi legati all’inceneritore, alla discarica ed arsenico nell’acqua, anche per essere la località dei Castelli con la più alta incidenza tumorale per inquinamento veicolare, dovuto pure alla presenza di un passaggio a livello in pieno centro abitato (motivo per cui si è costituito anni fa il Comitato 'Sottoterra il treno') e per la vicinanza a numerose industrie insalubri, in ultimo anche il polo di rottamazione e smaltimento di car-fluff dell’Italferro, oltre alla recente questione-rifiuti legata alla Falcognana ed alla centrale elettrica ad oli vegetali di via Cancelliera. 
(Il lenzuolo di protesta del Comitato 'Sottoterra il treno' a Pavona)

Una duplice questione dei soliti profitti, quella appunto del privato Gestore di telefonia e di alcuni privati cittadini che si scagliano contro chi in realtà difende i diritti di tutti, loro compresi, e che ha semplicemente del grottesco se consideriamo che a monte della mobilitazione di Moriggi e Diotallevi c’è una storia che parte da molto lontano, esattamente dal 14 giugno 2005 quando i sindaci di Castel Gandolfo ed Albano erano rispettivamente Maurizio Colacchi e Marco Mattei (tra l’altro ex-Assessore all’Ambiente della Regione Lazio in Giunta Polverini).
Fu allora che un folto gruppo di firmatari indirizzò ad essi una lettera nella quale veniva segnalata con preoccupato allarme la richiesta avanzata da un privato di installare un’antenna di telefonia radiomobile sul terrazzo della propria abitazione in via del Mare 20. L’allora probabile Gestore telefonico rimaneva ancora misterioso, dapprima individuato in TELECOM, poi successivamente identificato in VODAFONE. Ed a questa società l’allora sindaco di Castel Gandolfo aveva prontamente “espresso parere contrario al rilascio ed al permesso a costruire” poiché “ il progetto in esame risulta essere in contrasto con il piano di localizzazione e il regolamento per l’installazione di impianti per antenne, approvato con atto del Consiglio Comunale n.104 del 18.09.2002, ai sensi della Legge 22 febbraio 2001 n.36”. E con un’istanza del 22. 06.2005 (prot. 9448) lo stesso Colacchi aveva ringraziato i firmatari della segnalazione (Comitato di Quartiere ‘Pavona Uno’, Pro Loco Pavona di Castel Gandolfo, Parrocchia s. Eugenio, Parrocchia s. Giuseppe, Palestra Comunale Dante Alighieri, Scuola Materna Pio XII, Centro Anziani Pavona di Albano Laziale, Centro anziani Pavona di Castelgandolfo, ecc.), confermando loro di aver comunicato alla compagnia telefonica il proprio deciso diniego a costruire e addirittura invitando la popolazione ad un incontro con l’Amministrazione Comunale per il 30/06/ 2005.
Eppure qualche mese dopo, lo stesso comune di Castel Gandolfo (come riportato sul quotidiano ‘La Repubblica’ del 23.08.2005) si era occupato di una questione analoga: quella di un’ antenna radiobase da posizionare nel proprio cimitero, per la quale era stata rilasciata “un’autorizzazione provvisoria di un anno per poter valutare l’effettivo impatto ambientale”. E lo stesso Maurizio Colacchi aveva ammesso che “la soluzione progettuale benchè approvata dalla Sovraintendenza, non era completamente convincente sotto il profilo dell’inserimento nel sito ma conforme al Regolamento comunale, in base al quale i siti approvati devono trovarsi fuori da zone densamente abitate e in aree pubbliche, per evitare speculazioni da parte dei privati: le richieste riguardanti immobili del centro sono state infatti respinte”. Motivo? Colacchi chiosa affermando che “ l’unica possibilità per le Amministrazioni che vogliono affrontare seriamente e responsabilmente i problemi è regolamentare la dislocazione delle antenne secondo criteri mirati a ridurre le emissioni elettromagnetiche”. Nonostante ciò, l’antenna di via del Mare 20 della WIND-ERICSSON è stata installata in barba a chiunque, rivestita da canna fumaria, tanto per confondere l’attenzione di chi la vede sovrastante una palazzina in cui su strada si affaccia un’attività commerciale di panetteria e affini, ben funzionante da quasi tre anni.
(L'antenna di via del Mare 20 che 'sembra' una canna fumaria)
Era il 30 gennaio 2011 quando il commento del consigliere comunale di Albano Laziale Domenico Di Tuccio fu di comunicare che “a seguito di numerose segnalazioni di cittadini ci siamo immediatamente mossi, in sintonia con il comune di Castel Gandolfo, dove l’antenna è stata posizionata in disaccordo con la sospensiva del T.A.R. ed il piano antenne dell’Amministrazione. Non permetteremo che sia la salute dei cittadini a risentirne. A questa dichiarazione fece eco quella dell’assessore all’Ambiente Claudio Fiorani, sempre di Albano: “Siamo già in contatto con il comune di Castel Gandolfo e abbiamo dato il nostro appoggio a questa battaglia. Si tratta di un’ulteriore conferma di come la cooperazione tra amministrazioni è necessaria e proficua per il bene dei cittadini”.
Ma pare che i tempi giudiziari e politici nella loro lentezza burocratica siano sempre biblici, così intanto, anche se il ricorso al T.A.R. è stato appoggiato ‘ad adiuvandum’ anche dal comune di Albano Laziale, il 3 gennaio 2012 è stato inaugurato in pompa magna il Parco Giochi di via Roma (vicino a Biblioteca, Centro Anziani ed al condominio di Ennio Moriggi e Vito Diotallevi) presente anche l’On. Nicola Zingaretti, e con l’antenna telefonica attiva a pieno regime. Sono trascorsi due anni da quella inaugurazione e nel frattempo la Giunta di Castel Gandolfo è cambiata, essendo Milvia Monachesi diventata sindaco nel maggio dello stesso anno, precedentemente consigliere ed assessore già dal 2002 nello stesso Comune.

(l'inaugurazione del Parco Giochi di via Roma a Pavona)
Non c’è dunque da meravigliarsi se fino ad ora nessuna Istituzione si sia mossa: non lo ha fatto per esempio il comune di Ardea nei confronti dei propri cittadini di Villaggio Ardeatino, vittime delle esalazioni mefitiche della dirimpettaia discarica di Roncigliano, appartenente al comune di Albano Laziale. Non lo ha fatto, per lo stesso motivo, lo stesso Comune di Albano, nonostante il ‘Coordinamento NO-INC’ chieda da mesi, anzi da anni, la caratterizzazione interna ed esterna della discarica, visti gli sforamenti superiori ai limiti di legge di sostanze come piombo, manganese (+2), fluoruro (+6), ferro (+10), bromuro (+8), benzene (+3), tribromometano (+6) e naturalmente il fetore. Magari una discarica è più ’tangibile’ perché puzza e la gente accusa i malori nell’immediato, almeno per quanto riguarda gli aspetti odorigeni, mentre per quelli di carattere patologico le ‘sorprese’ arrivano a medio termine; al contrario, le onde elettromagnetiche non sono percepibili dai nostri cinque sensi (per un credente sarebbe come negare l’esistenza di Dio solo perché non ci appare).
(il lenzuolo a via Ardeatina di fronte la discarica di Roncigliano)
Se il problema di Moriggi e Diotallevi è solo quello di aver appeso un lenzuolo ai loro balconi (che rimangono comunque proprietà privata) vale la pena ricordare ad alcuni signori condòmini di via del Mare 3 e alla loro amministratrice che a Guidonia e Fonte Nuova nella scorsa primavera, lungo la via Palombarese c’è stato il famoso ‘Bucato del dissenso’: lenzuola bianche appese ai balconi, con su la scritta “NO BIOMASSE”, contro la costruzione di due centrali elettriche ad olio vegetale, poi sventata, grazie alla mobilitazione cittadina. E a tutt’oggi quella popolazione continua a manifestare il proprio dissenso con lenzuoli affissi, per protesta contro l’impianto di TMB (Trattamento Meccanico Biologico) annesso alla discarica dell’Inviolata.
In tema di inquinamento elettromagnetico sono di pochi giorni fa le vittorie riportate in alcuni quartieri della Capitale: in zona Ottavia e Lucchina è già pronta una ‘class-action’ contro la fungaia di antenne sparse selvaggiamente, che continuano a spuntare dalla notte al giorno a ritmo cadenzato e ravvicinato. In zona AXA-Casalpalocco, contro l’antenna gigantesca prevista sul ‘Drive-In’, che ha portato una compatta unione tra residenti e consiglieri di ogni appartenenza politica, questi ultimi pronti ad un incontro urgente con la Regione Lazio e addirittura per un’interpellanza parlamentare che modifichi la ‘Legge Gasparri’, quella che ha favorito la liberalizzazione delle frequenze e la corsa sfrenata delle compagnie telefoniche a piazzare le rappresentanze del loro potere economico, neanche fossero bandiere di astronauti di un allunaggio. La compatezza di lotta cittadina s'è vista anche in zona Cinecittà-Est, dove qualche giorno fa, dopo due anni, i residenti hanno vinto il ricorso al Tar contro l’antenna WIND di via Francesco Gentile 135, abusiva anche questa, con una sentenza straordinaria di ventidue pagine che ne annulla il titolo autorizzativo. Una vicenda questa che risale al 17 dicembre 2011, quando anche in questo caso l’antenna fu innalzata velocemente dalla notte alla mattina, come nella vicenda di Pavona.
(Particolare del Parco Giochi di Pavona)

Ennio Moriggi e Vito Diotallevi, abbandonati a se stessi, sono l’esempio classico del tanto parlare e del poco fare delle istituzioni politiche, ma innanzitutto amministrative. E suonano del tutto retoriche le affermazioni dell’assessore all’Ambiente Claudio Fiorani rilasciate in un’intervista al ‘Corriere Tuscolano’ del 22.05.2013, nelle quali egli diceva “ Qualche settimana fa è stata fatta un’assemblea pubblica per ricordare ai cittadini che di fatto dal 2007 vige un piano antenne, tutt’ora efficace, grazie al quale da 6 anni a questa parte nel nostro territorio non è stata installata nemmeno un’antenna”.
Ci si chiede, infatti, dove fosse in quel periodo tutta quella ‘cooperazione tra amministrazioni’ tanto decantata dall’Assessore nel 2011, se poi a distanza di quattro mesi continuavano ad arrivare le diffide al Moriggi e al Diotallevi dall'amministratore del proprio condominio. Di fatto, se le 'zelanti' Amministrazioni fossero intervenute veramente con seri provvedimenti a carattere di urgenza il lenzuolo di Pavona sarebbe stato rimosso dagli stessi Moriggi e Diotallevi a conclusione di una vicenda finalmente risolta, come gli stessi hanno sempre sostenuto.
Dunque, l’inerzia dei due Comuni di Castel Gandolfo e di Albano Laziale sono andati in contrasto con la ‘Legge Quadro sull’’Elettrosmog’ del 2001 e decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2003, che stabiliscono tempi e modi per le autorizzazioni che devono essere necessariamente essere lunghi per consentire agli Enti preposti di effettuare i dovuti controlli, rappresentando così una sia pur minima garanzia di attenzione nei confronti dell’impatto delle installazioni di basi radio per le telecomunicazioni. E non solo. Col cosiddetto ‘Principio di Precauzione’ (D.lgs n.41 del 16.1.2008), il sindaco può decidere con urgenza anche in disaccordo al parere della USL, quando è in gioco la salute pubblica, in forza degli articoli 216 e 217 del T.U.L.P.S. (e questo vale anche nei confronti di una discarica come quella di Roncigliano). Se già un’emerita sentenza del Tribunale di Bologna nel 2005 aveva riconosciuto un’antenna di telefonia come causa di impatto ambientale assimilabile a quello prodotto da un impianto per lo smaltimento dei rifiuti o da aeroporto (con conseguente danno psicologico ed economico per i residenti), la gravità dell’inquinamento elettromagnetico,scientificamente riconosciuto ed ammesso, si inquadra anche penalmente nell’art. 674 del c.p. (‘Gettito pericoloso di cose’), nel quale sono ravvisati oltre a fumi e vapori anche le onde magnetiche, finanche radioattive. (ed anche questo vale nei confronti di una discarica come quella di Roncigliano...). Ecco perché non bastava solo un ricorso al T.A.R., ma si rendeva necessario anche una denuncia in Procura, fatto che non è avvenuto.


Molta solerzia, seppure con un paio di mesi di ritardo, è stata invece dimostrata dall’ Amministrazione di Albano Laziale nell’accogliere l’iniziativa presentata da alcuni consiglieri del partito ‘Fratelli D’Italia’ ”di autorizzare l’affissione sull’ingresso principale del Palazzo municipale, di uno striscione che riporti la scritta ‘Salviamo i nostri Marò’ “, presentata in data 13.1.2014 (prot. 0002206) come ‘Richiesta urgente’, nella quale, come si legge, viene Ravvisata la necessità di far sentire la vicinanza degli italiani attraverso una campagna di mobilitazione a partire dalle istituzioni locali, convinti che ogni istituzione, per quanto di competenza, deve fare il massimo per aiutare i nostri soldati”. E nonostante il ‘ritardo’ autorizzativo (“Sono passati 12 giorni di indifferenza da parte dell’Amministrazione Comunale”, così hanno scritto i rappresentanti del ‘Circolo Goffredo Mameli’) proprio pochi giorni fa, esattamente il 7 marzo 2014 i rappresentanti di ‘Fratelli d’Italia’ della sezione di Albano Laziale hanno scritto sul loro blog: ” Dopo lunga e ingiustificata attesa, il partito di Giorgia Meloni ha ottenuto l’autorizzazione da parte dell’amministrazione per affiggere a Palazzo Savelli lo striscione realizzato e affisso dal circolo Goffredo Mameli, dei due fucilieri arrestati. Solamente dopo le forti insistenze del nostro consigliere Domenico Roma nel corso dell’ultimo consiglio comunale, infatti, è stato possibile ottenere l’autorizzazione dopo più di un mese dalla richiesta” (…) E’ con soddisfazione che oggi abbiamo dato alla cittadinanza la possibilità di dimostrare solidarietà ai due marinai”.
(Lo striscione di 'Fratelli d'Italia' per la solidarietà ai Marò)
Con tutto il rispetto per i Marò, naturalmente, la domanda sorge spontanea: cosa hanno fatto Domenico Roma, Marco Silvestroni, Nabil Cassabgi e Fabio Sannibale per la questione dell’antenna di Pavona, essendo gli stessi consiglieri già dal 2010? E Altrettanto valida la perplessità sulla non tempestività del Comune di Albano, per non parlare di Castel Gandolfo,sulla tanta 'solidarietà' per la salute dei cittadini di Pavona (Moriggi e Diotallevi compresi) rispetto alla famigerata antenna? C’è pure chi, come il consigliere Massimo Maggi, ha accolto le interrogazioni di quest'ultimi e in vista della prossima conferenza sul rifacimento del nuovo piano-antenne, ha da poco inoltrato un'informativa al sindaco Marini ricordando allo stesso che dopo quattro anni di attuale Giunta tra i molti punti-cardine del suo programma elettorale, rimane ancora attuale e da rispettare quello relativo alla tutela della salute. Si muoverà qualcosa? Chissà. Certo è che manca un anno alla fine dell'attuale consiliatura e forse ci si sta già preparando alla prossima campagna elettorale di promesse. Massimo Maggi ha intanto proposto come soluzione alternativa al controverso lenzuolo di Moriggi e Diotallevi quella di posizionare uno striscione sulla facciata di Palazzo Savelli con scritto “Sì alla salute. No all'elettrosmog”, tanto per ritornare in tema di decoro urbano. Ricordiamoci però che il palazzo del Municipio non è la bacheca di Facebook e la gente esige fatti concreti.
Appuntamento, dunque, al 25 marzo per Moriggi e Diotallevi, data in cui il proprio amministratore ha indetto un'assemblea di condominio per discutere la proposta avanzata dal mediatore della Camera di Conciliazione di Genzano, con la possibilità di considerare conclusa quest'assurda vicenda e riaprire un dialogo sereno con i propri vicini di casa, in vista della prossima udienza fissata per il 1° aprile. Ma senza nessun 'pesce' e con nuova grinta, pretendendo stavolta interventi reali, responsabili, effettivi e fattivi dalle Amministrazioni comunali.

                                                                                                 (elena.taglieri@gmail.com)